La solidarietà alle vittime

La preghiera e la folla in piazza «Anche Bergamo non ha paura»

La preghiera e la folla in piazza «Anche Bergamo non ha paura»
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Bergamo prega per le vittime di Parigi e scende in piazza a manifestare la sua vicinanza. Nella giornata del 16 novembre la città, in lutto, ha portato avanti diverse iniziative di solidarietà dopo i tragici eventi dello scorso venerdì. I momenti di maggior rilevanza sono stati due: alle 13.30 nella chiesa di S. Maria delle Grazie e alle 17.30 in Piazza Matteotti, davanti a Palazzo Frizzoni. La partecipazione è stata folta, concordemente con la tendenza europea di questi giorni, che hanno visto manifestazioni e gesti simbolici in moltissime città.

 

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La preghiera e il silenzio davanti all'orrore. Nel primo pomeriggio, un gran numero di persone si è recato alla chiesa di S. Maria delle Grazie, per partecipare al momento di preghiera organizzato dalla Diocesi. Tutte le panche erano piene e la gente in piedi riempiva ogni angolo disponibile. Prima dell'inizio delle preghiere è arrivato il vescovo, monsignor Francesco Beschi, ma non è salito sull'altare; al contrario, si è seduto in mezzo alle persone, a pregare come un cristiano qualsiasi. Un gesto significativo, come a dire che davanti all'orrore siamo tutti uguali, tutti parimenti sbigottiti. Alla preghiera erano presenti anche diversi gruppi di ragazzi, con ancora indosso la cartella perché appena usciti da scuola. Tra di essi alcuni studenti del Lussana e un gruppo di giovani africani. Le parole di monsignor Beschi sono arrivate solo alla fine, sintetiche ma illuminanti: «Dobbiamo coltivare e custodire il bene nella nostra coscienza. In questi giorni ci è apparsa la forza brutale della violenza, ma non dimentichiamo che la forza più grande di tutte è la nostra forza morale».

Dio misericordioso. La volontà di un mondo senza odio ha connotato alcuni passaggi della preghiera, guidata da don Cristiano Re. Sono state lette tre preghiere; una cristiana, una ebrea e una mussulmana, per evidenziare la vicinanza delle tre grandi religioni monoteiste. Recitava la terza: «Lode a Dio, clemente, misericordioso […]. Guidaci sulla retta via: quella di coloro sui quali hai effuso la tua grazia, e non di coloro che suscitano la tua collera e che si sono smarriti». Nella benedizione finale, il vescovo ha ripreso questo concetto: «Dio è misericordioso per tutte e tre le religioni», ha quindi benedetto in nome del «Dio misericordioso» sostituendo l'usuale attributo «onnipotente». La scelta dei testi sacri ha fornito ulteriori motivi di riflessione. Si è letto un passo del Libro della Sapienza («Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi...»), e quello evangelico delle Beatitudini.

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I lumini in piazza. Anche l'omaggio della comunità civile davanti a Palazzo Frizzoni ha visto la partecipazione di molti cittadini. Piazza Matteotti era pressoché piena. Una bambina delle elementari leggeva incerta un cartellone, realizzato probabilmente da un suo coetaneo, che recitava: «Ma altre bombe no!». L'atmosfera era quella di una preghiera laica, che ha chiuso il cerchio aperto dalla preghiera religiosa del primo pomeriggio. La gente si è disposta intorno a una bandiera francese e uno striscione con il simbolo della pace ideato per le stragi di Parigi. Intorno ad essi una cornice di lumini e tanti fiori. Un uomo teneva alta una bandiera francese, altri mostravano cartelli con scritte accorate o polemiche. Appesa a una finestra la bandiera arcobaleno; sopra l'ingresso un'altra con la scritta pace. Tanti ragazzi giovani e bambini.

Le parole del sindaco. Da un palchetto davanti all'ingresso del Comune ha preso la parola il sindaco Gori: «I brutali fatti di Parigi ci hanno turbato profondamente - ha esordito -; era già accaduto mesi fa con l'attacco alla redazione di Charlie Hebdo, ma questa volta è ancora peggio, non solo per il numero delle vittime, ma anche perché il fuoco ha ucciso e ferito cittadini normali, mentre svolgevano attività normali di svago. Questo ci fa sentire tutti nel mirino, nessuno è al riparo. La tragedia che colpisce la Francia colpisce in realtà ognuno di noi. Non servono molte parole per esprimere il nostro dolore e dire quanto sia ferma la nostra condanna verso gli autori della strage». Gori ha poi enunciato quella che deve essere la nostra risposta di fronte alla paura: «Continuare a vivere come prima. Non ci facciamo intimorire. Non consentiamo a nessuno di segregare la nostra libertà. È il nostro primo bene ed il principale valore su cui è costruita l’Europa. Nel momento in cui sono minacciati dobbiamo anzi amare di più i nostri valori, le nostre conquiste e le nostre tradizioni».

Il primo cittadino ha voluto anche ringraziare la Comunità islamica di Bergamo per aver prontamente condannato la strage. Gori ha sottolineato come questi eventi non debbano portare a una chiusura xenofoba: «Sì al dialogo tra le culture, Sì alla libertà di culto, Sì all’accoglienza di chi ha diritto di chiedere protezione. Questo non significa rinunciare alla sicurezza, che va rafforzata». Ha poi chiuso così: «Della notte tragica di Parigi ci resteranno impressi i volti sgomenti, le immagini di sangue, il rumore delle esplosioni. Ma non solo: di quella notte vorrei ricordassimo anche le porte aperte per chi cercava riparo, e i tassametri staccati – spontaneo gesto di soccorso e di servizio civile. E poi in tutto il mondo, e a Bergamo con particolare commozione, i fiori, i pensieri, il tricolore di Francia, le note della Marsigliese che riascolteremo tra poco, le candele».

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Il silenzio, anche all'Oriocenter. A mezzogiorno si è osservato un minuto di silenzio in tutte le classi della Provincia. Anche a Oriocenter si è scelto di seguire l'iniziativa; alle 12 tutti i duecento punti vendita, compreso l’Ipermercato, hanno interrotto l’attività per sessanta secondi. Nella Galleria del grande shopping center sono state abbassate musica e luci. Già sabato e domenica le imponenti luminarie installate per le prossime festività natalizie erano state spente. Oltre al silenzio, diverse scuole del territorio hanno deciso di esprimere la loro solidarietà attraverso simboli e immagini. Fuori dalla scuola elementare di Mozzo è stato appeso un grande striscione con scritto «pace!». Da sabato una classe del Liceo Artistico di Bergamo è impegnata a riempire l'edificio scolastico con cartelli recanti «frasi semplici e forse un po' macabre, ma che fanno intendere bene che ciò che è successo venerdì può succedere a tutti e può succedere ora. Non dobbiamo dimenticare», dice Marta.

 

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