«Indizi su un attentato in Vaticano»

L'arresto dell'imam a Pognano

L'arresto dell'imam a Pognano
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L'ombra del terrorismo islamico internazionale si allunga sulla Bergamasca. Stamattina all'alba la Digos di Bergamo, su mandato della Dda di Cagliari, ha arrestato a Pognano un imam pakistano di 43 anni, molto noto nella zona. Si chiama, Zulkifal Hafiz Muhammad, è originario di Swabi, in Pakistan. Secondo l'accusa l'uomo predicava il Jihad, aizzando i fedeli con sermoni incendiari. Non solo, si impegnava attivamente per la causa della "guerra santa". L'imam raccoglieva fondi tra le comunità pakistane in Bergamasca, ma anche nel Bresciano, per finanziare operazioni terroristiche da compiere all'estero. Il denaro raccolto veniva spedito poi in Pakistan attraverso altri membri dell'organizzazione, che aveva la "testa" in Sardegna. In alcuni casi veniva invece utilizzato il metodo dell'hawala, il prestito fiduciario diffusissimo nei paesi islamici.

Da quasi 10 anni in Italia. L'imam non è una figura sconosciuta agli investigatori: era infatti tenuto d'occhio da tempo dalla Digos di Bergamo. Da anni residente in Italia, si era appena trasferito a Pognano da Verdellino, in una cascina da poco ristrutturata nella quale vivono 12 famiglie, dieci delle quali italiane. L'imam stava per chiedere la cittadinanza: era infatti vicino a maturare i dieci anni di permanenza nel nostro Paese. Quando gli uomini della questura orobica lo hanno raggiunto a casa sua, non ha opposto la minima resistenza. Ha aperto lui stesso la porta agli agenti e si è mostrato pienamente collaborativo. Portato prima in questura, è stato poi trasferito nel carcere di Bergamo a disposizione dell'autorità giudiziaria.

Per ora nove arresti. L’arresto avvenuto in via Roma a Pognano è una parte di una grande operazione portata a segno questa mattina su indagine della Procura Distretturale di Cagliari, che si è snodata su sei province italiane: Sassari, Roma, Macerata, Frosinone, Foggia e appunto Bergamo. L’operazione è ancora in corso: le richieste di arresto per ora sono 20, nove delle quali sono state eseguite fermando otto pachistani e un afghano. Tre sono i ricercati irreperibili, gli altri invece non risultano essere presenti sul territorio nazionale.

 

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L'imam al centro della cellula? «Un'organizzazione dedita ad attività criminali transazionali,che si ispirava ad al-Qaeda e alle altre formazioni di matrice radicale sposando la lotta armata contro l'Occidente e il progetto di insurrezione contro l'attuale governo in Pakistan», questo è quanto si legge nelle ordinanze di custodia cautelare. Il gruppo poteva fare affidamento su armi e «numerosi fedeli disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia». Le indagini dicono che la cellula operava per lo più a Olbia e nel Lazio, ma il ruolo principale pare fosse svolto proprio dall’imam residente a Pognano.

Paura di attentato contro il Vaticano. Il timore degli inquirenti è che fosse in cantiere un attentato pure contro il nostro Paese: dalle conversazioni intercettate tra i componenti del gruppo si parlerebbe della presenza di un kamikaze in Italia, pronto a colpire il Vaticano. Fra gli arrestati ci sarebbero pure due fiancheggiatori di Bin Laden, che in Pakistan avrebbero protetto l’ex-leader di Al Qaeda. Ci sarebbe un’intercettazione telefonica in cui uno degli arrestati parla con un parente dello sceicco saudita, informandosi sul suo stato di salute.

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