Decisione estesa a tutti gli Stati Uniti

L'America e il sì ai matrimoni gay (Tutto iniziò nel '93 alle Hawaii)

L'America e il sì ai matrimoni gay (Tutto iniziò nel '93 alle Hawaii)
Pubblicato:
Aggiornato:

La Corte Suprema americana ha deciso: il matrimonio gay, negli Stati Uniti, è un diritto costituzionale. È una sentenza storica, che dopo decenni di litigi e attivismo riflette l’opinione dominante del Paese. La decisione, che ha fatto leva sul quattordicesimo emendamento, è stata approvata per 5 voti a 4. Ad essere decisiva è stata la scelta del giudice Anthony Kennedy, che ha scelto di schierarsi dalla parte dei liberali con la seguente motivazione, definita molto bella e significativa da diverse testate americane e internazionali:

Nessuna unione è più profonda del matrimonio, poiché incorpora i più alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. Nell’unione matrimoniale, due persone diventano qualcosa di più grande del singolo che erano. Come alcuni manifestanti hanno dimostrato in questi casi, il matrimonio incorpora un amore che può durare anche dopo la morte. Comprenderemmo male questi uomini e donne se pensassimo che non rispettano l’idea del matrimonio. La loro richiesta la rispetta, la rispetta così profondamente che cercano di trovarne la pienezza per se stessi. La loro speranza non è quella di essere condannati a vivere in solitudine, esclusi da una delle istituzioni più antiche della civiltà. Loro chiedono uguale dignità agli occhi della legge. La Costituzione gli garantisce questo diritto.

Non si è fatto attendere lo storico tweet di Barack Obama, che ha affermato che «Oggi si è compiuto un grande passo nella nostra marcia verso l’uguaglianza. Le coppie gay e lesbiche adesso hanno il diritto di sposarsi, esattamente come chiunque altro». L’hashtag #LoveWins inizia a dominare il trend dei social (verso le 11 di mattina, orario di New York, si è arrivati ad un picco di un milione e 200mila hashtag), mentre la Casa Bianca si trasforma in una casa arcobaleno nell’immagine del profilo di Twitter.

 


«Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un diritto, regola la corte suprema, 5-4» è il titolo in significativo maiuscolo della versione online del New York Times. «Una grande vittoria per il matrimonio gay» è invece il titolo del New Yorker, che definisce l’opinione del giudice Kennedy come «profondamente legalistica e romantica. Il più forte manifesto in favore del matrimonio – il matrimonio di tutti – che la Corte può produrre». Lo storico passaggio era nell’aria da un po’. La maggior parte degli americani oggi approva, a livello ideologico, il matrimonio tra persone dello stesso sesso. In accordo con i dati del Pew Research Center, riportati su Time magazine, quasi il 60 percento della popolazione generale degli Stati Uniti è favorevole alle unioni gay, un dato impressionante se si pensa che tredici anni fa, nel 2002, la percentuale di persone favorevoli era attorno al 35 percento. Il supporto a livello politico, dal 2002 ad oggi, è aumentato sia fra i democratici (dal 40 al 60 percento) che i repubblicani (dal 20 al 30 percento).

[Sottotitoli disponibili nel video.
In Impostazioni > Sottotitoli Tradurre sottotitoli in italiano]

 

L’epopea è durata più di vent’anni. Nel 1993, la Corte Suprema delle Hawaii aveva alzato il polverone in merito all’argomento, sostenendo che il divieto di sposarsi tra persone dello stesso sesso violava la costituzione statale. Nel 2003, il Massachusetts diventa il primo Stato a legalizzare il matrimonio gay, seguito dal Connecticut nel 2008. Dal 2009 la crescita è esponenziale: in quell’anno si aggiungono alla lista il District of Columbia, il New Hampshire, il Vermont, e l’Iowa. Nel 2011 si aggiunge lo stato di New York, seguito l’anno successivo dallo stato di Washington, dal Maine e dal Maryland. Nel 2013 se ne aggiungono altri otto, fra cui la California e il New Jersey. All’inizio del 2015 erano rimasti in 15 gli Stati che ancora proibivano le unioni omosessuali, fra cui figuravano il Texas e l’Alabama, alcuni fra gli stati più conservatori. A partire da oggi, i 13 Stati che ancora proibivano il matrimonio gay sono costretti a cambiare la propria legislazione in merito.

Sulla Quinta strada di New York hanno già iniziato a montare le transenne: caso vuole che la scelta della Corte Costituzionale combaci con l’annuale parata gay che domenica attraverserà le strade di Manhattan. La sensazione è quella che quest’anno, la marcia, abbia tutti i connotati per trasformarsi in un simbolico e importante evento storico.

Seguici sui nostri canali