15 anni sempre in crescita

L'ascesa del fenomeno Dagospia che ora nasconde le foto hard

L'ascesa del fenomeno Dagospia che ora nasconde le foto hard
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Dagospia ha deciso di operare una radicale svolta nella propria attività editoriale: le famose (e dai più apprezzate) foto che campeggiavano in homepage raffiguranti donne vestite di sola aria, scene truculente e in generale qualsiasi tipo di contenuto, diciamo così, ai limiti della decenza, verranno rimosse. Non del tutto - sia chiaro - ma solo dalla pagine principale del sito: all’interno dei singoli articoli, infatti, saranno reperibili come sempre. Una scelta inaspettate, quella di “Dago”, volta, a detta della stessa redazione, a permettere ai lettori di aprire il sito senza l’ansia di beccarsi un’occhiataccia da colleghi, astanti, capi o famigliari. «Così potrete aprire la nostra pagina in treno, in autobus, durante battesimi e funerali», si legge nella nota informativa. Un ulteriore passo verso la conquista del grande pubblico del web da parte di un sito che, dalla sua nascita nel 2000, ha saputo fidelizzare centinaia di migliaia di lettori quotidiani.

 

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Dagospia: mica solo sesso e violenza. Come tutti i suoi utenti ben sanno, Dagospia non è certo un sito di solo gossip, costume e volgarità, ma un giornale capace di affrontare e spesso anticipare avvenimenti politici, economici e sociali come pochi altri sono in grado di fare. Gli intenti, d’altra parte, erano chiari fin da subito, ovvero da quando nel 2000 Roberto D’Agostino, già giornalista famoso e curatore di una rubrica di gossip, Spia, sull’Espresso, decise di fare un giornale tutto suo, «un bollettino di informazione, punto e basta». E di informazione su Dagospia ce n’è a iosa, e di ogni tipo: si parla, come detto, di politica ed economia, ma anche di star system, cinema, musica, storia, letteratura, cronaca, pettegolezzi, questioni internazionali, e via dicendo. Più o meno di ogni cosa, insomma.

 

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Un format vincente: la competenza... Dagospia, come anticipato, ha una vastissima platea di lettori, più di mezzo milione al giorno. Un successo realizzato grazie ad un format giornalistico vincente, riassumibile fondamentalmente in due concetti: competenza e irriverenza. Ma come può un giornale dalla storia così recente e dalla redazione così piccola potersi occupare di tutto quanto il mondo offre di giorno in giorno? Semplicemente… copiando chi più ne capisce. Non si tratta assolutamente di plagio, sia chiaro, semplicemente Dagospia quotidianamente riprende sulle proprie pagine, segnalando i relativi e dovuti diritti, gli articoli più interessanti che la stampa italiana e internazionale offre sui più svariati e attuali temi. Ma fino a qui, tutto sommato, possono arrivare tutti, è sufficiente una gran voglia di leggere e conoscere i giornali e i siti giusti. Ciò che veramente ha stupito di Dagospia in questi 15 anni, e che ne hanno determinato buona parte del successo, è la capacità di anticipare notizie e avvenimenti di qualsiasi tipo con giorni, settimane, se non addirittura mesi rispetto a qualsiasi altro quotidiano o giornalista. Nessuna particolare capacità profetica, ovviamente, ma solo un grande intuito sull’attualità e, soprattutto, una vastissima e capillare rete di contatti e informatori. Addirittura, ed è un fatto certo, per alcuni periodi fu nientemeno che Francesco Cossiga a passare informazioni e scoop a D’Agostino. Ed è solo uno di tanti nomi: dice lo stesso Roberto che «è il potere invisibile a contattarmi per darmi le notizie. Persone insospettabili, quelle che muovono davvero il teatrino dei burattini».

 

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… e l’irriverenza. Basta scorrere 30 secondi l’homepage di Dagospia per cogliere il tenore con cui vengono date le notizie: titoli sensazionalistici (alcuni, va detto, di una genialità incredibile), nomignoli, insulti, immagini shock di nudo o violenza (anche se da ora non più in prima pagina), argomenti che quasi vien la vergogna a leggere, figurarsi a scriverne. “Dago” in questi anni si è fatto beffe di qualsiasi senso del pudore, del politically correct, dell’autorità e del buon costume, e ha sempre messo sul suo giornale ogni tipo di notizia enfatizzandola, estremizzandola, generando nel lettore un senso di morbosità che di primo acchito ripugna ma di cui ben presto non si potrà più fare a meno. E allora ecco che Renzi non è il Premier o il segretario del Pd, ma il “cazzone” o “pittibimbo”, che i problemi di sesso meritano un trattamento di primo piano, che gli avvenimenti più scandalosi, ripugnanti e idealmente opposti alla moralità comune trovano lo spazio e l’enfasi che altrove non si ha il coraggio (o la decenza, dipende dai punti di vista) di dare. D’altra parte, oltre che per un’idea di giornalismo e di informazione tutta sua, D’Agostino sa bene che una bella donna seminuda o gli scoop più pruriginosi e impensabili di personaggi della vita pubblica sono un’autentica calamita di lettori. Tutto, dalla guerra all’Isis all’ultimo amore di Belen Rodriguez, trattato sotto forma di pettegolezzo, perché, dice Dago, «il pettegolezzo è l’unica forma di giornalismo».

Addio foto scandalistiche. Come detto in apertura, d’ora in poi Dagospia non proporrà più le sue celebri foto in homepage, ma solo all’interno degli articoli. Lo impone una strategia editoriale tesa a mettere a proprio agio i lettori in qualsiasi contesto, ma anche i banner pubblicitari grazie ai quali Dago sopravvive, poiché pare siano in molti che non gradiscono vedere il marchio della propria azienda affiancato da Miley Cyrus che combina quel che combina durante i suoi concerti. Ma, con ogni probabilità, neanche un lettore andrà perduto, giacché chi ormai è assuefatto di Dagospia proverà solo ancor più piacere nello scovare ciò che gli interessa nei meandri del sito, e chi invece non lo apriva per pudore potrà adesso cliccare senza più alcun imbarazzo. Insomma, un’ennesima trovata azzeccata.

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