La resistenza di Assad e Hezbollah

Libano, il nuovo obbiettivo dell'Isis che vuole arrivare al Mediterraneo

Libano, il nuovo obbiettivo dell'Isis che vuole arrivare al Mediterraneo
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Ahmed Mikati è un colonnello dello Stato Islamico. Quando venne arrestato, a Beirut nell’ottobre 2014 venne definito l’uomo più pericoloso dell’Isis in Libano. Già da mesi la stampa specializzata aveva iniziato a raccontare delle mire espansioniste dello Stato Islamico in Libano, territorio finora immune all’avanzata jihadista. Adesso, però, con la diffusione di quanto emerso dagli interrogatori in carcere di Ahmed Mikati, sembra che l’obiettivo Libano sia una delle priorità del Califfo, che vuole ottenere uno sbocco sul mar Mediterraneo. Per questo si è fatta sempre più intensa l’offensiva su Homs, città siriana che dista solo una cinquantina di chilometri dal confine libanese. Homs è la terza città della Siria dopo Damasco e Aleppo, in termini di rilevanza economica e turistica. Il suo distretto è considerato il punto più strategico vicino al confine con il nord del Libano, il cui controllo sarebbe un obiettivo essenziale per lo Stato Islamico, essendo l'unico sbocco al Mar Mediterraneo.

 

 

La battaglia di Zabadani. Sono ormai alcuni giorni che al confine tra Siria e Libano si combatte per la città di Al Zabadani occupata dai miliziani di Al Baghdadi. Al momento sembra che le forze del regime di Bashar Al Assad, supportate dai combattenti sciiti libanesi di Hezbollah, siano riuscite a penetrare domenica in città e a riprenderne il controllo. Insieme a Homs, che si trova un po’ più a nord, Al Zabadani è un altro punto strategico per penetrare in Libano, e da lì passano uomini, armi e combustibile.

La valle della Bekaa. Tutta la zona appartiene alla valle della Bekaa, una striscia di terra di 140 km sulla cima delle montagne libanesi che segnano il confine con la Siria. A controllare le operazioni militari e la difesa c’è Hezbollah, in prima linea davanti alle bandiere nere del Califfo, mentre a valle l’unica strada maestra che porta a Beirut è sorvegliata da soldati, polizia e intelligence libanesi.

 

 

Il ruolo di Hezbollah. A dividere gli jihadisti dai libanesi ci sono le montagne dell’Antilibano, catena montuosa che rappresenta anche un bacino idrico fondamentale per la regione e soprattutto per Damasco, che già da qualche tempo comincia a soffrire di razionamenti d’acqua dovuti all’azione di sabotaggio dei ribelli sulle linee degli acquedotti. Al fronte per combattere gli jihadisti da una parte c’è l’esercito di Assad, e dall’altra ci sono gli sciiti di Hezbollah, il partito di Dio. In cinquemila difendono la frontiera libanese, non solo dagli affiliati allo Stato Islamico, ma anche dai guerriglieri di Al Qaeda. Hezbollah, ormai è diventato un baluardo, l’ultimo, anche per la sopravvivenza dei cristiani d’oriente, quelle popolazioni che il patriarca maronita libanese, cardinale Beshara Rai ha definito «portatori di un messaggio di pace in Libano e nei Paesi del Medio Oriente» e che oggi, terrorizzati, scappano. Se Hezbollah cedesse, per i cristiani in Libano sarebbe finita.

 

 

I cristiani libanesi, al fianco degli sciiti. Sebbene i militanti di Hezbollah siano musulmani sciiti non è poco il consenso che il gruppo ha tra i cristiani. È notizia recente la creazione di una sorta di battaglione di cristiani che combatte al loro fianco: un gruppo di persone sostenute, addestrate e finanziate dalle milizie sciite di Hezbollah, per combattere nella regione di Qalamun, di cui Al Zabadani è il centro principale. Una scelta che non stupisce, perché in Libano Hezbollah ha conquistato la fiducia della popolazione a partire dalla sua progressiva “libanesizzazione”, a seguito dell’alleanza tra il cristiano-maronita Michel Aoun e lo sciita Hassan Nasrallah - rispettivamente a capo della Corrente Patriottica Libera e di Hezbollah - che hanno posto l’unità del Libano al di sopra delle fazioni, dell’individuo, delle comunità, delle religioni e delle ideologie legate al passato. Hezbollah è diventato così il vero difensore del Libano, come un vero e proprio esercito: le sue milizie sono riconosciute dal governo al pari dell’esercito regolare. Si deve a Hezbollah la liberazione di Maalula, in Siria, dove pochi giorni fa è riapparsa la statua della Vergine Maria a protezione del villaggio cristiano.

Le mire di Al Baghdadi. Tornando alle mire del Califfo nella terra dei Cedri, quello che va sottolineato di quanto dice Mikati sono le motivazioni che spingono Al Baghdadi a volere il Libano. Dal carcere dice che il Califfo vuole creare un emirato nella città di Tripoli, la seconda città più importante del Libano dopo Beirut, da cui dista 85 chilometri a nord. E la creazione di un emirato sarebbe volta a soddisfare un motivo di natura economica, per esportare il greggio estratto soprattutto in Iraq ma anche in Siria. In questo modo il Califfo, come riporta Maurizio Molinari su La Stampa oggi, «non dovrebbe più dipendere dai trafficanti che operano in Turchia e altrove». Inoltre avere uno sbocco sul mare è sempre importante per avere la possibilità di trasportare carichi pesanti, come armi e blindati.

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