Ats Bergamo si prende cura delle neo-mamme e delle donne in gravidanza positive al Covid
Il progetto, condiviso e approvato dalle direzioni sanitarie dei punti nascita, rientra tra le attività promosse dal Comitato percorso nascita locale che ha come obiettivo il sostegno alla salute delle madri e dei bambini
L’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo ha predisposto un percorso di presa in carico e monitoraggio dedicato alle neo-mamme e, in generale, alle donne in gravidanza positive al Coronavirus. Il progetto, condiviso e approvato dalle direzioni sanitarie dei punti nascita, rientra tra le attività promosse dal Comitato percorso nascita locale che ha come obiettivo il sostegno alla salute delle madri e dei bambini, specialmente durante questo periodo di pandemia.
Dal 7 maggio all’1 giugno sono state 34 le donne seguite: 5 in gravidanza e 29 neo-mamme. «Il percorso tutela la salute di madri e figli, attraverso il monitoraggio delle procedure previste per la prevenzione e il controllo dell’infezione - spiega Enrica Breda, coordinatrice ostetrica dell’Uoc promozione della salute del dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria di Ats Bergamo -. Inoltre, garantisce l’esecuzione dei tamponi nei tempi previsti, incluse l’indagine epidemiologica e la sorveglianza sanitaria delle donne e dei suoi contatti».
La parte operativa del progetto è iniziata il 7 maggio, con le prime segnalazioni da parte dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, centro di riferimento per il ricovero delle donne in gravidanza e positive al Covid-19, e da quello di Treviglio. «Alcune madri positive già dimesse, per le quali era già stata fatta l’inchiesta epidemiologica – prosegue la dottoressa Breda - sono comunque state contattate per il monitoraggio dell’allattamento e la sorveglianza del benessere materno neonatale».
Le prime segnalazioni avvenivano al momento della dimissione ma in un secondo momento, per facilitare una presa in carico precoce, si è concordato che l’ostetrica del reparto segnalasse i nominativi dei pazienti durante la degenza in ospedale. A queste donne vengono date indicazioni sul rispetto delle procedure di isolamento domiciliare obbligatorio, fino alla negatività al virus documentata attraverso l’analisi di due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro.
Inoltre, si tiene traccia della programmazione dei tamponi di controllo anche per i contatti stretti. In occasione dell’inchiesta epidemiologica viene quindi compilata una scheda di monitoraggio dell’allattamento e fornite informazioni sui servizi del territorio, in particolare sul sostegno all’allattamento messo in atto dal consultorio familiare di riferimento per la neo-mamma. Infine, viene proposto un servizio di sostegno psicologico.
«La segnalazione precoce ha permesso di effettuare inchieste epidemiologiche in tempi rapidi, prima della dimissione - conclude la dottoressa Breda –. Ciò ha consentito l’isolamento domiciliare fiduciario dei familiari e la possibilità di dare indicazioni di prevenzione di un possibile contagio, in modo da organizzare la casa prima del rientro tra le mura domestiche di madre e figlio».