Piccoli territori, grandi interessi

L'arcipelago sperduto nel Pacifico e la nave Usa che ha sfidato la Cina

L'arcipelago sperduto nel Pacifico e la nave Usa che ha sfidato la Cina
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All’alba di martedì 22 ottobre la USS Lassen, un cacciatorpediniere lanciamissili americano, ha navigato tra gli atolli del mar cinese meridionale, dove Pechino da tempo sta costruendo isole artificiali a scopo militare. Il problema, tra gli altri, è che queste isole, le Spratly, sono state edificate in acque internazionali. La Cina le considera sua proprietà a tutti gli effetti, ma in ballo c’è una contesa con Vietnam, Filippine, Brunei, Taiwan e Malaysia, cominciata addirittura dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il gesto americano della nave a 12 miglia dalle isole Spratly è stato visto dal governo cinese come una provocazione, e la reazione di Pechino è stata eloquente. Il portavoce ministeriale Lu Kang ha dichiarato: «È tempo per testare la saggezza e la determinazione del popolo cinese. Noi dobbiamo restare calmi. Se noi ci sentissimo umiliati e usassimo parole d’ira, otterremmo solo di far raggiungere agli Usa l’obiettivo d’irritarci». Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha consigliato agli Stati uniti di «ripensarci prima di agire, e di non agire ciecamente o creare problemi dal nulla».

 

Spratly

 

Il fatto. Pare che la Uss Lassen fosse stata avvertita sulla sua posizione sospetta, che secondo il governo cinese violava le acque sotto il controllo di Pechino. Eppure la nave americana ha deliberatamente scelto di proseguire nella sua navigazione. Gli Stati Uniti, per bocca di un loro funzionario militare che ha parlato alla Reuters, sostengono che la nave era accompagnata da aerei di sorveglianza e che stava compiendo una missione di monitoraggio, durata tre ore.

La nave. Sul sito della Marina Militare americana è spiegato che tipo di nave sia la USS Lassen. Si tratta di una delle imbarcazioni più potenti mai costruite al mondo tra i cacciatorpedinieri. È lunga 155 metri e a pieno carico può trasportare fino a 9.145 tonnellate di peso. A bordo c’è uno staff di 330 persone. Trasporta due elicotteri Seahawk e utilizza il sistema di difesa Aegis, uno dei più sofisticati esistenti. Le armi di cui è dotata la USS Lassen includono missili Tomahawk, antisottomarini e terra-aria.

 

Spratly

 

Il precedente. Non è la prima volta che gli americani si avventurano in quella zona del Pacifico, in cui la Cina periodicamente costruisce isolotti di cui rivendica la proprietà. Lo scenario si ripropone nelle Spratly come nelle Senkaku, al centro di una contesa con il Giappone. Lo scorso mese di maggio gli Usa avevano mandato un loro aereo a sorvolare gli isolotti artificiali a titolo dimostrativo, e la cosa irritò non poco la Cina. Sulle Senkaku, l'ultimo picco di tensione si è registrato nel novembre 2013, quando alcuni velivoli americani erano volati sopra l'arcipelago contesa da Cina e Giappone. L’obiettivo americano è quello di fermare l’espansione di Pechino nelle acque del Mar cinese meridionale, perché in ballo ci sono interessi notevoli di carattere egemonico ed economico.

La libertà di navigazione. L’accusa della Cina agli Usa vuole che l’ingresso della nave americana in quelle acque sia illegale. Rivendicando la sovranità delle Spratly, i cinesi considerano anche il mare che le circonda come acque territoriali, dove per navigare serve un permesso. Ma Gli Usa non ci stanno e invocano il principio di “libertà di navigazione”: quelle acque sarebbero internazionali, scevre quindi da autorizzazione. Anche perché il diritto marittimo afferma che ciascuno Stato può reclamare la sovranità sulle acque fino a 12 miglia dalla costa, ma non quando le isole sono costruite artificialmente. È il caso degli isolotti di Subi e Mischief, tra i quali appunto la Uss Lassen si è avventurata: in origine erano soltanto scogli ma oggi, dopo le ingenti operazioni di costruzione e dragaggio di Pechino, sono vere e proprie isole su cui sorge una base militare dotata di una pista grado di ospitare aerei da combattimento e cacciabombardieri.

 

Spratly

 

L’interpretazione del diritto marittimo. Diversi punti di vista, quindi, nel leggere i medesimi principi di diritto marittimo. Una diatriba che s'innesta attorno ad un luogo considerato strategico per le rotte economiche mondiali, da cui passa la metà del traffico mercantile mondiale e l’80 percento dei trasporti di petrolio grezzo verso Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Un affare stimato attorno ai 5mila miliardi di dollari ogni anno. Facile intuire che controllarlo è interesse di molti.

Le ragioni delle due parti. L’America, e come lei la maggior parte degli Stati del mondo, ritiene che le proprie navi militari abbiano diritto a entrate in quelle acque, a patto che la propria Marina si attenga ai regolamenti sul passaggio inoffensivo. La Cina invece, sostiene che la legge internazionale non permette di svolgere attività militari. Nello specifico caso della Uss Lassen, poi, Pechino afferma di non essere mai stata avvisata della presenza della nave nelle sue acque, e al fine di non creare altre provocazioni ha richiamato il proprio ambasciatore negli Usa. Ma il Pentagono non ha tardato a far sapere che la navigazione della Lassen è solo la prima di altre “missioni di pattugliamento”, alzando le tensioni. E se in una di queste azioni dovesse accadere qualche incidente, sarebbe difficile calcolare che cosa potrebbe accadere.

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