Una carriera incredibile

Chi è (secondo Linkiesta) il vero ministro degli Esteri italiano

Chi è (secondo Linkiesta) il vero ministro degli Esteri italiano
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Si chiama Armando Varricchio, è un ambasciatore fuori missione e secondo il sito Linkiesta è il vero ministro degli Esteri italiano. È un uomo che rimane nell’ombra, anche se è sempre presente nelle foto ufficiali che ritraggono il premier Renzi nei suoi colloqui a carattere internazionale. Sarebbe stato proprio Varricchio, nel suo ruolo di consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio, a stemperare gli animi belligeranti e a far prevalere la via diplomatica e politica per affrontare la crisi libica.

Dopo che nel fine settimana scorso sembrava imminente un intervento militare italiano in Libia, con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che lo invocava e quello della Difesa Roberta Pinotti che snocciolava dettagli tecnici di numeri e strategie al Messaggero, è arrivata la frenata di Renzi. Una dichiarazione che ha raddrizzato la linea del governo e ha sposato la linea della prudenza. Ed è grazie alla sua spinta verso la linea diplomatica che il premier Renzi ha ottenuto il consenso del Presidente francese François Hollande, il più interventista tra i leader europei, e del Vaticano, con il quale il governo italiano ha discusso di Libia in un incontro bilaterale in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi. Ora, Linkiesta è convinta che il merito del successo di Renzi, che di fatto potrebbe risultare come colui che ha scongiurato la guerra, vada ricercato nella saggezza del suo consigliere diplomatico, che è stato capace di prendere decisioni degne di un ministro degli Esteri. Armando Varricchio, appunto.

 

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[Armando Varricchio e Matteo Renzi]

 

Chi è Armando Varricchio. Un curriculum di tutto rispetto, quello dell’Ambasciatore Varricchio. Veneziano di origine, classe 1961, sposato con Micaela Barbagallo e papà di Federico e Umberto, è laureato in scienze politiche con indirizzo internazionale. Inizia a lavorare presto nel mondo della finanza, poi a 24 anni decide che la carriera diplomatica è quello che fa per lui. Tre anni dopo è Secondo Segretario all’Ambasciata di Budapest, primo dei sei gradini di una scala che Varricchio è riuscito a salire in poco più di 20 anni. Nel 1992 viene nominato Primo Segretario delle Comunità Europee a Bruxelles e qui coordina le attività dei Consigli Affari Esteri, Ecofin, Giustizia e Affari Interni ed è membro delle delegazioni italiane ai Vertici dei Capi di Stato e di Governo. Quindi diventa Consigliere presso l’Ufficio Diplomatico del Presidente del Consiglio, e segue le questioni europee oltre ai rapporti con l’Asia. È il 1996 e all’epoca in Italia il premier era Massimo D’Alema. Nel 1998 è Capo di Gabinetto del Ministro per le Politiche Europee, e l’anno successivo Consigliere Diplomatico del Presidente della Commissione Europea e Rappresentante Personale (Sherpa) ai Vertici del G7/G8 di Okinawa, Genova e Kananaskis. In questi anni conosce Enrico Letta e Romano Prodi.

Nel 2002 approda a Washington come Primo Consigliere di Ambasciata. È l’anno che segue l’attacco alla Torri Gemelle, con la guerra in Afghanistan. Varricchio a Washington matura una grande esperienza in fatto di rapporti bilaterali nel settore dell’industria aerospaziale e, soprattutto, della difesa. Il suo peso sullo scacchiere internazionale diventa sempre più notevole, tanto che c’è chi lo definisce «ambasciatore degli Stati Uniti in pectore». Torna in Italia e nel 2006 diventa Consigliere Diplomatico Aggiunto del Presidente della Repubblica (su precisa richiesta dell’allora Presidente Giorgio Napolitano), che assiste in incontri internazionali e visite all’estero, e dal gennaio 2007 ricopre il grado di Ministro Plenipotenziario, che nel diritto internazionale è il gradino appena sotto l’ambasciatore.

 

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Forte della sua esperienza quando, in piena guerra nei Balcani seguiva le questioni europee come Consigliere diplomatico di D’Alema, nel 2009 Varricchio, da ministro plenipotenziario, ricopre la carica di Ambasciatore a Belgrado, anche se l’effettivo grado di Ambasciatore gli viene conferito nel 2014. Svolge il suo lavoro diplomatico a Belgrado proprio mentre l’Italia sta vivendo una fase di forte intensificazione dei rapporti bilaterali culminata con la firma dell’Accordo sul Partenariato Strategico che istituisce Vertici Intergovernativi tra l’Italia e la Serbia.

Nel 2012 torna nuovamente in Italia e diventa Vice Segretario Generale della Farnesina, per essere nominato da Enrico Letta, nel maggio 2013, Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri e Rappresentate personale ai Vertici del G8/G20. Un incarico che Matteo Renzi conferma. Da allora Varricchio è l’uomo ombra delle trattative in fatto di politica estera dell’Italia.

Inoltre, con Romano Prodi in lizza per ricoprire il ruolo di mediatore in Libia, «i rapporti sono ancora più lunghi», scrive Linkiesta spiegando come questo sia un fattore, di non poco conto dal momento che «il professore bolognese è tra i pretendenti nel succedere a Ban Ki Moon al palazzo di Vetro alla fine del 2016».

Si può dire che Varricchio fino a oggi nella sua carriera abbia dimostrato di essere l’uomo giusto al momento giusto. Gli manca solo, da raggiungere, la sua più grande ambizione professionale: essere ambasciatore italiano a Washington. Dopotutto, sulla questione libica, è sulla stessa lunghezza d’onda del Presidente americano Barack Obama.

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