La confessione a una radio locale

Le tre suore uccise in Burundi e il fango su un religioso italiano

Le tre suore uccise in Burundi e il fango su un religioso italiano
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Un nuovo capitolo relativo all’assassinio delle tre suore saveriane in Burundi è stato scritto nei giorni scorsi. Uno dei killer, Juvent Nduwimana, che nella vita lavorava per i servizi segreti sotto il nome di Juvent Kiraga, ha confessato a una radio locale, coinvolgendo, tra i mandanti dell’omicidio, anche un religioso italiano. Si tratta di padre Claudio Marano, parroco e direttore del Centre Jeunes Kamenge, centro a 400 metri dalla casa delle suore dove è avvenuto il massacro. A rivelare i particolari è ancora una volta Radio Publique Africaine, emittente molto ascoltata nel Paese e considerata al servizio dell’opposizione in Burundi. RPA si era da subito interessata al caso e ha condotto una serie di inchieste, e ancora oggi è la principale fonte di informazione sulla vicenda. Stando a quanto già detto nei mesi scorsi dalla radio, agli esecutori del delitto sarebbe stata promessa una cifra pari a circa 14mila euro a testa.

Chi è padre Claudio Marano. Nato in Friuli nel 1951, padre Claudio è un missionario che inizia a interessarsi di Africa quando frequenta le scuole medie, a metà degli anni Sessanta, presso i Saveriani di Udine. Entra in convento da novizio in Piemonte, studia teologia a Parma e viene ordinato nel 1979. Dopo un anno a Parigi per perfezionare il francese parte per il Burundi. Destinazione Bujumbura. All’epoca nel Paese infuriava la guerra ventennale tra le etnie hutu e tutsi, e per questo il missionario viene invitato e rientrare a casa. Declina l’invito e rimane in Burundi fino al 1984, quando viene espulso. Vi torna nel 1990, con l’ambizioso progetto di aprire un centro giovanile dove tutti i giovani, qualunque sia la loro etnia, si trovino per lavorare, studiare, giocare insieme apprendendo e diffondendo la cultura della pace. Il centro giovani Kamenge viene inaugurato nel 1993 e oggi conta 43mila iscritti. Nel 2002 padre Claudio riceve a Stoccolma il premio Nobel alternativo per la Pace. Appena venne scoperto il delitto delle tre suore, padre Claudio aveva dichiarato a Rainews: «Si pensa che, come succede spesso, qualcuno abbia comandato il massacro Questo chi lo sa, le autorità stanno indagando: ma potrebbero esserci dei motivi politici o di vendetta. Avere bianchi nei quartieri poveri non è un piacere per chi vuole controllare il territorio».

 

padre claudio marano

 

La testimonianza che lo accusa. In questi giorni padre Claudio è stato convocato dagli inquirenti per chiarire la sua posizione. Secondo la testimonianza di Juvent Nduwimana, il giorno prima dell’omicidio lui e l’altro poliziotto membro del commando che assassinò le suore vennero convocati a casa del generale Nshimirimana, dove erano presenti il maggiore Joseph Niyonzima, soprannominato Kazungu, un commissario di polizia e Guillaume Harushimana uno dei responsabili del Centro Kamenge. Si trattava di una riunione per affidare loro il compito di uccidere le tre suore. Nduwimana riferisce che padre Claudio passò a casa del generale e si intrattenne a parlare con lui. Di cosa non si sa. Nduwimana, che dal 9 aprile è in arresto, ha dichiarato che le tre suore avevano scoperto che nel loro ospedale venivano a curarsi alcuni miliziani hutu degli Imbonerakure. Inoltre le suore avevano scoperto anche la presenza di militari burundesi in Congo. Ma per qualcuno la testimonianza del killer puzza di montatura: fatta a una radio e non ad un magistrato, e in più a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Insomma, una macchina del fango per screditare una figura che da decenni in Burundi si dà da fare per migliorare la convivenza civile e democratica di tantissimi giovani.

La difesa di padre Claudio. «È il classico trovarsi in un posto sbagliato in un momento sbagliato», è quanto detto dal religioso ad Avvenire. «Io sono andato una sera nel ristorante dell’allora padrone della polizia segreta del Burundi per incontrare un mio operaio. Lui era là a bere una birra con sua moglie. Volevo parlare con lui di lavoro e mi ha invitato a restare. Sono stato 5 minuti e poi sono ripartito. Da li tutto è partito per dire che io ho partecipato all’incontro dell’uccisione delle suore». Padre Claudio, scioccato da questo coinvolgimento, racconta di sentirsi «come quando c’era la guerra. Restare vigili e andare avanti incoraggiando i nostri giovani, sperando che un giorno questo incubo finisca. La gente mi è vicina ed è convinta che quanto sta accadendo è contro di noi è contro il Centro è contro la pace in Burundi».

Chi sono gli Imbonerakure. Gli Imbonerakure sono nati nel 2010 e da allora seminano il terrore nel Paese. Sono organizzati e addestrati sul modello della tristemente nota milizia ruandese Interahamwe, artefice del genocidio del 1994. In Burundi ormai hanno sostituito le normali forze dell’ordine, creando una milizia che assume i poteri di polizia e magistratura. In vista delle prossime elezioni presidenziali, che si terranno il prossimo mese di giugno, gli Imbonerakure stanno ulteriormente inasprendo il clima di violenza nel Paese.

Come avvenne l’omicidio delle suore. Il 7 settembre 2014 qualcuno entrò nell’abitazione delle religiose nella missione di Bujumbura, uccidendo nel primo pomeriggio Lucia Pulici e Olga Raschietti. I padri e la superiora, avevano scoperto subito il duplice omicidio e chiamato la polizia. Le due consorelle rimaste avevano deciso di dormire in casa perché garantite dalla massiccia presenza di agenti fuori dall’edificio. E proprio durante la notte gli assassini uccisero la terza saveriana, Bernardetta Boggian, risparmiando l’altra religiosa e andandosene con uniformi della polizia. La polizia motivò l’efferato delitto dicendo che le suore erano rimaste vittime di una rapina, e arrestò un 33enne, che si sarebbe addossato la colpa del plurimo omicidio: la strage, diceva, era una rivalsa personale nei confronti delle suore perché la missione dei saveriani sarebbe stata edificata su un terreno appartenuto alla sua famiglia. Una ricostruzione a cui nessuno ha mai creduto, e che si è rivelata falsa.

Le inchieste di Radio Publique Africaine. Un’inchiesta di Radio Publique Africaine smontò la tesi in seguito a un’inchiesta, che era arrivata a scoprire che le tre suore erano sul punto di denunciare un traffico di farmaci importati illecitamente per evitare le tasse doganali. Dietro a questo traffico, che avveniva mediante i mezzi di trasporto della missione, ci sarebbe stato l’ex capo dei servizi segreti del Paese, Adolphe Nshimirimana. Ma oltre ai farmaci, dal Congo, in particolare dalla provincia del Sud Kivu, venivano commerciati soprattutto oro e diamanti. Un motivo sufficiente per togliere di mezzo tre personaggi scomodi come le tre suore, che avevano scoperto tutto e volevano denunciare la cosa. Perché quello che le suore avevano scoperto era ben più di un semplice contrabbando, era un affare di Stato, in quanto coinvolgeva il capo dei servizi segreti, più tardi promosso a inviato speciale del presidente della Repubblica, di cui è il braccio destro. Per queste rivelazioni il direttore della radio, Bob Rugurika, venne arrestato, e rilasciato dopo un mese in seguito a forti pressioni internazionali e a una risoluzione del Parlamento Europeo. Oggi è in libertà vigilata e le minacce alla sua incolumità personale sono all’ordine del giorno.

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