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La protesta di studenti, insegnanti e genitori sotto la Regione contro la didattica a distanza

Più soldi per il trasporto pubblico, per il diritto allo studio, per combattere il precariato: sono le richieste dell'Uds Lombardia

La protesta di studenti, insegnanti e genitori sotto la Regione contro la didattica a distanza
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È iniziato questa mattina, 27 ottobre, dopo il primo giorno di ritorno della didattica a distanza in Lombardia, lo sciopero-protesta proclamato dall’Uds Lombardia con una cinquantina di studenti, docenti e genitori che si sono dati appuntamento sotto il palazzo della Regione per presidiare e per protestare contro Governo, Regione ed Enti Locali. Durante questo sciopero dalla didattica a distanza si è tenuta una lezione in piazza con distanze e mascherine. Lo hanno raccontato i colleghi di PrimaTreviglio.

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«Oggi siamo qui per portare in piazza la rabbia di studenti e studentesse da tutta la Lombardia - afferma Ludovico Di Muzio, coordinatore dell’Unione degli Studenti Lombardia -, che da ieri si trovano a dover fare scuola tramite quella che alcuni chiamano didattica a distanza ma che noi chiamiamo didattica d’emergenza. Siamo qui per ribadire che le responsabilità politiche sono molteplici e se la scuola ora si trova senza sicurezza, diritti e garanzie sul futuro non è colpa del singolo docente che non sa usare Google Meet, ma è colpa del Governo, della Regione, degli enti locali che avevano mesi per progettare una scuola di qualità dentro la pandemia ma che sono stati costretti a dover rinchiudere studenti e docenti dietro uno schermo a circa solo 1 mese e mezzo dall’inizio dell’anno».

«La didattica a distanza non è didattica - afferma Brunhilde dell’Unione degli Studenti Como -. Non è didattica perché dimentica troppe cose: dimentica gli studenti, che da persone diventano nomi su uno schermo, dimentica che non tutti hanno le stesse possibilità, che non tutti hanno un computer personale, che non tutti hanno uno spazio proprio per seguire le lezioni, dimentica che stare a casa non è sinonimo di stare in vacanza, che per alcuni la casa è come una prigione, perché vivono in ambienti violenti, perché lo stress che subiscono è troppo. Una didattica che non tiene conto di tutte queste variabili non è didattica. La D di DAD sta per dimenticanza. E siamo stufi di essere dimenticati».

«Noi siamo qui per dire che non indietreggiamo di un centimetro - conclude Di Muzio -, perché vogliamo i soldi per il trasporto pubblico aumentando le corse, per il diritto allo studio con una legge strutturale, vogliamo assunzioni rapide per eliminare il precariato, vogliamo più aule e spazi e il recupero degli edifici abbandonati, vogliamo device e connessione gratuita, rivogliamo il futuro di tutti e tutte che pezzo per pezzo ci state togliendo. Governo e Regione rinunciano, noi no!».

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