Cautela in attesa dell'ufficialità

Come la stampa americana parla dell'uccisione del reporter

Come la stampa americana parla dell'uccisione del reporter
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Gli jihadisti che hanno preso il controllo di buona parte del territorio iracheno e siriano hanno annunciato, nella serata del 19 agosto, la decapitazione di un giornalista freelance statunitense, James Foley (40enne), che era stato rapito in Siria nel 2012. L’annuncio è stato accompagnato da un video postato in internet (e poi rimosso da Youtube), dal titolo Messaggio all’America, in cui un terrorista, avvolto nella tunica nera e col volto coperto, sembra tagliare la gola al giornalista, vestito con la tuta arancione dei prigionieri di Guantanamo, prima di lasciarlo riverso a terra, in mezzo al deserto.

Una minaccia alla Casa Bianca. Nel filmato ci sarebbe anche un altro giornalista americano, Steven Joel Sotloff, la cui vita – dicono i jihadisti - «è nelle mani di Obama, dipende dalle sue prossime decisioni».
Una minaccia alla Casa Bianca, dunque, ribadita dalla scritta in sovrimpressione: «Obama ha autorizzato operazioni militari contro lo Stato islamico ponendo effettivamente l’America su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani». Foley viene costretto a parlare contro la guerra in Iraq e «la recente campagna aerea». E ancora, il terrorista, in un inglese dal forte accento britannico, dice: «Questo è James Foley, un cittadino americano. I vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani: non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno Stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente».

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Come ne parlano i giornali anglosassoni. Stamattina, la stampa italiana titolava: Siria, gli jihadisti uccidono un reporter Usa (La Stampa), Il video dell’orrore dei miliziani di Isis: decapitano reporter Usa (Corriere della Sera), Siria, giornalista Usa decapitato dagli jihadisti (Repubblica).

Ma, negli Usa, la portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americana Caitlin Hayden ha precisato che «se è vero, siamo inorriditi dal brutale assassinio di un giornalista americano innocente e esprimiamo le più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici. Per ora, l’intelligence Usa sta lavorando per determinare l’autenticità del video postato dall’Isis». In attesa dell’ufficialità della notizia, dunque, la maggior parte dei quotidiani anglosassoni si mantiene cauta, e parla di «rivendicazione» della barbarie da parte degli jihadisti (Isis claims killing, l’Isis rivendica l’uccisione).

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Lo statunitense Global Post, ad esempio, twitta: «La decapitazione di James Foley di cui è stata data notizia non è ancora verificata. Stiamo lavorando a ritmo serrato per confermare l’informazione il prima possibile». Anche il Wall Street Journal scrive: «Il video rilasciato sembra mostrare la decapitazione di Foley». E pure il New York Times: «Il gruppo dei militanti dice di aver ucciso il giornalista americano».  Il canadese Global News dà la notizia di un video che «mostrerebbe la decapitazione di un uomo che potrebbe essere il giornalista americano rapito»; aggiunge anche, all’inizio dell’articolo, un’«avvertenza: i contenuti dell’articolo potrebbero urtare la sensibilità di qualche lettore». E il britannico Guardian riprende il termine «rivendicazione», rimarcando: «un video di propaganda dei miliziani [...] mostra un uomo in tuta arancione che si dà ad intendere sia James Wright Foley». Prudente anche la sezione dell’ABC di Washington WJLA («Apparso un video che mostra l’apparente/probabile decapitazione di un giornalista americano») e Buzzfeed: «Pare che l’Isis abbia decapitato un fotogiornalista americano».

 

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Il messaggio della madre. Dopo il rapimento del 2012, la famiglia del giornalista aveva creato un sito web per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere il rilascio del reporter. Su questa pagina e sui propri social network, la madre Diane ha scritto: «Non siamo mai stati più orgogliosi di nostro figlio. Ha dato la sua vita cercando di mostrare al mondo la sofferenza del popolo siriano. Imploriamo i rapitori di risparmiare le vite degli ostaggi rimanenti. Come Jim, sono innocenti. Non hanno alcun controllo sulla politica del governo americano in Iraq, Siria o in qualsiasi altra parte del mondo. Ringraziamo Jim per tutta la gioia che ci ha dato. Era un figlio, un fratello, un giornalista ed una persona straordinaria». La Foley ha poi chiesto di rispettare «la nostra privacy nei prossimi giorni».

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