Tensione a Kiev, gelo nel Donbass L'Ucraina festeggia l'indipendenza

Il 24 agosto 1991 l’Ucraina dichiarò la sua indipendenza da Mosca. Oggi, a 24 anni di distanza, il giorno in cui si celebra l’anniversario è carico di tensione. È una Kiev blindata quella che celebra la ricorrenza, dove oltre 5mila agenti pattugliano la città per evitare scontri e sommosse.
La marcia di Kiev. Alla marcia di celebrazione nel centro della città hanno assistito il presidente ucraino Petro Poroshenko, il primo ministro Arseny Yatsenyuk, il presidente della Rada Suprema Vladimir Groysman, il segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa Alexander Turchinov, e gli ex presidenti del Paese Leonid Kravchuk, Leonid Kuchma e Victor Yuschenko, oltre ad alti personaggi altolocati. Nel cuore di piazza Maidan, luogo in cui i tumulti che hanno portato alla crisi attuale hanno avuto inizio nel febbraio dello scorso anno, sono state sono schierate le truppe che hanno partecipato all'operazione speciale nel Donbass e i cadetti delle scuole militari, venuti da varie parti del Paese. Solo truppe e cadetti, perché i mezzi sono ancora impegnati nell’Est.

Ukrainian army soldiers march on Khreshchatyk street during military parade on the occasion of Ukraine's Independence Day in the capital Kiev, Ukraine, Monday, Aug. 24, 2015. Speaking at the parade, President Petro Poroshenko said Ukraine would continue to increase its troop numbers in order to fend off the attacks of separatist rebels.(AP Photo/Efrem Lukatsky)

Ukrainian army soldiers march on Khreshchatyk street during military parade on the occasion of Ukraine's Independence Day in the capital Kiev, Ukraine, Monday, Aug. 24, 2015. Speaking at the parade, President Petro Poroshenko said Ukraine would continue to increase its troop numbers in order to fend off the attacks of separatist rebels.(AP Photo/Efrem Lukatsky)

Ukraine's President Petro Poroshenko is welcomed by his supporters during celebration of Ukraine's Independence Day in the capital Kiev, Ukraine, Monday, Aug. 24, 2015. Speaking at the parade, President Petro Poroshenko said Ukraine would continue to increase its troop numbers in order to fend off the attacks of separatist rebels.(AP Photo/Mykola Lazarenko, Pool)

A Ukrainian serviceman kisses his girlfriend during a military parade marking the Independence Day in Kiev, Ukraine, Monday, August 24, 2015. (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Le accuse di Poroshenko a Mosca. Il presidente Poroshenko, parlando alla folla, ha ribadito che «non esiste un'alternativa agli accordi di Minsk-2», accusando la Russia di aver inviato altri tre convogli militari oltre il confine nell'est controllato da separatisti. Un’accusa smentita da Mosca, che sostiene di aver inviato solo l’ennesimo convoglio umanitario, composto da oltre 40 veicoli con 700 tonnellate di libri di testo per bambini e più di 500 tonnellate di aiuti alimentari, fra grano, cibi in scatola e farina. Perché dopo 6 mesi di guerra, nel novembre 2014, Poroshenko ha siglato un decreto con il quale viene imposto un blocco economico sul Donbass e il ritiro di tutte le garanzie a livello di sanità, istruzione e welfare. Il convoglio umanitario va ad aggiungersi alle oltre 43mila tonnellate di aiuti già inviati.
Proteste nel Donbass. E mentre a Kiev si celebra l’anniversario dell’indipendenza, a Donetsk si sta svolgendo un'azione di protesta, organizzata da alcuni abitanti per esprimere il loro atteggiamento nei confronti del governo ucraino. I manifestanti accusano Kiev e chiedono di porre fine «all'aggressione contro il Donbass», oltre a esortare Poroshenko a cessare i bombardamenti.
Indipendenza a singhiozzo. In questi 24 anni la totale trasformazione del Paese non è mai del tutto avvenuta, tanto che lo scorso anno è scoppiato il conflitto nel Donbass, la regione a est del Paese dove gli indipendentisti filorussi hanno voluto affermare la loro identità. Nel referendum del 1 dicembre del 1991 il 90,32% degli ucraini chiese l’indipendenza dal Cremlino, all’interno di quel lento processo di trasformazioni socio-politiche che sfociarono nella dissoluzione dell’Unione Sovietica, portando all’indipendenza di tutti quegli stati che componevano l'ex-blocco russo, che ebbe luogo il 26 dicembre 1991. Sempre in quel referendum, però, in Crimea i sì all’indipendenza furono solo il 54%, prima avvisaglia di quella spaccatura interna che è esplosa il 16 maggio 2014, con un altro referendum: quello sull’autodeterminazione che ha sancito di fatto la separazione della penisola sul Mar Nero dall’Ucraina. Una crisi che si è acuita la scorsa estate e che ha segnato un’escalation di violenza e morti, a cui si sarebbe dovuto mettere fine con gli accordi siglati a Minsk a settembre 2014 tra il cosiddetto “gruppo di contatto” formato da Osce, Mosca, Kiev e separatisti filorussi. Oltre al cessate il fuoco, si era raggiunto un accordo anche per la creazione di una zona demilitarizzata di 30 km nella parte orientale del Paese.
Via i simboli comunisti da Kiev. Nonostante gli accordi di Minsk, però, nel Paese è ancora guerra e sembra farsi sempre più fastidioso il legame che è esistito con Mosca. Da qualche settimana, infatti, è in atto lo smantellamento di tutti i simboli comunisti: via le statue di Lenin, le stelle rosse vengono rimosse dai mosaici nella metro di Kiev, strade con nomi di eroi sovietici vengono ribattezzate, tutto, come stabilito da una nuova legge, per ripulire i retaggi del passato e prepararsi degnamente a celebrare i 24 anni di indipendenza.
Continue violazioni. Che la tregua di Minsk fosse fragile e delicata si sapeva. E infatti è stata più volte violata da scontri e bombardamenti in varie zone della regione, così come non è mai stato rispettato il ritiro delle armi pesanti. Da mesi gli osservatori dell’OSCE registrano un numero di molestie «senza precedenti» ai loro danni e la Nato continua a lanciare vaghi moniti ai separatisti che però spaventano solo gli ucraini sul campo di battaglia, che non dispongono di aiuti né di mezzi idonei a monitorare i veicoli e l’artiglieria oltre la linea dell’orizzonte. Aiuti che sarebbero dovuti arrivare dagli Stati Uniti, i quali però hanno bloccato ogni invio di armi.
Il trilaterale di Berlino. Una situazione “esplosiva” come l’ha definita il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier, il quale avverte che se le due parti in conflitto non tornano al processo di pace, una nuova escalation militare potrebbe innescarsi in qualsiasi momento. Proprio per la drammaticità della situazione i leader di Francia, Germania e Ucraina si incontreranno oggi a Berlino. Discuteranno del conflitto nel Donbass, dell'attuazione delle riforme in Ucraina, dell'accordo di libera associazione tra Kiev e Ue, che deve entrare in vigore in gennaio, e di sicurezza energetica. Il tutto con un grande assente, la Russia di Putin.