il tavolo di confronto

La Provincia non chiederà differenziazioni per la Bergamasca, si attende la "zona arancione"

Nel corso del vertice è stato illustrato uno studio dell'Università di Bergamo. Tra le cause del un minor numero di contagi in provincia una sorta di immunità di gregge e, soprattutto, la prudenza dei bergamaschi

La Provincia non chiederà differenziazioni per la Bergamasca, si attende la "zona arancione"
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Per il momento non verranno chiesti né una differenziazione né un allentamento specifico delle restrizioni per la Bergamasca. Sia perché la Lombardia sembra destinata a passare in zona arancione il prossimo 27 novembre, sia perché «i dati nella Pianura destano qualche preoccupazione». La decisione è stata presa durante un vertice convocato questa mattina (lunedì 23 novembre) nell’auditorium Ermanno Olmi della Provincia e al quale hanno preso parte il presidente Gianfranco Gafforelli e parlamentari, consiglieri regionali e rappresentanti del mondo economico e sindacale bergamasco per discutere della diffusione dei contagi sul territorio.

In particolare, l’incontro ha rappresentato l’occasione per presentare uno studio condotto dal professor Mario Buonanno, docente di Economia e prorettore dell’Università di Bergamo, in merito all’andamento della pandemia, che lo ha illustrato insieme al rettore Remo Morzenti Pellegrini. L’analisi, nell’evidenziare lo spostamento del virus verso la zona ovest della Lombardia rispetto alla prima ondata, ha ipotizzato che tra le cause di minor contagio in Bergamasca vi sia una sorta di immunità, ma soprattutto la forte attenzione dei bergamaschi nel regolare i propri comportamenti. La violenza della prima ondata avrebbe reso le persone maggiormente responsabili e disposte alla cooperazione generando quello che in economia viene definito “capitale civico”, in grado di fare la differenza tra la situazione dei contagi a Bergamo e quella nel resto della regione.

«Ho voluto organizzare questo incontro perché ritengo doveroso che i principali rappresentanti del territorio si confrontino attorno a un tavolo, consapevoli di quale sia la situazione a livello locale grazie anche al prezioso supporto scientifico che ci viene offerto dall’Università - ha sottolineato Gafforelli -. Non voglio imporre nulla, né prevaricare il ruolo di chi deve prendere decisioni, ma così come lo scorso marzo mi sono mosso per chiedere di chiudere tutto, in rappresentanza di tutti i sindaci bergamaschi, allo stesso modo oggi mi rivolgo al territorio per una riflessione comune».

Al di là del nodo specifico rappresentato dall’allentamento delle limitazioni, nel corso della riunione è stato chiesto che la cabina di regia istituita in Regione Lombardia non si limiti a dialogare con i sindaci dei capoluoghi ma coinvolga anche Province, sindacati e organizzazioni datoriali e, soprattutto, che questo incontro venga ripetuto a cadenza periodica. «Sono soddisfatto di aver raccolto queste sollecitazioni che ci impegneremo a mettere in pratica - conclude Gafforelli -. Ciò che più mi preme è che tutti si esprimano così da poter prendere decisioni condivise. Così se dovrò portare la mia voce alla Regione o al Governo, questa sarà la voce di tutto il territorio bergamasco».

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