Le commoventi parole del fratello di Saverio, 26enne di Romano morto sull'Adamello
Stamattina (30 giugno) l'intera comunità del paese di Ghilardi si è presentata alla chiesa dell'Assunta per l'ultimo saluto al ragazzo, tragicamente scomparso per un incidente in montagna. Le parole di Stefano, il fratello

Si sono tenuti stamattina (martedì 30 giugno), a Romano di Lombardia, i funerali di Saverio Ghilardi, il 26enne morto sabato in Valcamonica dopo essere precipitato durante un’escursione alpinistica a circa tremila metri di quota, sull’Adamello. Fuori dalla chiesa dell'Assunta, anche uno striscione: «Le montagne, le rocce, suscitano nel cuore il senso dell’infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime». Lo raccontano i colleghi di PrimaTreviglio.




A celebrare i funerali don Paolo Rossi, parroco della città. Saverio Ghilardi era molto conosciuto a Romano, frequentava l’oratorio ed era un ragazzo dinamico ed energico, dipendente in un’azienda di noleggio auto all’aeroporto di Orio. La passione della montagna ce l’aveva fin da bambino: arrampicava e praticava alpinismo di alto livello, ma sempre con la testa sulle spalle. Anche per questo appare ancora più assurda la tragedia di sabato. Stando a quanto emerso, l’incidente è stato causato dal cedimento di un appiglio di roccia sul sentiero durante un’ascensione sull’Adamello, nei pressi dei Corni di Premassone. La tragedia si è consumata intorno alle 11.30. Saverio e i suoi amici avevano raggiunto Sonico in automobile, da lì hanno raggiunto a piedi il rifugio Tonolini. Il volo di circa duecento metri non gli ha lasciato scampo. Con lui c’erano anche altri tre ragazzi di Romano e due bresciani.

Commoventi le parole di ricordo del fratello di Saverio, Stefano:
«Come mio padre Fabrizio, Saverio era un amante dell’arte. Sono persone capaci di scorgere la bellezza dell’essere nei delicati germogli di un orto, in un paesaggio naturale. Di mia madre Beatrice, Saverio ha preso il desiderio di dare sempre nuova linfa alla vita della nostra famiglia. Che si tratti di una sperimentazione insieme, di un nuovo gioco da tavolo, di una biciclettata, per loro la cosa più bella è condividere tutto questo con le persone che amano. Ettore (l’altro fratello, ndr) e Saverio condividono la stessa convinzione nel fare o non fare qualcosa. Quell’onesta testardaggine di chi sì, ti ascolta, ma per capire dove stai sbagliando. Naturalmente questa sicurezza è anche la loro forza, che permette loro di aprirsi con gli altri senza paura, mettendoli subito a loro agio. [...] Nell’ultimo mese ci siamo parlati come due amici, e non solo come fratelli. In conclusione, ricordiamoci sempre che Saverio vive ancora in ciascuno di noi, sta a noi tenerlo vivo onorando il suo ricordo. Sta noi superare questo momento di dolore, tirando fuori il meglio che abbiamo. E, usando le parole di Saverio, "a volte la vita puzza. Sta a noi farla profumare"».