L'indagine lampo dopo le Ramblas Chi e cosa c'era dietro l'attentato

È stata una delle inchieste più rapide che si ricordino: la Mossos d’Esquadra, le squadre speciali spagnole, ci hanno messo meno di 24 ore a ricostruire un quadro completo sulla cellula che ha pensato e realizzato la strage delle Ramblas. La velocità nel dare forma a fatti e mandanti dice anche che i terroristi avevano avuto modo di muoversi con notevole disinvoltura senza temere di venire intercettati. Nessun allarme, nessun meccanismo preventivo è scattato per rendere perlomeno più difficile l’impresa.
Un'esplosione più che sospetta. All’origine di tutto c’è Abdel Baki Essati. È un imam radicalizzato che predicava a Ripoll, cittadina a nord di Barcellona, a pochi chilometri dal confine con la Francia. Uno che era in collegamento con i salafiti di Ceuta, in Marocco, a pochi chilometri di mare dalla costa spagnola. Uno che evidentemente andava tenuto d’occhio. Invece succede che il 16 agosto proprio Abdel Baki Essati muore tra le macerie di una casa esplosa, secondo una prima versione, per una fuga di gas. In realtà quella casa era il laboratorio in cui si stava preparando un attentato in più “grande stile” sempre destinazione Ramblas: le testimonianze a posteriori dei vicini sono quanto meno allarmanti, per il via vai continuo di carichi e scarichi abbastanza misteriosi davanti a quella casa.
Anche l'attentatore delle Torri passò qui. Anche il luogo era un luogo non nuovo alla storia del terrorismo: si tratta di Alcanar, una località a sud di Barcellona, dove a luglio 2001 aveva alloggiato, cambiando tre alberghi, Mohammed Atta, il capo dei dirottatori degli attentati alle Torri gemelle. Era venuto qui per prendere istruzioni, facendo riferimento sempre alla comunità salafita di Terragona e per incontrare il vero cervello dell’attentato, Ramzi Binalshibh. Quindi siamo in territori molto sensibili alle tentazioni terroristiche. Sotto le macerie della casetta la polizia estrae anche un ferito, Mohammed Houlikemial, ma non ha precedenti che facciano scattare sospetti. Degli alti frequentatori della casa nessuna traccia. Eppure quell’esplosione era più che sospetta…
I fatti di Barcellona e Cambrils. Gli altri intanto capiscono che non hanno molto tempo da perdere. Vengono tutti da Ripoll, la cittadina dove predicava Abdel Baki Essati, a cominciare dal più fanatico del gruppo Moussa Oukabir. Se non possono fare l’attentato in grande formato come progettato, hanno pur sempre il furgone noleggiato che può trasformarsi in arma anche se non imbottito di bombe. E così, due giorni dopo, il 18 agosto, passano all’azione con il furgone lanciato sulla folla e guidato proprio da Moussa Oukabir. Il resto è storia nota e velocissima. Il commando, fatta la strage, tenta la fuga su un'Audi A3 rubata (uccidendo il conducente). Puntano verso sud.
A Cambrils, passata la mezzanotte, sfrecciano sul lungo mare sempre con l’idea paranoica nella testa di travolgere i passanti. Non ci riescono perché incrociano un posto di blocco. Per evitarlo l’Audi si rovescia. Cercano di scappare alla bell’e meglio, armati solo di coltelli. Ma un poliziotto (una poliziotta, pare) li fredda tutti e cinque. Avevano anche cinture di esplosivo addosso, ma si scoprirà che sono scariche. Così in poche ore la cellula è stata annientata: forse solo uno dei componenti è ancora in fuga. Ma intanto era riuscita nell’impresa di seminare strage su una delle strade più amate e soprattutto più cosmopolite del mondo: tra morti e feriti sono state colpite persone di 35 nazionalità diverse.