Un progetto che li aiuta

Le mamme fan le badanti in Italia Il dramma degli orfani bianchi

Le mamme fan le badanti in Italia Il dramma degli orfani bianchi
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La stampa li ha ribattezzati così: orfani bianchi. Ma con questo termine s’intendono tutti quei bambini dell’Est Europa rimasti soli a casa mentre le proprie madri si trovano in Italia ad accudire altri adolescenti o a far da badanti a qualche anziano. Stiamo dunque parlando di numerosissimi ragazzi in età scolare che, per contingenze storiche, sono lasciati a casa, accuditi da padri, zii, nonni o addirittura, in alcuni casi, dai vicini di casa. Ma può anche capitare che finiscano in qualche istituto per minori, quando non c’è proprio alcun parente disponibile a star loro vicino. I bambini in questione sono tanti, secondo alcuni dati Unicef almeno 350mila in Romania e 100mila in Moldavia.

 

 

La distanza. A causa delle lunghe distanze, le madri fanno molta fatica a gestire il rapporto con i propri figli. Come spiega un interessante articolo di Linkiesta su questo tema: «Alcune donne evidenziano, in particolare, la difficoltà a mantenere il controllo sui figli, altre - soprattutto se con figli piccoli - faticano addirittura a sentirsi riconosciute come madri; altre ancora dichiarano che a causa della distanza la relazione con i figli cambia in modo radicale – a volte permanente - e questo, tra l’altro, contribuisce a rendere particolarmente traumatici gli incontri in occasione di visite o del ricongiungimento e a ristabilire una relazione di riconoscimento reciproco».

Le drammatiche reazioni dei bambini. Può accadere che alcuni di questi bambini a causa del distacco cadano in brutte depressioni o finiscano per diventare dipendenti da droghe o dall’alcol, senza contare che una buona parte, vivendo la maggior parte della giornata in quasi totale autonomia, inizia a frequentare cattive compagnie. Ma talvolta può succede qualcosa di ancor più drammatico: alcuni di loro, infatti, scelgono di uccidersi. Si tratta di «un gesto estremo», spiega Silvia Dumitrache, presidente dell’Associazione donne romene in Italia; probabilmente i bambini credono che questo «sia l’unico modo per far tornare le mamme a casa». Nella sola Romania, dal 2008 a oggi, si sono contati oltre trenta casi di questo genere, anche se i numeri potrebbero essere molto più alti visto che non esistono studi o dati ufficiali che documentino questo problema.

 

https://youtu.be/NMG3H9Jcoi0

 

Un documentario. Nel 2010 Silvia Dumitrache vede per la prima volta un documentario intitolato Home Alone. A Romanian Tragedy, una lunga clip dedicata alla storia di tre giovanissimi ragazzi rumeni, che han deciso di impiccarsi, un giorno qualunque dopo la scuola, a seguito della partenza delle madri per l’Italia. «Davanti a quelle immagini ho capito che dovevo fare qualcosa», ha spiegato Silvia Dumitrache, «così prima ho creato un gruppo su Facebook per cercare di attirare l’attenzione dello Stato su questi eventi disastrosi, poi grazie alle conoscenze che avevo in Romania è partito il progetto Mamma ti vuole bene, in romeno Te iubeste mama!».

Il progetto. Per gli orfani bianchi, spiega ancora Silvia Dumitrache, «la parte dolorosa non è tanto il distacco, quanto l’attesa che non finisce mai. E poi c’è la mancanza di comunicazione, il non poter immaginare cosa fa la mamma nell’altro Paese. Ti senti abbandonato. Per questo i bambini si tolgono la vita. Pochi si accorgono del loro disagio, perché in Romania, soprattutto nelle zone rurali, la figura dell’assistente sociale è assente». L’idea di questa donna è quella di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla nuova tecnologia, cercando in ogni modo di favorire un maggior contatto tra madre e i figli. Per questa ragione sta presentando il progetto Te iubeste mama! a molte biblioteche rumene che, dotate di semplici ma funzionali postazioni computer, sono diventate il luogo dove i bambini possono gratuitamente chiamare e interagire, tramite una webcam, con la propria mamma.

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