Le storie di tanti giovani italiani che cercano il futuro in Australia
Il 19 aprile scorso, a Roma, è stato presentato il volume Giovani italiani in Australia. Un viaggio da temporaneo a permanente, ricerca realizzata dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (Editrice Tau) e frutto di due anni di studio e analisi. Si tratta un'opera prima nel suo genere, in grado di fornire un'analisi dettagliata del fenomeno migratorio italiano in Australia: partendo dai dati statistici che illustrano i flussi migratori dal nostro Paese alla terra dei canguri nell’ultimo decennio, gli autori hanno approfondito la grandezza e la complessità degli eventi in atto e, attraverso le storie dei protagonisti, hanno portato alla luce i motivi, i pensieri, i sogni, le speranze e le paure che caratterizzano il recente fenomeno migratorio. A dare forma al progetto sono stati Michele Grigoletti e Silvia Pianelli, bergamasca originaria di Carvico che qualche tempo fa aveva raccontato proprio a noi di BergamoPost la sua esperienza da italiana dall'altra parte del mondo.
I due non hanno solo scritto il volume, ma hanno anche completato la ricerca realizzando, grazie al prezioso aiuto del registra Matteo Maffesanti, un interessante video-reportage intitolato 88 giorni nelle farm australiane, che testimonia l’esperienza di vita e di lavoro di molti giovani italiani, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che ogni anno lasciano l’Italia e viaggiano per l’Australia seguendone le stagioni della raccolta della frutta e della verdura, lavorando la terra in zone rurali, lontane dalle principali città. Il documentario è una testimonianza visiva dello spaccato giovanile, mostra e chiarisce come mai i giovani hanno fatto questa scelta, dove e con chi vivono, cosa pensano del proprio futuro e cosa si aspettano dall’Australia.
La ricerca. Il volume è uno studio approfondito dei flussi migratori italiani in Australia realizzato attraverso l’analisi e le modalità d’uso, da parte dei cittadini italiani, dei visti temporanei a loro accessibili, fra cui i visti vacanza-lavoro, i visti studenteschi e i visti di sponsorizzazione lavorativa. Analizzando i dati forniti dalle fonti ufficiali, come il Dipartimento d’Immigrazione australiano, relativi a coloro che sono in possesso di permessi di residenza temporanei e studiando i cambiamenti dei visti richiesti dai cittadini italiani che si trovano sul territorio australiano, gli autori hanno dimostrato come i nostri connazionali che si trasferiscono in Australia lo fanno in molti casi con l’idea iniziale di rimanervi per un breve periodo, salvo poi cambiare prospettiva e cercare strade alternative per realizzare una migrazione definitiva, raggiungendo il traguardo della residenza permanente, che apre poi le porte alla possibilità di ottenere la cittadinanza australiana. Un percorso pianificato nei dettagli, fra leggi che regolano il rilascio e la possibilità di richiesta dei visti. Questo fenomeno non si limita a coinvolgere i giovani di età compresa fra i 18 e i 30 anni, che spesso partono con il ben noto visto vacanza-lavoro, ma coinvolge anche famiglie e chi ha più di 30 anni, tutti alla ricerca di un futuro diverso, a loro parere migliore, per se stessi e i propri figli. Residenti temporanei, residenti permanenti e nuovi cittadini australiani: l’emigrazione italiana attuale ha creato gruppi ben distinti, numerosi, con esigenze e caratteristiche diverse da quelle già presenti nel territorio. A storie di successo e di integrazione si affiancano vicende di sfruttamento e solitudine che trovano, in questo volume, spazio per un’analisi di ampio raggio che ha messo in luce le vere difficoltà d’integrazione.
I protagonisti: le caratteristiche dei giovani italiani in Australia. Chi sono i protagonisti del volume? Si tratta di giovani forti, tenaci, coraggiosi, pronti a mettersi alla prova, consapevoli di cosa significhi fare sacrifici e compromessi, umili ma decisi. Contrariamente allo stereotipo spesso presentato dai media italiani, la ricerca restituisce un’immagine completamente diversa: non si tratta di “bamboccioni”, né di persone che disprezzano opportunità di lavoro che non rispettino le proprie qualifiche, soprattutto in un Paese straniero, dove sembra quasi un passaggio obbligato l’accettazione di lavori umili e con paghe relativamente basse. I giovani che emigrano in Australia, al contrario, conoscono e apprezzano i valori della cultura italiana: la famiglia, ad esempio, è considerata un punto di riferimento imprescindibile, un sostegno costante nei momenti di difficoltà. Ma, allo stesso tempo, rifiutano con forza (e con rabbia) gli aspetti attualmente negativi dell’Italia: la percepiscono come un Paese vecchio, stanco, incapace di mostrare dinamicità in un mondo in continuo cambiamento; un Paese ingiusto, incapace di offrire possibilità o di applicare la tanto desiderata meritocrazia, soprattutto in ambito lavorativo. Vedono l’Australia come il luogo in cui il lavoratore, di qualunque nazionalità, viene rispettato e pagato il giusto, anche se giovanissimo e alla prima esperienza. La terra dei canguri è un Paese dinamico, meritocratico, che offre possibilità, ma che non regala niente perché il prezzo da pagare è alto e richiede sacrifici, costanza, perseveranza e tanti compromessi.
Il viaggio: il cambiamento interiore e la riscoperta di sé. Il viaggio dei giovani italiani in Australia non è solo da intendersi in senso etimologico, come "viaticus", spostamento da un luogo all’altro, ma diventa una vera e propria metafora che porta alla scoperta di se stessi, dei propri limiti e delle proprie capacità. Un viaggio alla scoperta di luoghi unici e magnifici che l’Australia offre e un viaggio alla scoperta del proprio valore personale che, per tante circostanze, il vivere in Italia aveva cancellato e offuscato. Un cammino concreto che crea le condizioni di un viaggio metaforico, interiore. Una crescita personale, una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé, un percorso realizzato tra alti e bassi e da momenti di gioia e momenti di totale sconforto e sensazione di non potercela fare. Il viaggio australiano è una prova che viene superata mettendocela tutta. Ed è anche un viaggio burocratico, un districarsi incessante all’interno della burocrazia australiana per la richiesta e l’ottenimento dei visti e tra i cambiamenti continui di status migratorio, di diritti e doveri imposti dai visti posseduti per cercare di raggiungere la meta della permanenza a tempo indefinito e della cittadinanza australiana.
Dalla temporaneità alla permanenza. La recente emigrazione italiana in Australia ha una caratteristica molto particolare: il tentativo, continuo e incessante, di prolungare la propria permanenza nel Paese. Un tentativo che, quando il percorso migratorio si conclude in maniera positiva, porta all’ottenimento della residenza permanente che permette di accedere alla cittadinanza australiana. Un percorso che mira a cambiare la propria condizione di migranti da “temporanea”, definita dalla durata del visto stesso, a “permanente”. Una migrazione a due fasi, dunque, che inizia con l’arrivo in Australia per mezzo di un visto temporaneo e si completa, dopo un periodo medio-lungo, con l’ottenimento della residenza permanente. La condizione di prolungata temporaneità dei nuovi migranti, con il passaggio da un visto temporaneo all’altro, è un fenomeno del tutto nuovo nella storia della migrazione in Australia e per questo risulta di difficile comprensione. I dati degli ultimi anni relativi agli arrivi di italiani mostrano chiaramente che essi non vogliono rientrare nel Belpaese, ma sono disposti a fare sacrifici e accettare compromessi pur di prolungare la propria permanenza in Australia. Tra le motivazioni principali che spiegano questa tendenza vi sono le migliori condizioni lavorative ed economiche, le maggiori opportunità di lavoro, le positive aspettative future per se stessi e la propria famiglia, ma anche più semplicemente lo stile di vita, il clima, le spiagge e l’espressione di una socialità completamente diversa rispetto a quella italiana, un vero e proprio “innamoramento” dopo il primo periodo di soggiorno.
Il video-reportage 88 giorni nelle farm australiane. Una sezione della ricerca è dedicata ad approfondire il fenomeno del visto vacanza-lavoro. L’Italia è la terza Nazione europea che maggiormente utilizza il secondo visto vacanza-lavoro in Australia, preceduta solo dai cittadini estoni e irlandesi. Nel 2014-2015 sono il 26,2% gli italiani – tra i 18 e i 30 anni – che hanno rinnovano il visto per altri dodici mesi, rispetto al 13,6% dei coetanei francesi e al solo 7% dei giovani tedeschi. Dall’inizio dell’accordo bilaterale, 10.950 giovani italiani hanno completato gli 88 giorni di lavoro nelle fattorie australiane. Il video-reportage (della durata di 35 minuti) è stato registrato nelle cittadine di Griffith, nel Nuovo Galles del Sud, durante la stagione della raccolta delle zucche e delle angurie, del riso e del cotone, e a Shepparton, Tatura e Murchison, nel Victoria, durante la stagione della raccolta delle mele, delle pere e dei pomodori. Luoghi accomunati tra loro dalla presenza di una storica comunità italiana, stabilitasi negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Negli ultimi anni, le città di Griffith e Shepparton sono diventate sempre più conosciute e una tappa quasi obbligatoria per molti dei giovani italiani alla ricerca di farms dove poter lavorare. Sulla base di centinaia di interviste raccolte, e dopo aver individuato i concetti e le parole chiave, nel video-reportage vengono evidenziati i concetti fondamentali raccontati in prima persona da 20 testimoni privilegiati. I racconti mostrano che le motivazioni della partenza, associate ai benefici e ai valori riscoperti, svolgono un ruolo fondamentale nella scelta del giovane italiano di rimanere in Australia per un tempo molto più lungo di quanto inizialmente preventivato. Il trailer di 5 minuti è stato premiato con il primo premio al FILEF Film Festival di Sydney, mentre il video-reportage è stato inserito in diversi Festival cinematografici sia in Italia che in Australia.
Dare voce ai protagonisti. La ricerca e il video-reportage hanno voluto dare voce a un mondo giovanile ancora poco conosciuto. Giovani che hanno scoperto una grande duttilità al cambiamento, con una capacità di reinventarsi e una predisposizione alla trasformazione. Ragazzi maturi che, in Australia, stanno scoprendo la possibilità di sviluppare pienamente le loro capacità. Le interviste sono parte fondamentale e integrante di questo volume, perché i giovani che stanno vivendo l’esperienza migratoria hanno la necessità di raccontarla, di descriverla per aiutare amici e famigliari, e in generale gli italiani, a comprendere che partire comporta tanti sacrifici e compromessi. Storie toccanti, simili, ma uniche. Sono le storie dei nuovi giovani italiani in Australia, di chi ancora non sa dire se ci rimarrà tutta la vita, ma anche di chi, comunque, sta camminando lentamente, più o meno consapevolmente, verso uno status di nuovo cittadino australiano.