L'assessore Valesini: «Vi spiego come stanno in realtà le cose sul Parco Ovest»
Tanta parte della zona è privata e nuove costruzioni sono già autorizzate da anni. Ora si sta cercando di mantenere più verde possibile
di Angela Clerici
Ha fatto nascere un bel dibattito nella città la vicenda di Parco Ovest, cioè quella vasta area prevalentemente verde che si trova fra la via San Bernardino e la via Moroni, ovvero tra i quartieri di San Tommaso, Colognola e Villaggio degli Sposi, attraversata dalla ferrovia per Milano che la divide esattamente in due parti, Ovest 1 e Ovest 2.
Si è costituito fra i cittadini un comitato che vorrebbe preservare l’area verde contro gli interventi edilizi, secondo una logica di tutela dell’ambiente, affermando che Bergamo non ha bisogno di nuovi edifici. Certamente ha invece bisogno di verde. Punto di vista legittimo, ma che si scontra con la realtà dei fatti. Lo spiega l’assessore all'urbanistica del Comune di Bergamo, Francesco Valesini.
Assessore, che cosa ne pensa di fare una riserva naturale nelle aree identificate nel Piano di governo del territorio (Pgt) come Parchi Ovest 1 e 2?
«L’idea è condivisibile, tant’è vero che è lo stesso piano urbanistico generale a utilizzare il termine di “parco”, prevedendo di trasformare aree libere private in una delle più ampie aree verdi di proprietà pubblica della città, ma per attuare questo progetto il Consiglio comunale ha deciso, molti anni fa, prima ancora della nostra amministrazione, di condizionarlo alla costruzione di nuovi edifici in una parte di queste stesse aree. Questo è un dato di realtà che, comprendo, sfugge a molti, ma dal quale non passiamo prescindere».
Ci spieghi.
«Dobbiamo innanzitutto distinguere fra Parco Ovest 1 e Parco Ovest 2 perché, anche se hanno praticamente lo stesso nome, sono due aree ben distinte, con storie e proprietà ben diverse».
D’accordo, assessore.
«Su Parco Ovest 1, verso via San Bernardino, è stata sottoscritta 14 anni fa, nel 2007, una convenzione urbanistica, in parole più semplici, un contratto, tra il Comune e la proprietà privata con cui si è data la possibilità di costruire 57 mila metri cubi di edificato, per buona parte sul vecchio piazzale di stoccaggio dell’area industriale dell’ex Gres. In cambio, al Comune sono state cedute le aree per il nuovo parco e per la realizzazione di altre importanti opere pubbliche: una nuova palestra per il quartiere San Tommaso, una passerella ciclopedonale sopra la circonvallazione che arriva a Colognola, un nuovo sottopasso ferroviario che si collega all’altra area di Parco Ovest 2 verso via Moroni, nuovi parcheggi a servizio del parco stesso. Il contratto prevedeva che tutto ciò potesse essere realizzato in dieci anni».
Il tempo è passato e non è stato costruito nulla.
«Esatto, soltanto che una serie di decreti del governo, prima quello “del fare” del 2013 e poi quello denominato “Semplificazione” del 2020, hanno prorogato la scadenza di questa convenzione al 2023. Va però anche ricordato che, nel 2019, dopo la nostra rielezione in Comune, il Consiglio comunale ha approvato una variante a questo contratto, riducendo l’edificabilità da 57 a 50 mila metri cubi. Una scelta che abbiamo fortemente voluto ma che, all’interno di una convenzione ancora in essere, è avvenuta solo a fronte della parziale riduzione degli oneri che il privato doveva corrispondere attraverso la realizzazione delle opere pubbliche che ho ricordato. In modo particolare, della palestra del quartiere San Tommaso, ancora prevista ma finanziata con risorse proprie del Comune».
Ma perché i privati non hanno costruito nulla in tutti questi anni?
«Lo dovrebbe chiedere a loro. Immagino che, come per molte altre convenzioni, sia dipeso dalla crisi del 2008 che ha fortemente colpito il settore immobiliare e ai tempi difficili che stiamo ancora vivendo».
Adesso si risvegliano?
«Avranno fatto le loro valutazioni e, con l’avvicinarsi della scadenza della convenzione, avranno probabilmente deciso che fosse comunque conveniente iniziare a realizzare quanto previsto, nonostante i costi ingenti da riconoscere al Comune per le opere pubbliche che ho citato e che, ricordo, da molto tempo sono attese anche dal quartiere, soprattutto da San Tommaso».
Dove verranno posizionate le costruzioni nel Parco Ovest 1?
«Nella zona più vicina al palazzo del ghiaccio, quella parte asfaltata che, al tempo del Gres, serviva da parcheggio per i camion e da stoccaggio. Restano al contrario libere le parti verso la ferrovia, quella del bosco e le zone a nord e a sud. Esattamente quelle stesse aree riprese in un video pubblicato in rete da un comitato che si è di recente formato per tutelarle e che ha promosso anche un’iniziativa per farle meglio conoscere. Voglio ricordare che se, in quella occasione, si è potuto attraversarle è proprio in virtù della convenzione che è stata sottoscritta a suo tempo e che ne ha consentito la fruibilità pubblica. Senza di essa avrebbero dovuto chiedere il permesso al privato».
E se rompeste il patto?
«Pagheremmo le conseguenze previste quando si rompe un contratto. Probabilmente, a fronte della mancata edificabilità, si dovrebbe arrivare anche a restituire le aree già cedute e ovviamente non verrebbero realizzate neanche tutte le opere pubbliche che ho già ricordato».
Parliamo del Parco Ovest 2, quello del progetto Ferretti.
«Stiamo parlando anche in questo caso di un’area privata della società Ferretti. In quella zona, il Piano di governo del territorio, adottato dalla giunta Bruni e poi approvato dalla giunta Tentorio, prevede 24 mila metri quadrati edificabili con la possibilità di insediare funzioni residenziali, alberghiere e commerciali. La proposta del gruppo Ferretti rispetta queste previsioni, ed ecco perché non è possibile da parte nostra impedirne la sua attuazione». (...)