Una romantica storia di sport

Chi vinse il primo triplete

Chi vinse il primo triplete
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Ancora poco più di due giorni e calerà il sipario sulla stagione calcistica europea. Nella tarda serata di sabato 6 giugno sapremo se, in mezzo a fiumi di Champagne (o di Prosecco), negli spogliatoi dell’Olympiastadion di Berlino, canteranno in festa Juventus o Barcellona. Entrambe hanno un obbiettivo in più per vincere: completare il proprio "triplete", la collezione di tre trofei in una sola stagione. Vincere il campionato, la coppa nazionale e la competizione europea a cui si partecipa non è un’impresa riuscita a molti nella storia: la Juve proverà ad eguagliare l’Inter del 2010, mentre il Barcellona cercherà di entrare nella leggenda come prima squadra a riuscirci per due volte. Proprio perché si parla di qualcosa di realmente arduo, che tiene conto di una quantità infinita di fattori, il “Triplete”, nato come “Treble” (perché, come quasi tutto del calcio, ha radici britanniche), è un termine convenzionalmente attribuito al conseguimento di tre trofei in una singola stagione (e la pagina Wikipedia della voce è ricca di molti esempi in questo senso). L’unico vero “Triplete” è però composto da campionato, coppa nazionale e Coppa dei Campioni/UEFA Champions League, e ha una storia quasi cinquantenaria. Che parte in Scozia.

 

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I trofei in patria. Glasgow 1967: ad 80 anni esatti dalla sua fondazione, il Celtic Football Club di Glasgow si appresta a vivere la stagione più gloriosa della sua storia. In panchina siede Jock Stein, un simpatico quarantacinquenne che, dopo essersi formato come tecnico delle giovanili dei biancoverdi, ha pellegrinato per la Scozia prima di rientrare all’ovile. La squadra invece ha un’ossatura esclusivamente scozzese (solamente uno dei portieri di riserva è danese): i giocatori più utilizzati da Stein provengono tutti dal settore giovanile e sono nati tutti intorno a Glasgow (al massimo a 48 km di distanza), due di loro sono protestanti mentre il resto della squadra è cattolica. Un club di chiara matrice scozzese che in tutto l’anno raccoglie la bellezza di 46 vittorie in 56 partite. Alla fine della stagione il palmarès del club cattolico di Glasgow conta la Scottish Division One (il campionato, vinto per il secondo anno consecutivo dopo che la stagione precedente si era conclusa in trionfo dopo un testa a testa con i Rangers, riportando il titolo dopo 11 anni di astinenza al Celtic Park), la Scottish League Cup (la Coppa di Lega Scozzese), e la Scottish Cup (la Coppa di Scozia), oltre alla Glasgow Cup. Il vero capolavoro dei ragazzi di Stein è però la Coppa dei Campioni 1966-1967, il trofeo attraverso il quale entrarono nella storia con il nome di “Lisbon Lions”.

 

 

La fine della Grande Inter. Già la Coppa dei Campioni: il trofeo alla quale accedevano un tempo solo i club che avevano vinto il proprio campionato. Capita così che nell’edizione 1966-1967 gli Hoops, nome affibiato ai giocatori del Celtic, per fortuna di tabellone affrontino squadre non eccezionali: il primo turno lo Zurigo viene liquidato facilmente, così come il Nantes agli ottavi e, non senza faticare, il Vojovodina ai quarti. In semifinale i campioni cechi del Dukla Praga vengono battuti grazie ad un’ottima prestazione in terra scozzese, prima di difendere il risultato in trasferta. È finale a Lisbona, dove il 25 maggio ad attendere gli uomini di Stein c’è l’Inter del Mago Herrera, che ha vinto due delle ultime tre edizioni del trofeo. Facchetti, Mazzola, Domenghini e Corso sembrano di un altro pianeta rispetto ai vari McNeill, Johnstone, Auld e Chalmers, che scendono in campo con i numeri di maglia stampati grandi davanti e dietro sui pantaloncini e non sulla schiena (tradizione che gli Hoops conserveranno fino al 1994). Le battute iniziali premiano i nerazzurri che vanno subito in vantaggio con un rigore di Mazzola, da lì al termine del match sarà un monologo biancoverde. Gli oltre 56mila dell’Estadio Nacional assistono ad un vero e proprio assedio fatto di occasioni e bel gioco, contro la strenue difesa interista che è costretta a capitolare nella ripresa sotto i colpi di Gemmell e Chalmers, i bomber degli scozzesi nella campagna europea. Con il trionfo portoghese il Celtic diventa la prima squadra britannica e - al momento - l'unica scozzese ad aver vinto la Coppa dei Campioni.

 

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Stein. Per ricordare l’impresa la gradinata est del Celtic Park è dedicata ai “Lisbon Lions”, mentre quella ovest a Jock Stein, uno che descrisse il gioco di quel match del maggio 1967 come «puro, bello e fantasioso». Un allenatore “segnato” dal campo, premiato come uno dei migliori dieci tecnici di sempre, che morì da C.T. della nazionale scozzese per arresto cardiaco a Cardiff il 10 settembre 1985, durante una gara col Galles, partita chiave per l’accesso ai Mondiali messicani del 1986. La Scozia andò al Mondiale e il posto del defunto Stein venne preso da un giovanissimo Alex Ferguson, ex giocatore che era stato capocannoniere della Scottish Division One con il Dunfermline. Quando? Nel 1967, l’anno del primo “Triplete”.

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