Qualcosa non torna

Tamponi e test sierologici, il consigliere regionale Niccolò Carretta chiede chiarezza

«Dopo annunci roboanti, nella Bergamasca i test effettuati sono pochissimi». Elisabetta Strada: «Incomprensibile e folle incongruenza procedurale in merito alle tempistiche»

Tamponi e test sierologici, il consigliere regionale Niccolò Carretta chiede chiarezza
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Tamponi e test sierologici: un tema sul quale si è dibattuto fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, quando oltre due mesi fa si è scoperto il famoso “paziente 1” di Codogno.

Da allora si sono susseguite tante dichiarazioni, ma ciò che è sempre mancato da parte delle autorità sono state chiarezza e spiegazioni precise e univoche. «Si fatica parecchio a comprendere come si stia muovendo la Regione sulla gestione dei test sierologici e dei tamponi orofaringei – sottolineano i consiglieri regionali Niccolò Carretta e Elisabetta Strada, di Lombardi Civici Europeisti -. Ieri sono stati effettuati solamente 5053 tamponi e, dopo due giorni dall’avvio della campagna, sono stati eseguiti solamente 7.528 test sierologici. Mancano i reagenti ai tamponi, dicono. Ma, nel contempo, ieri sera il capo del dipartimento della Protezione civile Angelo Borelli ha dichiarato che non ci sono problemi riguardo i tamponi e si sa anche che il San Raffaele e Multimedica vorrebbero effettuarli a pagamento; dunque viene da dire che i reagenti a disposizione ci sono».

«Bergamo e la sua provincia rappresentano il territorio più colpito in termini di decessi al mondo e di contagi relativi alla popolazione – evidenzia Niccolò Carretta -. I test sierologici sono sul campo da più settimane e, dopo annunci roboanti, nella Bergamasca i test effettuati sono pochissimi. Non si trova riscontro di nessun piano d’azione concreto e funzionante e chiedo spiegazioni sul perché, all’interno di questo, non vengano attivate anche le strutture private, che sono pronte con i propri laboratori per eseguire decine di migliaia di test al giorno. Il 4 maggio si avvicina ed è doveroso non perdere più tempo».

A preoccupare è soprattutto la sensazione di una confusione generalizzata e della mancanza di procedure ben definite, che garantiscano una gestione oculata della futura emergenza sanitaria.

«Vediamo un’altra incomprensibile e folle incongruenza procedurale rispetto alle tempistiche per i pazienti domiciliari presunti Covid – prosegue Elisabetta Strada -. Da un lato il ritardo assoluto con cui Regione ha iniziato a fare i test rispetto alle altre regioni; dall'altro, l’effettuazione del test sierologico, se accerta la presenza di eventuali anticorpi, richiede l’effettuazione successiva del tampone orofaringeo, che invece accerta la malattia in corso e la contagiosità. Questo avverrebbe dopo due settimane. Quindi il paziente, dopo il test sierologico positivo, dovrebbe continuare a stare in quarantena, anche se non più contagioso, in attesa del tampone che, se dovesse risultare positivo, comporterebbe un’ulteriore quarantena dalle 2 alle 4 settimane. Il tampone, se necessario, va effettuato subito dopo il test, per sapere se il paziente è ancora contagioso: le persone, se sane, devono poter ritornare subito al lavoro dal 4 maggio per far fronte alla crisi economica, non possono certo attendere che la Regione si organizzi con i tamponi. Lo abbiamo detto più volte: se la Regione non è in grado di fare tamponi a tutti con tempi accettabili, che autorizzi più laboratori o li mandi ad analizzare altrove. A questo argomento è dedicato il question time che illustrerò in Aula il prossimo 4 maggio».

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