Germania e profughi, ovvero il tema più caldo delle ultime settimane. La cronaca è nota: con una scelta piuttosto sorprendente, Angela Merkel ha deciso di spalancare le porte del proprio Paese ai migranti, mettendo a punto un piano che porterà nei prossimi anni quasi un milione di rifugiati in Germania. Un’accoglienza in piena regola, provvista di ogni cosa con precisione tutta teutonica. Un dato particolare, però, riguarda la nazionalità di questo milione di migranti: tutti, infatti, per poter raggiungere le terre di Frau Merkel, dovranno essere rigorosamente siriani. Una scelta particolare, che, pur non scalfendo minimamente l’onore dovuto ai tedeschi per questo impeto umanitario e solidaristico, fa inevitabilmente sorgere una domanda: perché proprio, e solo, i siriani?
Il massiccio piano della Merkel. «Non c’è un limite legale al numero di richiedenti asilo che può ricevere la Germania, e in quanto Paese forte ed economicamente sano abbiamo la forza di fare quanto è necessario»: così ha parlato la Merkel, sospendendo di fatto il Trattato di Dublino (il quale prevede il rimpatrio immediato per qualsiasi profugo che attraversi il confine di un Paese dell’Unione europea per giungere in un altro senza alcun tipo di permesso) e spalancando le porte a centinaia di migliaia di siriani. Da un punto di vista economico, il Governo centrale ha stanziato 3 miliardi di euro per far fronte a questi arrivi, oltre ad altri 3 miliardi che verranno distribuiti agli enti locali per tutte le misure che richiederanno una maggior territorialità. A goderne, dunque, i siriani. Una scelta che in parte può essere giustificata dalla già corposa presenza di migranti da questa terra in Germania, che negli scorsi decenni è andata sempre più aumentando. Ma pare davvero troppo poco per decidere di escludere i moltissimi altri profughi per ragioni di guerra che in questi mesi si stanno dirigendo in Europa. La ragione, piuttosto, è da ricercare in alcune peculiarità che i cittadini siriani possidono, in particolare da un punto di vista sociale e lavorativo.
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Perché i siriani. I siriani infatti, stando a quanto affermato da numerosi analisti e sociologi, sono una popolazione che, in caso di trasferimento in altro Paese, dimostrano fin da subito un’immediata capacità di integrazione nel tessuto civile e sociale dello Stato ospitante, cosa che ne rende quasi impercettibile l’impatto sulle comunità da cui vengono accolti. Inoltre, rispetto a molti altri cittadini di Paesi del Nord dell’Africa, presentano un’elevata percentuale di scolarizzazione, a livello anche accademico (molti sono laureati), e si presentano dunque come potenziali lavoratori già formati e pronti a dare il proprio contributo. Quest’ultimo aspetto è corroborato da alcune statistiche che vogliono i siriani in Europa come presenti soprattutto nei settori universitario, medico e imprenditoriale. Inoltre si tratta di migranti che, come certificato dagli studi macroeconomici degli ultimi anni, portano ricchezza ai Paesi che li ospitano.
I dati delle rimesse. Secondo la Banca Mondiale, infatti, nel 2010 la Siria riceveva circa 2 miliardi di euro di rimesse (senza considerare i canali informali), ovvero soldi che cittadini siriani all’estero inviavano in patria ai propri famigliari. Nel 2014 questa cifra si è notevolmente ridotta a circa un miliardo e mezzo, un calo dovuto in buona parte proprio ai mancati introiti dai siriani in Germania (dai 105 milioni del 2010 ai 26 del 2014). Un dato del genere si giustifica con un’integrazione totale: più passa il tempo, più i siriani che si trasferiscono in Germania si costruiscono la loro vita nel nuovo Paese di residenza, magari persino con una famiglia, e i soldi che prima venivano spediti alle terre di origine oggi rimangono e vengono spesi in Germania. A fronte di tutti questi elementi, dunque, si comprende bene il motivo di questa spiccata predilezione per i migranti siriani da parte della Merkel e del suo Governo.