Verso una fusione fra i due gruppi

L'addio degli Agnelli a Rcs e l'alleanza Repubblica-Stampa

L'addio degli Agnelli a Rcs e l'alleanza Repubblica-Stampa
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Ora non è più solo un rincorrersi confuso di voci di corridoio e indiscrezioni, ma una realtà: Itedi e Gruppo Espresso vanno verso la fusione. Le due società hanno firmato oggi pomeriggio un memorandum d’intesa che le porterà a controllare il 20 per cento circa del mercato. Al nuovo gruppo faranno capo i tre quotidiani nazionali Repubblica (Gruppo Espresso), La Stampa e Il Secolo XIX (Gruppo Itedi), che manterranno ognuno la propria indipendenza. Al termine della giornata borsistica odierna, i vertici del Gruppo L'Espresso hanno riferirito ufficialmente circa le chiacchiere esplose in queste ultime 24 ore. Ora è possibile tracciare un profilo della trama che è giunta al suo gran finale, e possiamo dire che la protagonista principale della vicenda è senza dubbio la famiglia Agnelli.

 

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L'addio degli Agnelli a Rcs. L'origine di tutto quanto, infatti, starebbe nella decisione di John Elkann di mollare la partecipazione che gli Agnelli, per mezzo di Fca, detenevano in Rcs-Corriere della Sera. Due, fondamentalmente, i motivi del malcontento: un continuo dispendio di risorse, visti i tragici conti con cui Rcs ha a che fare da diverso tempo, e la mancanza di reale rilievo nella gestione del quotidiano di via Solferino. Quest'ultimo aspetto vide la mancata nomina a direttore di Mario Calabresi, molto vicino agli Agnelli, come goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Elkann. Ma la voglia da parte della famiglia torinese di coinvolgersi nell'imprenditoria editoriale è molta, lo conferma il recente investimento da mezzo miliardo di euro, tramite la finanziaria Exor, al fine di ottenere il controllo dell'Economist. Dove andare, dunque, abbandonata Rcs? La soluzione si è presentata quasi con spontaneità: Carlo De Benedetti.

 

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Le vicissitudini di Repubblica. De Benedetti, come noto, è il numero uno del gruppo editoriale L'Espresso, all'interno del quale è ricompresa anche Repubblica. Qui occorre fare un piccolo inciso circa gli ultimi, tormentati anni dei vertici del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Stando a quanto rivelato da Dagospia (che, bisogna dargliene atto, è stato in assoluto il primo a diffondere lo scoop, ancora diverse settimane fa), De Benedetti aveva deciso di dare il benservito al direttore Ezio Mauro già nel 2008; ma il ritorno al governo di Silvio Berlusconi, per varie ragioni di carattere politico, consigliò a CDB di aspettare ad allontanare il suo direttore. Dopo diversi anni di tentennamenti, lo scorso ottobre De Benedetti convoca Mauro e gli annuncia che il suo mandato è ormai agli sgoccioli, con profondo dispiacere del direttore. Il quale, come ultimo ed estremo gesto, consegna al suo editore un elenco di 12 uomini fidati che avrebbero potuto prendere il suo posto. Ma De Benedetti, a sorpresa e senza preventivi consulti con Mauro stesso o con Scalfari, sceglie come nuovo timoniere del suo giornale nientemeno che quel Mario Calabresi così poco assimilabile alla linea editoriale di Repubblica, ma così vicino a John Elkann e agli Agnelli. Un particolare in cui, però, c'è tutto.

 

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L'intesa Elkann-De Benedetti. Perché, a quanto pare, Calabresi sarà il perfetto apripista all'ingresso degli Agnelli nella proprietà del gruppo L'Espresso e alla conseguente “sinergia” fra La Stampa e Repubblica che ne scaturirà. È stato proprio lo stesso De Benedetti, pare, a suggerire il tutto ad Elkann, all'interno di un ragionamento che suona più o meno così: caro John, hai mollato Rcs ma vuoi starci dentro all'editoria, nessun problema, ti lascio una percentuale de L'Espresso (piccola, così da non aver problemi di antitrust), mettiamo in direzione Calabresi a fare da ponte al tuo ingresso, e quando mollerò ti prendi tutto. Una proposta allettante, che ha come conseguenza più importante il fatto che La Stampa e Repubblica saranno controllati dal medesimo gruppo di azionisti: da qui, la nascita di questa nuova sinergia fra i due quotidiani. Che non si tratterà affatto di una fusione, ma più di un qualcosa molto simile a ciò che accadde qualche anno fra proprio fra La Stampa e Il Secolo XIX: una condivisione totale di mezzi e contenuti, pur rimanendo due giornali separati e differenti. Dunque si può già dire che questo sorprendente legame a cui assisteremo fra Repubblica e La Stampa non è per nulla di matrice, per così dire giornalistica, ma prettamente aziendale e di governance: probabilmente l'unico movente che avrebbe mai potuto portare ad avvicinarsi due politiche editoriali tanto diverse.

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