Giorni di disperazione

La tragedia di due famiglie. I Patelli: «Non ci sentiamo di dire nulla, siamo a pezzi»

La tragedia di due famiglie. I Patelli: «Non ci sentiamo di dire nulla, siamo a pezzi»
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di Wainer Preda

Tutte le tragedie, come quella avvenuta domenica in via Novelli, hanno sempre una cosa in comune. Il dolore delle famiglie, sia della vittima sia dell’assassino. Bastano pochi secondi di dissennatezza e la vita cambia per sempre, gettando i familiari in un abisso di dolore, difficile da sopportare. È questa la triste eredità che lasciano sempre gli omicidi.

Mentre Alessandro Patelli, il ragazzo di 19 anni indagato per l’omicidio volontario di Marwen Tayari veniva interrogato dai magistrati ribadendo la sua versione dei fatti, la sua famiglia si è trasferita altrove. Per evitare l’assalto, inevitabile, dei giornalisti sotto la loro abitazione. Per provare a cercare un briciolo di tranquillità, dopo questi giorni convulsi. Per tentare di razionalizzare una vicenda che di razionale ha ben poco.

I Patelli sono conosciuti in città. Chi li conosce li descrive come brave persone, che non hanno mai fatto male a nessuno. Il padre John e i due figli lavorano nella azienda di famiglia che si occupa di giardinaggio. La mamma, in un supermercato. Sono una famiglia normale, come ce ne sono tante a Bergamo.
Da domenica vivono una disperazione profonda. «Non ci sentiamo di dire nulla, sentite il nostro avvocato, siamo a pezzi» ha risposto il papà a L’Eco di Bergamo che l’ha raggiunto telefonicamente.

L’avvocato è Enrico Pelillo. Difende il giovane Alessandro. A telecamere e giornalisti è abituato. È stato il legale della famiglia di Yara Gambirasio nel processo Bossetti. Stavolta però il fronte non è quello della vittima. Ai reporter ha subito detto che papà Patelli ha educato i figli alla tolleranza. E lo testimonierebbe il fatto che sono rimasti a vivere in via Novelli, da tempo multietnica. «Sgombriamo il campo da qualunque illazione, il mio assistito è tutt’altro che razzista. Sia lui sia i familiari hanno spesso aiutato persone in difficoltà, in cui si imbattevano uscendo di casa».

Difficile spiegarlo all’altra famiglia, quella di Marwen, il tunisino di 34 anni colpito dai fendenti mortali del ragazzo. Loro hanno avuto la peggio in questa terribile vicenda. La compagna Eleonora Turco e le bambine hanno visto il padre morire davanti ai loro occhi. Una scena che difficilmente dimenticheranno per il resto dei loro giorni. Anche loro sono disperati e vivono la stessa angoscia dei Patelli. Hanno lasciato l’abitazione di Terno d’Isola. Quella da cui domenica erano partite alla volta di Bergamo per una gita, insieme a Marwen. Nessuno di loro immaginava che finisse così. E al dolore profondo si è unito il rancore per quel ragazzo che gli ha portato via un padre, un compagno di vita.

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