Effetto Covid

La paura è tornata e toglie il sonno: cresce nelle farmacie la richiesta di calmanti

Il continuo e asfissiante aggiornamento su contagi, ricoveri e decessi sta lasciando il segno sull’equilibrio di tante persone, in particolare gli anziani

La paura è tornata e toglie il sonno: cresce nelle farmacie la richiesta di calmanti
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di Bruno Silini

Maria ha 65 anni. Bergamasca dell’hinterland. Il Covid non l’ha preso. Ligia ai dettami del lockdown non è uscita di casa, e se tentava di farlo subito scattava l’ira funesta dei figli preoccupati del suo essere un soggetto a rischio. Ma due mesi di clausura forzata, senza nemmeno lo sfizio di comprare il pane al supermarket del paese, l’hanno portata a una gravissima depressione. «Adesso, - dice - piano piano ne sto uscendo, certo con l’utilizzo di psicofarmaci. Ero ridotta a uno straccio. L’ultimo rimasuglio di volontà è stato decidere di chiamare il medico e tentare di uscire dal tunnel». Maria racconta di aver perso la gioia di vivere. In lei lo slancio vitale, l’energia, la grinta, l’entusiasmo erano scomparsi. «Non volevo niente, non desideravo niente, incapace di provare piacere e soddisfazione. Una montagna che portavo sulle spalle, di giorno in giorno sempre più imponente».

È solo uno dei tanti casi di depressione, ansia, insonnia e stress da quarantena da Covid-19. Effetti psicologici avvertiti dai bergamaschi durante la pandemia spesso accentuati da un continuo, asfissiante, aggiornamento su contagi, ricoveri e decessi. Ondate di numeri, previsioni, commenti e dibattiti che fanno male dentro. Le misure di restrizione con il conseguente impatto economico, ma anche ovviamente la pandemia stessa, con tanti che si sono ammalati o hanno vissuto l'esperienza di una persona cara ricoverata o deceduta, hanno lasciato e stanno lasciando il segno sulla salute mentale. Un segno non di poco conto. Se ne sono accorti i medici di base, i consultori, gli psicologi, gli psichiatri, e i farmacisti. Una percezione empirica confermata da una recente ricerca dell’Università de L’Aquila e di Roma Tor Vergata nella quale 6.604 intervistati (37%) hanno detto di aver accusato sintomi del disturbo da stress post-traumatico, 3.084 (17,3%) manifestano depressione, 3.700 (20,8%) ansia, 1.301 (7,3%) insonnia, 3.895 (21,8%) fanno i conti con uno stress percepito elevato e 4.092 (22,9%) lamentano un disturbo dell'adattamento. Gli inviti a stare a casa, legittimi per i soggetti più a rischio, nascondono però delle insidie che vanno a minare la tenuta psicologica. La paura, davvero, in questo periodo fa novanta.

«Ciò che prima del Covid - spiega Andrea Radici, nelle foto in alto, titolare della farmacia di fronte all’ospedale di Alzano Lombardo - non era vissuto come un disagio, ora lo diventa. E così, magari, gli anziani chiedono un aiuto per dormire di notte, perché si sentono agitati, anche se magari dormono cinque ore filate che per una persona di quell’età è più che sufficiente». Il fatto di dover restare in casa, di non potersi muovere liberamente (il cappuccino con le amiche, la briscola prima dell’aperitivo, ecc.), acuiscono i timori, li amplificano, popolano di fantasmi la mente. Dunque nelle farmacie non solo mascherine e gel disinfettanti.

Dopo il boom di richieste di questi prodotti, che va avanti ininterrotto ormai da settimane, i bergamaschi, soprattutto in queste ultime ore, cercano di gestire l’accentuata paura da coronavirus come possono, anche facendo sempre più ricorso a prodotti per trattare l’ansia e l’insonnia. Di fatto si è registrata una crescita (non eccessiva, ma comunque sensibile, seppur a macchia di leopardo) negli acquisti non solo di ansiolitici, ma anche di sedativi per indurre il sonno. «La maggior parte - spiega Radici - non arriva con la ricetta medica. Chiedono qualcosa di naturale a base di melatonina, valeriana, biancospino, passiflora. Tanti per paura non si presentano nemmeno di persona ma chiedono la consegna a domicilio in un territorio, ora come ora, tranquillo dal punto di vista del contagio (...)».

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