distanti ma vicini

L'annuncio di Gori: computer in carcere per videochiamate tra detenuti e parenti

L'annuncio di Gori: computer in carcere per videochiamate tra detenuti e parenti
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«Nelle prossime ore faremo recapitare alla casa circondariale otto computer, regalati dal nostro fornitore Globo, con i quali sarà possibile realizzare dei colloqui telematici tra i detenuti e i loro familiari, sperando che questo brutto momento finisca presto».

Ad annunciarlo è il sindaco di Bergamo Giorgio Gori sulla propria pagina di Facebook, a due giorni di distanza dalla visita in carcere per ascoltare le istanze degli ospiti della struttura di via Gleno. Se in molte carceri italiane erano scoppiati tumuli dopo l’entrata in vigore delle ulteriori limitazioni arginare i contagi da Coronavirus, in cui si protestava contro il divieto di vista da parte dei parenti e si chiedevano adeguate misure per proteggersi dal Covid-19, a Bergamo i detenuti hanno invece scelto la via del dialogo con le istituzioni.

Per questa ragione il sindaco Gori ha voluto esprimere la propria vicinanza e attenzione verso le richieste che gli sono state sottoposte, pubblicando questo lungo messaggio:

«Ho trovato un momento di pausa e vorrei dedicarlo a chi sta in carcere. Ai detenuti e chi lavora per la loro sorveglianza. C’è in generale il rischio di dimenticarcene e a maggior ragione in questi giorni difficili in cui, paradossalmente, ognuno di noi sperimenta cosa possa voler dire – con tutte le differenze del caso – trovarsi reclusi.

Noi stiamo chiusi nelle nostre case e usciamo solo per necessità. Ai detenuti, a causa dell’epidemia, sono state sospese le visite. E’ stato deciso a loro tutela – è facile immaginare le conseguenze se il virus dovesse penetrare dentro le mura di un carcere – ma molti hanno reagito male. Molti di loro hanno mogli o mariti e figli a casa e sono preoccupati, come tutti. Nelle carceri di diverse città hanno reagito molto male, ci sono state violenze e purtroppo diversi morti. Non a Bergamo, per fortuna, dove i detenuti hanno scelto la via del dialogo con le autorità di sorveglianza. E anche per questo – per esprimere loro l’apprezzamento per questa scelta di condotta pacifica e costruttiva – mi sono reso disponibile ad incontrarli.

Mi hanno accolto in una saletta, alla presenza della Direttrice della Casa Circondariale e del personale di sorveglianza: una quindicina di detenuti in rappresentanza delle diverse sezioni. Mi hanno letto e consegnato due documenti, uno indirizzato alle istituzioni politiche e in primo luogo al Ministro della Giustizia Bonafede, l’altro – contenente alcune istanze più puntuali – al Presidente del Tribunale di Sorveglianza. Ne hanno spiegato il contenuto, mostrando di capire bene l’emergenza a cui tutti stiamo facendo fronte e le ragioni delle restrizioni a cui sono stati sottoposti. Ma mi hanno chiesto attenzione, e riconoscimento del loro essere cittadini come gli altri, con la loro umanità e il loro diritto alla salute.

Chiedono che il Tribunale di Sorveglianza applichi le disposizioni – vigenti – che ad alcuni di loro consentirebbero di tornare a casa, o di scontare la pena ai domiciliari. Non mi addentro in questo campo, che non mi compete. Ma voglio ringraziarli per la cortesia con cui mi hanno accolto e per il senso di responsabilità testimoniato dai loro comportamenti e dalle loro parole. Nelle prossime ore faremo recapitare alla casa circondariale di via Gleno otto computer, regalati dal nostro fornitore Globo, con i quali sarà possibile realizzare dei “colloqui telematici” tra i detenuti e i loro familiari, sperando che questo brutto momento finisca presto».

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