indagini in corso

Minacce di morte ai presidenti di Confindustria, i vecchi proiettili e "l'ombra" di Prima Linea

Indagati due bergamaschi dell'estrema sinistra in passato condannati durante il processone a "Prima Linea". Nelle loro abitazioni non è stata però trovata alcuna munizione o arma

Minacce di morte ai presidenti di Confindustria, i vecchi proiettili e "l'ombra" di Prima Linea
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A destare l’attenzione di chi indaga per trovare i colpevoli delle minacce di morte ai presidenti di Confindustria Lombardia Marco Bonometti e Confindustria Bergamo Stefano Scaglia erano stati i proiettili trovati insieme alle lettere minatorie. Le missive, recapitate a giugno dello scorso anno e firmate Nuclei proletari lombardi (sigla ignota nel mondo terroristico), contenevano in fatti munizioni particolarmente datate, segno che chi le ha inviate le custodiva da diverso tempo.

Come riporta l’Eco di Bergamo però durante le perquisizioni effettuate giovedì mattina (11 marzo) a casa dei due bergamaschi iscritti dalla procura di Brescia nel registro degli indagati la Digos non ha trovato né proiettili né alcun tipo di arma.

Le minacce

Oltre a Bonometti e Scaglia, ad essere minacciato fu anche il presidente di Confindustria Brescia Giuseppe Pasini, che a settembre ricevette un pacco bomba. Gli atti minatori indirizzati ai presidenti delle associazioni degli industriali seguirono la tesi per la quale gli imprenditori, alla vigilia del primo lockdown nazionale, si opposero per ragioni legate al profitto all’istituzione della zona rossa in Val Seriana.

Una circostanza smentita anche dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota che insieme ad un pool di magistrati bergamaschi è al lavoro per accertare eventuali responsabilità sia in merito alla gestione dell’emergenza sanitaria sia sul mancato aggiornamento del piano pandemico italiano.

Due indagati bergamaschi

Indagati sono una donna di 65 anni, residente nel quartiere cittadino di Monterosso, e un uomo di 64 anni di Pradalunga, entrambi per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico e minacce aggravate. I due, in passato, erano stati condannati al termine del processone a “Prima Linea” e appartengono all’estrema sinistra.

Sia l’uomo sia la donna risultano far parte del Comitato popolare verità e giustizia per le vittime da Covid-19, orientato a sinistra, alternativo rispetto a quello più noto alle cronache.

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