Le incerte questioni economiche dietro al voto di quest'autunno
Vi siete chiesti perché d’improvviso i partiti abbiano trovato un accordo sulla riforma elettorale? Dopo mesi di scontri in cui sembrava che qualsiasi ipotesi di accordo fosse lontanissima, magicamente le volontà hanno cominciato a convergere in maniera abbastanza concorde sull’ipotesi del proporzionale tedesco. Un modello che è lì da mezzo secolo ma che è stato “scoperto” solo ora dai partiti. Una spiegazione c’è. E ha la forma di un incubo.
La manovra economica e l'aumento dell'Iva. Il Pd ha il terrore di andare alle urne avendo sulle spalle il carico di una manovra autunnale che si annuncia durissima. Una manovra che potrebbe costare molto cara a chi l’ha dovuta approvare se si arrivasse a scadenza naturale della legislatura, con voto nel 2018. Sulla manovra pende la spada di Damocle delle Clausole di salvaguardia che l’Italia aveva sottoscritto per venire incontro alle indicazioni di Bruxelles e che sono legge dello Stato. Queste clausole prevedono dal primo gennaio, in mancanza di correttivi che migliorino la situazione della finanza pubblica, un aumento dell’Iva dal 10 per cento al 13 per i beni di largo consumo e dal 22 al 25 per cento per gli altri beni. Totale della stangata: 19,6 miliardi. Il Governo Gentiloni sta studiando un decreto per spostare la data “tagliola” di tre mesi e lasciare così al governo nato dal voto lo spazio per trovare altre strade. L’aumento dell’Iva infatti è già incorporato nei saldi di finanza pubblica, e dunque per neutralizzarlo occorre sostituire quel mancato gettito con altre misure.
L'Italia preda dei mercati? Ma c’è anche una chiave fantapolitica per spiegare quello che potrebbe accadere in autunno. È una lettura inquietante che viene evocata da osservatori e da siti web: la situazione italiana sarebbe di una tale incertezza da rendere il nostro Paese un perfetto obiettivo della speculazione dei mercati finanziari («Dopo le elezioni tedesche e fino al voto, l’Italia sarà l’osservata speciale dei mercati», ha ammesso lo stesso Renzi).
Sono quei mercati che hanno visto perdere la Francia come potenziale obiettivo, dopo il voto che ha letto Macron e che ha dato stabilità al Paese. In autunno ci sarà anche il voto tedesco, ma le proiezioni danno pochissimi margini di incertezza: si va verso un quarto mandato della Merkel. Come ha scritto Repubblica «le agenzie di rating - da Fitch, a Dbrs a S&P - pensano che l'Italia sarà a breve l'unica preda presente sui mercati».
L’Italia invece si troverà nelle sabbie mobili, con spread destinato a schizzare alle stelle, visto che oltretutto si va verso la fine del Quantitative Easing (cioè della politica di acquisti dei titoli di Stato ad opera della Bce). Tutto questo porterà ad un’impennata dei tassi che potrebbe costare al nostro paese un aumento di 2,8 miliardi in più in spesa per interessi nel 2018.
L'agenda autunnale. L’agenda autunnale del resto è da brividi. Il 27 settembre è fissata la scadenza per presentare la nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), con le scelte cruciali sul Pil e il debito; il 15 ottobre è il giorno in cui il Draft Budgetary Plan, con uno schema completo e dettagliato della legge di Bilancio, deve essere inviato a Bruxelles; infine il 20 ottobre la legge di Bilancio deve essere consegnata al Parlamento. Il governo uscito dal voto si insidierà dopo la metà di novembre. C’è un mese di tempo per l’esame della legge di Bilancio. Facile quindi che si arrivi all’esercizio provvisorio. Tutta musica per la grande speculazione internazionale.