Montagna ed escursioni

La prima regola è: tornare sani Il presidente CAI parla di sicurezza

La prima regola è: tornare sani Il presidente CAI parla di sicurezza
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Sono sempre di più le persone che si avvicinano alle Terre Alte, affascinate dalle pace e dagli stupendi panorami che la natura può dare. Possiamo trovare semplici escursionisti, dediti alla passeggiata domenicale, o più esperti alpinisti. Tutti guidati dall'amore per la montagna. Un amore che, purtroppo, ogni tanto tradisce. Negli ultimi mesi ci siamo resi conto che gli incidenti avvengono anche agli alpinisti esperti, persone che hanno fatto della montagna una scelta di vita: a volte le condizioni invernali possono rendere itinerari semplici molto complicati. Spesso però leggiamo anche di escursionisti che, forse per la mancanza di conoscenza e preparazione, si trovano in situazioni di pericolo. Abbiamo chiesto a Piermario Marcolin, presidente del CAI di Bergamo, di spiegarci qualcosa in più nell'ambito della sicurezza e degli incidenti in montagna.

Un tema molto delicato, soprattutto a Bergamo in questi ultimi giorni…
«Parlare di sicurezza in montagna in modo assoluto trovo sia impossibile. Gli incidenti successi in quest’ultimo mese, che hanno visto coinvolti alpinisti esperti e ben attrezzati ne sono la prova. La montagna sotto certi aspetti è un ambiente impervio, dove i rischi aumentano. Le condizioni ambientali e atmosferiche possono rendere un’escursione molto più ostile. Una scivolata su una cresta o in un canale ghiacciato può avere riflessi anche mortali. Questo non significa che non bisogna andare in montagna, ma che bisogna andare minimizzando il più possibile i rischi e con tutte le dovute attenzioni».

 

Piermario Marcolin

Piermario Marcolin, presidente del CAI di Bergamo.

 

Molto spesso sentiamo la frase «la montagna non perdona»…
«Sicuramente con la montagna non si scherza, soprattutto se praticata a un certo livello. Molto spesso assistiamo a turisti che salgono a 3mila metri in seggiovia, pensando poi di poter transitare tranquillamente sopra un ghiacciaio in scarponi, pantaloncini e maglietta, magari con tutta la famiglia. Mettendo a rischio non solo la propria incolumità, ma anche quella dei volontari del soccorso alpino, costretti in certe circostanze a recuperi che potrebbero essere tranquillamente evitati».

Come si può ovviare a questo problema?
«Alla base c'è l'informazione. Il turismo ormai ha raggiunto anche le vette più alte, fino a qualche anno fa destinate solo ad alpinisti ed esperti di montagna. Chi va in montagna per la prima volta dev'essere consapevole che il luogo in cui si trova non è a "rischio zero” e che va affrontato in sicurezza, con materiali e abbigliamento idonei».

Cosa dice la legge riguardo agli incidenti in montagna?
«Dal gennaio 2016 il soccorso alpino, il corpo forestale e gli altri enti specializzati valutano i casi a cui sono chiamati a prestare soccorso. Nel caso di mancato rispetto delle regole o di fronte a imprudenze eclatanti, all'infortunato può essere chiesto un rimborso su una parte delle spese sostenute per il suo recupero. Naturalmente ogni caso viene valutato dagli operatori del soccorso alpino e del 118. Questo viene fatto sia per sensibilizzare le persone alla massima prudenza, ma anche per poter mantenere i costi degli interventi, che in certi casi sono molto onerosi».

 

In cordata sul ghiacciaio

 

Le principali regole da seguire in materia di sicurezza?
«Per prima cosa mai banalizzare un'escursione. L'attrezzatura idonea è essenziale. Capi tecnici e impermeabili, scarponi con suola in Vibram e abbigliamento a cipolla sono regole che stanno alla base di qualsiasi gita, facile o difficile che sia. Nella zaino non deve mai mancare nemmeno il kit di primo soccorso. In secondo luogo resta la valutazione. Le condizioni atmosferiche, le basse temperature, le ridotte ore di luce durante il periodo invernale, ma anche le condizioni del singolo escursionista e la sua capacità. Il terzo punto è la preparazione dì un'escursione. Cartina alla mano, si valutano tempi, dislivelli e lunghezza del percorso. Il CAI mette a disposizione sul proprio sito il GeoPortale, dove sono racchiusi tutti i percorsi presenti sulle Orobie con descrizione dettagliata dei sentieri. Chi pratica sport invernali, come scialpinismo e free-ride, dev'essere dotato dell'attrezzatura prevista dalle norme di legge. Indispensabile per chi pratica questi tipo di attività è l'ARTVA, che permette il recupero nel caso si fosse investiti da una slavina».

Il club alpino organizza corsi per chi si vuole avvicinare alla montagna?
«Il CAI organizza corsi di formazione proprio per chi vuole conoscere il mondo della montagna, sotto qualsiasi disciplina. Sono previsti corsi di escursionismo, alpinismo, arrampicata su ghiaccio e roccia. Durante la stagione invernale vengono poi promossi corsi di sci, sci alpinismo, snowboard e cascate di ghiaccio. Tutti divisi per difficoltà, dal principiante all’esperto. Il primo tassello è proprio questo, e invitiamo tutti a venire a trovarci al Palamonti di Bergamo, sede del Club Alpino, per conoscere eventuali approfondimenti ma anche per condividere con noi l'amore per la montagna».

Vogliamo concludere con una frase di Roger Baxter Jones, famoso alpinista, che secondo noi è alla base di ogni gita, escursione o spedizione in montagna: «Tornate sani, tornate amici, arrivate in cima: in questo preciso ordine».

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