Da un dossier di Legambiente

Le peggiori linee ferroviare (oltre alla Bergamo-Milano)

Le peggiori linee ferroviare (oltre alla Bergamo-Milano)
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Legambiente ha dolorosamente bacchettato il servizio ferroviario italiano, con un dossier che evidenzia quali siano le 10 linee con maggiori difficoltà ed inefficienze di servizio del Paese. La selezione è stata effettuata sulla base di circostanze oggettive (su tutte, i ritardi) e sul numero di proteste che gli utenti hanno fatto pervenire alle amministrazioni in quest’ultimo anno. In questa classifica decisamente poco appetita figura, purtroppo, anche la linea Bergamo-Milano, come forse molti pendolari orobici si potevano aspettare. Eppure, magra consolazione, ci sono in Italia alcune tratte con problemi maggiori rispetto a quella bergamasca.

La “black list”. Oltre alla già citata Bergamo-Milano, nella “lista nera” si trova la Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, una linea da 40 mila viaggiatori al giorno, che ha nell’arretratezza dei suoi mezzi il problema principale, oltre che nell’unione in un unico binario di tutte e tre le direttrici in prossimità di Ciampino. In secondo battuta, la Circumflegrea, la tratta che unisce il cuore di Napoli alle aree nord occidentali della città: qui i principali motivi di disagio sono dati dal numero insufficiente di treni circolanti e dai continui problemi tecnici che ne rallentano notevolmente la circolazione. Si prosegue con la Siracusa-Ragusa-Gela, dove la situazione è pressoché da terzo mondo: soppressione dei servizi igienici, biglietterie inesistenti nelle stazioni, e durata della tratta superiore addirittura agli standard tempistici di 20 anni fa. Poi, la Portogruaro-Venezia: qui il problema riguarda le fasce orarie, modificate in senso restrittivo alla fine del 2013, che costringono i tanti lavoratori e, naturalmente, turisti della città della laguna a doversi adeguare ad orari decisamente non adeguati alle esigenze di Venezia. Sesta tratta considerata è la Catanzaro Lido-Lamezia Terme che, nonostante la notevole importanza strategica data dal compito di unire i versanti jonico e tirrenico della Calabria, vede passare sui propri binari appena 10 convogli al giorno, di cui solo tre regionali. Restando nel Meridione, anche la Salerno-Potenza spicca per inadeguatezza: una linea di soli 110 chilometri viene mediamente percorsa dai convogli in due ore e mezza…

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Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani

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Campobasso-Isernia-Roma

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Catanzaro lido- Lamezia terme

CIRCUMFLEGREA
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Circumflegrea

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Cremona-Piacenza

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Portogruaro-Venezia

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Salerno-Potenza

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Siracusa-Ragusa-Gela

Tornando un po’ più a Nord, Legambiente ha voluto sottolineare gli enormi disagi degli utenti della linea Campobasso-Isernia-Roma, i quali, fra interi tratti costituiti da un unico binario non elettrificato, mancanza di biglietterie sia ad Isernia che a Campobasso e soppressione di fermate che nulla hanno giovato ai tempi di percorrenza, devono ormai rassegnarsi a vere e proprie epopee. Passando al lombardo-emiliano, pessimi servizi anche sulla Cremona-Piacenza dove, dal 2011, il traffico è stato ridotto a sole due coppie di convogli al giorno, cosa che ha portato i pendolari di una tratta particolarmente importante, vista l’ipotetica unione fra Lombardia ed Emilia che dovrebbe rappresentare, ad abbandonare l’utilizzo dei treni: ad oggi, sono solo 30 al giorno gli utenti di questa linea. Ma la davvero poco gradita menzione di utenti più sfortunati del Paese va ai pendolari del Piemonte che, oltre ad aver subito un aumento dei prezzi dei biglietti senza eguali in tutta Italia, si sono visti anche cancellare ben 14 tratte, cosa che ha messo in serie difficoltà tutti gli abitanti dei paesi minori.

Ma il disagio è sistemico. Queste sono le linee che Legambiente ha ritenuto essere le più inadeguate sul territorio nostrano, ma allargando l’indagine a tutto il sistema ferroviario italiano si riscontrano, senza troppe difficoltà, diversi aspetti problematici che fanno ben comprendere i disagi locali. Dal 2010, sono stati effettuati tagli pari al 6,5 percento del servizio ferroviario regionale, e un’incidenza sui bilanci degli enti territoriali di nemmeno lo 0,4 percento, con un conseguente e considerevole aumento delle tariffe: si va dal +9 percento del Molise fino al +47,3 del Piemonte. Altri dati che emergono dal rapporto di Legambiente certificano che, rispetto al 2009, le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25 percento, e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, in larga parte dei casi non hanno investito né in termini di risorse né di controlli per invertire una tendenza vertiginosamente al ribasso.

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