«Non auguro a nessuno questa gogna»

Le dimissioni di Lupi senza avviso di garanzia

Le dimissioni di Lupi senza avviso di garanzia
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Si è conclusa l’informativa parlamentare voluta da Maurizio Lupi, in cui l’ormai ex Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti ha rassegnato ufficialmente le proprie dimissioni da capo del dicastero. La notizia, d’altra parte, era ormai nota: già nel pomeriggio di ieri era affiorata l’indiscrezione, confermata poi in serata dallo stesso Lupi ospite da Bruno Vespa a Porta a Porta. L’interesse per l’informativa di oggi, infatti, era fondamentalmente concentrato su come Lupi avrebbe giustificato la propria scelta, su eventuali (e puntualmente arrivate) precisazioni circa l’operato di questi due anni, e infine sullo sviluppo dei rapporti con il Premier Renzi in questi ultimi quattro giorni.

«Due anni di grande lavoro». Lupi ha voluto dedicare la prima parte del proprio discorso a quanto fatto di buono, da lui e dai suoi collaboratori, in questi 22 mesi di reggenza. Ha compiuto un riepilogo delle opere sbloccate o avviate in Italia negli ultimi due anni, dei cambiamenti legislativi ottenuti grazie all’operato del Ministero delle Infrastrutture e del Trasporti, e, soprattutto, di quanto tutto questo abbia inciso su un inizio di ripartenza del Paese, in termini di aumento dell’occupazione e di ricavi delle imprese. Successivamente, ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla vita del dicastero nel suo periodo di reggenza, dai più alti dirigenti fino ai marinai della Guardia Costiera. Una sorta di testamento, insomma, prima di lasciare spazio alle questioni più spinose.

 

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«Non sono mai stato indagato: è un fatto». Come prologo all’analisi delle vicende giudiziarie relative alle Grandi Opere, Lupi ha tenuto, anzitutto, a precisare che il suo nome non è mai, in alcun modo, comparso sul registro degli indagati. Fatto che, per evidenza, lo solleverebbe da ogni tipo di accusa. «Fatto» è una parola su cui Lupi ha molto insistito nel suo discorso (citando anche lo scrittore russo Michail Bulgakov che, nella sua opera Il Maestro e Margherita, disse: «Un fatto è la cosa più testarda del mondo»), come a voler spostare l’attenzione di tutti da quanto riferito dai mass media in questi giorni a ciò che realmente è accaduto. E il primo «fatto» su cui Lupi invita a riflettere è lui indagato non lo è mai stato. La responsabilità dunque di cui l’ex Ministro si sente in dovere di rispondere è di carattere politico, non giudiziario.

«Incalza, un professionista capace e mai condannato». Come prevedibile, l’attenzione si è poi spostata su coloro che non solo indagati lo sono, ma si trovano pure, al momento, in carcere: Ercole Incalza e Stefano Perotti. Rispetto al primo, Lupi si è premurato di sottolineare che se un dirigente resta in ambito governativo per ben sette Governi significa che il suo mestiere lo sa fare. Cosa che lo stesso Lupi ha potuto constatare di persona in questi 22 mesi da Ministro. Inoltre, rispetto ai 14 procedimenti avviati in questi anni nei confronti del super dirigente dei lavori pubblici, Lupi ha voluto evidenziare come tutti, per prescrizione o proscioglimento, si siano conclusi con l’innocenza di Incalza. Per quanto riguarda Perotti, amico di famiglia dal 2001, il discorso si intreccia inevitabilmente con quanto emerso rispetto a presunti favori ricevuti dal figlio dell’ex Ministro.

«Non ho mai favorito mio figlio». Lupi ha con forza ribadito di non aver mai compiuto alcun tipo di pressione con chicchessia per aiutare il figlio a trovare un lavoro. Tutto ciò che sarebbe stato fatto, a detta dell’ex Ministro, riguardava un semplice consiglio al figlio su alcune persone con cui confrontarsi al fine di orientare la meglio le sue scelte lavorative. Lupi ha inoltre sottolineato, per certificare la correttezza dell’assunzione presso lo studio americano nel quale il figlio ora lavora, che proprio lo studio in questione ha in queste ore diramato una nota stampa per spiegare come sia stata maturata la decisione di assumere il ragazzo. Ovvero esclusivamente sulla base delle sue capacità e dei suoi meriti. Anche rispetto all’assunzione a termine presso il cantiere Eni a San Donato, compiuta da Perotti, Lupi ha dichiarato che sì, avrebbe anche potuto, vista la posizione ministeriale, compiere alcune pressioni, ma mai si sarebbe permesso di farlo. E sul famoso orologio regalato da Perotti al ragazzo per la laurea: «Se proprio devo prendermi una colpa, è quella di non aver suggerito a mio figlio di ridarlo indietro».

«Questa gogna mediatica non la auguro a nessuno». Lupi ha dedicato parte del proprio discorso alla campagna mediatica organizzata in questi giorni non solo contro la sua persona ma, a suo dire, anche contro la sua famiglia. L’ex Ministro ritiene questa la parte più dolorosa dell’intera vicenda, sottolineando come i propri affetti vengano prima di qualsiasi altra cosa, e come, qualora questi vengano intaccati da forze esterne, occorra prendere delle decisioni, seppur sofferte. Con dichiarato riferimento ai deputati del M5S, Lupi ha affermato di non augurare a nessuno quanto hanno dovuto sopportare in questi giorni lui e i suoi cari a livello mediatico.

«Mi dimetto per il bene comune». Infine, la giustificazione delle dimissioni: secondo Lupi, la politica significa servire il bene comune, e se le sue dimissioni possono rappresentare un modo per far riprendere alla politica la rincorsa e per rafforzare questo Governo, allora così sia. Pur con la voglia di continuare ad essere utile: «Dopo tanti anni non perdo il sorriso e il buon umore e vedo il lato positivo di questa difficile vicenda: tante persone mi hanno dimostrato amicizia. Sarò ingenuo, romantico, fuori moda, un comprimario, come mi hanno definito, ma la cosa a cui tengo di più sono i rapporti umani e personali che possono nascere anche in politica. Nessuno può togliermi ciò che per me vale più di tutto. Tommaso Moro diceva che nulla accade senza che Dio lo voglia. Lascio il governo a testa alta e guardandovi negli occhi continuerò a fare il mio dovere. Il tempo sarà galantuomo. La mia scelta di dimettermi farà vincere il giudizio, non il pregiudizio».

Su Renzi. Infine, una chiosa dedicata al rapporto con Renzi: Lupi ha voluto evidenziare come non ci sia stata alcuna pressione da parte del Premier per quanto riguarda le dimissioni, ma che Renzi, dopo ore di dialogo e confronto, abbia lasciato la decisione interamente nelle mani dell’ex Ministro. Il quale ha fatto la sua scelta.

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