E io come mi muovo?

Una lettera che critica la BiGi (che sarà green, ma è scomoda)

Una lettera che critica la BiGi (che sarà green, ma è scomoda)
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Gentile direttore,

Vorrei mettere in luce una questione che riguarda un prolungato disservizio del sistema BiGi (il servizio di bike sharing dell’Atb). Esistono ventitré ciclostazioni BiGi, tutte prive di tetto e di telecamere di controllo. Le bici si staccano, con una gran forza, da colonnine e si ripongono nelle stesse. Capita però di frequente che non basti la forza: alcune colonnine, rotte, non permettono proprio lo sgancio. Oltre a ciò, il malfunzionamento del servizio consiste in bici spesso rotte, con parti mancanti o danneggiate (selle divelte, gomme sgonfie, cambi rotti e - assolutamente inaccettabile per la sicurezza stradale - freni non funzionanti); terzo, problemi con il software che regola i prelievi delle biciclette: a volte va in blackout rendendo inagibile il servizio per ore e, ancora peggio, quando uno sgancio non è andato a buon fine, il tuo abbonamento si blocca (diventa inutilizzabile) e rimane tale per giorni, finché non invii una mail e, tempi di risposta permettendo, ti verrà ripristinato. Quarto, chiusura non comunicata di alcune stazioni. Recentemente, in particolare, quella di piazzale degli Alpini. Sul sito Atb si legge «lavori in corso in viale Papa Giovanni» ma nulla riguardo alla chiusura della ciclostazione.

I disagi che le racconto (e altri ancora) si ripercuotono sulle abitudini di chi, come me e tanti altri, fa il proprio tragitto giornaliero usando BiGi. Io studio a Milano e pendolo e, per l’una o l’altra causa, sono stato costretto ad andare a piedi o portare a mano le bici rotte da una stazione all’altra, perdendo molti treni o semplicemente arrivando in ritardo. Una volta ci ho rimesso addirittura un esame. Tutto ciò è inaccettabile per un servizio che viene pubblicizzato come «un modo pratico e green per muoversi nel centro cittadino» (sito Atb)! Sono sicuro che molti altri utenti sono scontenti del servizio e non c’è da dimenticare che, oltre a un disagio pratico, c’è di mezzo anche la sicurezza delle persone, che sono alla guida di mezzi malfunzionanti.

I disservizi elencati sono in continuazione segnalati dagli utenti direttamente a BiGi, tramite mail o telefono, ma le risposte sono spesso di circostanza e inconcludenti. Nei giorni della festa estiva di Borgo Palazzo le colonnine delle ciclostazioni di quella zona sono state ricoperte goffamente con sacchi neri, per impedire agli utenti di utilizzarle, o forse addirittura nell’intento di proteggerle. Naturalmente, non c’è stata nessuna comunicazione online della chiusura. Inoltre, c’è poco ricambio di biciclette tra le stazioni: capita spesso di trovare stazioni completamente prive di biciclette e, al contrario, stazioni con tutte le colonnine occupate. In quest’ultimo caso, il BiGi-clista è costretto a rinunciare o a cambiare il proprio tragitto, perdendo da minuti a mezz’ore. Un buon servizio di bike-sharing distribuisce le proprie biciclette in maniera strategica per il traffico e l’affluenza di viaggiatori: a Milano, per esempio, operano in continuazione camioncini della BikeMi che caricano e scaricano biciclette tra una stazione e l’altra. Non chiedo ad Atb un servizio da metropoli, ma almeno garantire comfort e sicurezza stradale ai suoi viaggiatori.

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