La polemica M5S sullo stadio e i soliti controsensi alla romana
«Stadio, stadio delle mie brame...»: James Pallotta, presidente della Roma, in vista dell’incontro decisivo con la giunta, ha voluto alzare decisamente il tiro. «Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall'incontro in programma venerdì. In caso contrario, sarebbe una catastrofe per il futuro dell'AS Roma, del calcio italiano, della città di Roma e francamente per i futuri investimenti in Italia». Probabilmente non servirà a convincere i pentastellati che governano al Campidoglio e che sulla questione dello Stadio hanno guardato sempre con una naturale ostilità di carattere culturale alla quale si sono aggiunti con il passare del tempo molti sospetti.
I sospetti dei 5 stelle. Sospetti rispetto a cosa? Innanzitutto riguardanti la scelta del luogo. Lo stadio dovrebbe sorgere a Tor di Valle, una zona a sud ovest della capitale, su un’ansa del Tevere. Siamo in un contesto con molte fragilità idrogeologiche e ieri Grillo, con il sarcasmo che gli è congeniale, ha detto che un buon progetto da quelle porti avrebbe dovuto essere fatto sulle palafitte.
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Ma il problema di quel terreno potrebbe essere anche un altro, come dimostrerebbe un parere chiesto dalla Giunta Raggi allo Studio Legale Mobrici e svelato dal Codacons: da quel parere emergerebbe che il soggetto proponente non sia una società sportiva (a differenza di quanto prevede la legge), ma una società con fini immobiliari. Le società che si sono impegnate a realizzare il progetto stadio sono due: Eurnova S.p.A. ed AS Roma SPV LLC. La prima è la proprietaria del terreno, la seconda non è come si penserebbe la squadra di calcio, ma una società di cartolarizzazione del credito, il cui amministratore delegato è James Pallotta e la cui sede è nel Delaware. In sintesi, lo stadio non avrebbe i requisiti previsti dalla Legge 147 del 2013, che indica i soggetti che possono beneficiare di procedure amministrative semplificate per la realizzazione di impianti in periferie: e questi soggetti devono essere società sportive. Secondo il parere dello studio legale, nel gruppo delle società proponenti la As Roma spa, cioè la società sportiva, non sarebbe presente.
La promessa di Marino. Il problema vero è che la giunta di Ignazio Marino si era già impegnata con Pallotta e soci per realizzare lo stadio, e un’eventuale marcia indietro potrebbe costare una causa milionaria al Comune di Roma. Per questo ieri Grillo ha giocato la “carta delle palafitte”, che è un modo per aggirare il no allo stadio: se proprio lo volete, ha detto il guru dei 5 stelle, proponeteci un’altra soluzione, non quella.
Controsensi alla romana. Una richiesta un po’ provocatoria, se è vero quanto riportato sul sito web dedicato al futuro stadio: «Sono stati preventivamente considerati oltre 80 siti. Tutti i potenziali siti presentati sono stati analizzati, valutati, registrati e sottoposti a revisione da parte del club. Al termine del processo, il sito di Tor di Valle è stato individuato come la migliore opportunità per lo sviluppo del progetto per via, tra le altre cose, dell’accessibilità garantita dalle strade e del trasporto pubblico, della sua vicinanza alla città e all’aeroporto e dei vantaggi urbanistici derivanti dal precedente utilizzo a scopi sportivi». A questo proposito, a Tor di Valle c’era uno storico ippodromo, tra i più grandi d’Europa, inaugurato nel 1959. Ora è in stato di completo abbandono, come svelato da recenti inchieste giornalistiche. Uno stadio nuovo dotato di ogni servizio vicino a un ippodromo in decomposizione. Controsensi alla romana...