Procuratore di Brescia, l'annuncio «Ferie per stare vicino a mio figlio»

Un «periodo lontano dal lavoro per stare vicino al figlio». Lo prenderà il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno, ex procuratore di Bergamo, dopo la pesantissima vicenda che si è abbattuta su di lui e sulla sua famiglia. Un caso che ha avuto un risalto nazionale: l’arresto con l’accusa di rapina a mano armata del figlio Gianmarco. Il colpo è stato messo a segno al Conad di Zogno, in un supermercato, con due complici, nella serata del 31 gennaio. Il giorno successivo Gianmarco Buonanno, assistito dall’avvocato Roberto Bruni, si è costituito. Nel frattempo era stato arrestato uno dei complici.
Niente dimissioni. Buonanno non pensa di lasciare il suo incarico, anche se per il momento ha deciso di anteporre la famiglia alla carriera: «Sono stato penalizzato e sbattuto in prima pagina, anche se non ho fatto nulla – ha detto al Corriere della Sera Bergamo -. Un trattamento che ha penalizzato anche mio figlio: si è parlato solo di lui. Un trattamento che rischia di metterlo anche in condizioni di pericolo in carcere, lì non ci sono persone per bene, quando sapranno che è figlio di un magistrato potrebbe anche correre dei pericoli. Anche l’uso di un’auto intestata a me è stato enfatizzato: si tratta di una vettura che mio figlio usa da una vita».
La responsabilità penale è personale. L’Italia è uno Stato di diritto dove la responsabilità penale è personale. Ci tiene a rimarcarlo, Buonanno, che da 41 anni fa il magistrato «con dignità e anche con qualche risultato. Posso continuare a fare il mio lavoro, come ho fatto finora». Niente incompatibilità, dunque, e neppure tensione in procura, assicura.
L’altro figlio. L’altro figlio di Tommaso Buonanno Francesco, quattro anni più giovane di Gianmarco, era invece stato coinvolto nel febbraio di un anno fa in un’inchiesta sullo spaccio di droga nel mondo degli ultras dell’Atalanta.
L’accusa. Per Gianmarco Buonanno, l’accusa è di rapina a mano armata per aver preso parte al colpo al Conad di Zogno lo scorso 31 gennaio. L’arrestato è stato identificato grazie alle telecamere di sorveglianza – riconosciuto in un video mentre impugnava una mitraglietta – e all’auto usata per fuggire, di proprietà del padre. Un suo complice era già stato arrestato subito dopo il colpo, che aveva fruttato 12mila euro. Gianmarco si è presentato in Procura per confessare la rapina, ma non ha collaborato alle indagini, scrive ancora il Corriere. È incensurato, ma dal suo stesso racconto emerge la sua «spregiudicatezza», perché avrebbe saputo recuperare una delle due pistole e la mitraglietta usate per il colpo, comprandole da un nordafricano, a Zingonia. Ma il primo arrestato, Luigi Mazzocchi, 49 anni, di Seriate, con precedenti specifici, interrogato dal gip, ha detto di aver acquistato lui le armi in strada a Milano, da un albanese, per mille euro.