Caos pure ad Aleppo

Rivolte in seno allo Stato Islamico A Raqqa tornano bandiere siriane

Rivolte in seno allo Stato Islamico A Raqqa tornano bandiere siriane
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Una rivolta popolare per le strade di Raqqa, che ha provocato una spaccatura tra le milizie dello Stato Islamico con almeno 200 militanti schierati assieme alla popolazione nel fronteggiare i loro ex-commilitoni. La notizia arriva dal Medio Oriente rimbalzata da Russia Today (che cita alcune fonti locali, come Alalam e Hamrin), a dipingere la capitale del Califfato spaccata da faide interne e malumori intestini, con conseguenze sanguinose in termini di morti (si parla di dozzine).

 

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Notizie poco chiare. Ancora poco chiare le ragioni della ribellione: stampa in lingua araba parla di malcontenti per differenze di ranghi, che hanno portato così a scontri armati. Ma non è nemmeno da escludere che ci sia stata una sorta di manifestazione a favore dell’esercito di Assad (lo scrive Globalist) inscenata in alcuni quartieri della città da parte della popolazione, sostenuta poi da centinaia di miliziani dell’Isis. Il coinvolgimento di parte degli jihadisti avrebbe così costretto gli altri componenti dello Stato Islamico (che dopo due giorni di scontri hanno registrato pure alcune perdite, tra cui uno dei leader, Abu Ali Tunsi) a organizzare posti di blocco all’interno della città. Ma c’è di più: Sputnik News (sito russo vicino al Cremlino) parla di bandiere siriane issate in vari quartieri della città, una notizia che troverebbe conferma in altri siti siriani.

Caos pure ad Aleppo. Intanto anche ad Aleppo lo Stato Islamico si troverebbe in difficoltà: “Faylak al-Sham”, gruppo ribelle siriano che si oppone sia all’esercito regolare di Assad che alle milizie del Califfato, afferma che dozzine di ex-militanti di Daesh sarebbero proprio entrati nelle sue fila a nord di Aleppo. A far paura agli jihadisti è l’avanzata costante delle armate siriane, sostenute dal fuoco alleato russo. Secondo Alalam l’offensiva avrebbe riportato sotto il controllo di Assad almeno 50 villaggi a est di Aleppo, spostando la linea del fronte indietro praticamente di due anni.

 

A member loyal to the ISIL waves an ISIL flag in Raqqa

 

I militanti olandesi. Non è la prima volta, chiaramente, che arrivano notizie di spaccature interne allo Stato Islamico. Mesi fa molte testate parlarono degli stipendi pagati ai foreign fighters in Siria e Iraq, dando conto delle differenze di pagamento tra islamici arrivati dall’Europa e quelli arrivati dai Paesi mediorientali, retribuiti meno e, per questo arrabbiati. Ma è la violenza gratuita del Califfato ad aver spinto più di un soldato a disertare. Gli ultimi sono stati gli otto jihadisti olandesi uccisi settimana scorsa a Maadan, nella provincia di Raqqa, di cui ha parlato il gruppo di attivisti Raqqa is Being Slaughtered Silenty. Il problema, spieba RBSS, è che un mese fa erano sorte tensioni tra 75 jihadisti olandesi e uomini dell’intelligence dell’Isis. Un intermediario jihadista era stato inviato per risolvere la disputa, ma era stato ucciso dai combattenti d’origine europea, che poi sarebbero stati incarcerati a Tabaqa e Maadan. Otto di loro, quindi, sarebbero stati giustiziati.

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