Tanti anziani rimasti soli

L'assistente sociale: «Tra paure e problemi economici, tante famiglie sono una bomba a orologeria»

«Qualcuno non ha soldi per comprare le medicine, c’è chi non possiede un computer per la didattica online. E se in casa c'è un disabile...»

L'assistente sociale: «Tra paure e problemi economici, tante famiglie sono una bomba a orologeria»
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Nei nostri paesi più colpiti dal Covid-19, quelli della media Valle Seriana, sono scese in campo anche le assistenti sociali stravolgendo il loro lavoro, le consuetudini, la burocrazia, per cercare di stare vicine alle persone in difficoltà. Dice una di loro, Grazia Gritti, che lo tsunami ha investito tutti nella media valle, da Alzano, a Nembro, ad Albino. Ma non soltanto.

Come si sente?

«Mi sento stanca, ma mi sento bene, grazie al Cielo. Stiamo lavorando tantissimo, i nuovi bisogni si sono sommati a quelli che c’erano prima, che non erano pochi. Siamo entrati in un’emergenza a tutto campo».

Ci spieghi.

«Bisogna pensare che noi ci occupiamo sempre di situazioni problematiche. Che siano minori o anziani o famiglie fragili... Ora bisogna sommare queste fragilità a tutto quanto sta accadendo. Non soltanto i lutti, la malattia. Pensi la situazione di una famiglia debole, con un figlio handicappato che va a scuola, magari anche al pomeriggio, allo spazio compiti: ora questo bambino è tutto sulle spalle della famiglia, che magari ha anche altri problemi. Magari alcuni andavano al centro diurno e non c’è più nemmeno quello. Altri avevano l’aiuto di educatori, e nemmeno loro possono più intervenire. Si creano situazioni veramente molto difficili, ci sono case che sono diventate delle bombe a orologeria».

E voi?

«E noi cerchiamo di tenere botta, di essere comunque presenti, di ascoltare, di ascoltare tanto. Questo è un punto necessario, fondamentale. Bisogna pensare poi agli anziani soli, alle persone che hanno problemi psichici. Per tanti di loro questa situazione di emergenza è devastante».

Ci sono anche problemi economici?

«Anche quelli, certo».

Come vi regolate?

«Abbiamo cambiato modo di procedere. Che so, fino a un mese fa prima di decidere un’assistenza domiciliare si facevano colloqui, approfondimenti... adesso basta una telefonata, per forza. Dobbiamo essere flessibili, il servizio deve rispondere nell’immediato quindi ci vuole rapidità, snellezza. Lavoriamo tanto per telefono, facciamo chat video. In questi giorni ci hanno chiamato anche per avere le bombole dell’ossigeno perché il numero verde della Regione era intasato, non rispondeva nessuno e queste persone non sapevano più a chi rivolgersi...».

Gli anziani soli?

«Un problema enorme. Abbiamo un servizio di pasti a domicilio, ma quando si ammalano...».

Ci sono anziani che sono rimasti senza nessuno, che sono morti soli.

«È vero. Magari la famiglia aveva già persone positive, allora cercavano di stare vicini mediante telefono. Ma certo non è sufficiente, allora si sono aperte dinamiche negative, il figlio o la figlia che non possono stare vicino al papà o alla mamma ammalata, si sentono in colpa... E ci sono quelli che sono andati in ospedale e non sono più tornati e nemmeno i figli e i nipoti hanno potuto salutarli. Terribile».

Parlava anche delle difficoltà economiche.

«Sì, ci sono famiglie che hanno bisogno, che in tempi normali devono venire aiutate perché non arrivano alla fine del mese. Magari si sono trovate a dovere acquistare medicine. Qualcuno è rimasto senza i lavoretti che faceva... ed è rimasto senza soldi, non sa nemmeno come pagare l’affitto... I bisogni sono tanti, si sono moltiplicati. Io e la mia collega siamo in servizio sette giorni su sette. Ci siamo occupate anche del recupero delle salme di quelle persone rimaste senza una rete familiare, per dire. E un altro tema è quello dei bambini che oggi seguono le lezioni da casa, con il computer: non tutte le famiglie hanno uno strumento adatto a seguire la didattica online. O può capitare che il computer di casa serva a due fratelli oppure anche al papà o alla mamma per lavoro...».

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