scuote i cervelli del moralmente corretto

L'italiano e l'immigrato invadente Il genio di Zalone colpisce ancora

L'italiano e l'immigrato invadente Il genio di Zalone colpisce ancora
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Che cosa vuole dirci Checco Zalone con la canzone che sta circolando per lanciare il suo prossimo film? Difficile non averla sentita e vista in questi giorni, sul web o in televisione. È una canzone con un ritmo tutto italiano, metà Celentano e metà Toto Cutugno, in cui si raccontano gli impacci di un italiano medio (maschio) davanti agli immigrati. Zalone è bravissimo, come spesso ha saputo fare, a portare allo scoperto dei problemi, affrontando il tutto sempre nella chiave della simpatia e di una umana comprensione. È un approccio che il cervello a dimensione unica dei crociati (qualunque essi siano, in questo caso quelli della tolleranza a tutti i costi) non riesce a metabolizzare. Così il web in questi giorni è ribollito di polemiche contro il comico, accusato di xenofobia. «Trovo quasi elementare e patetico ricordare a questi crociati della correttezza che il loro modo di ragionare è preistorico», ha ribattuto polemicamente un altro campione della comicità italiana, Enrico Vanzina. «Zalone mette in scena il lamento di un modestissimo italiano medio che si sente accerchiato dal mondo dell’immigrazione. Ripeto ancora: Zalone lo mette in scena, non dice di condividere il pensiero del suo personaggio».

 

 

La storia della canzone è semplice e ormai ben nota: Zalone interpreta il cittadino qualunque che in ogni istante della sua giornata normale, si trova a che fare con la presenza degli immigrati. I quali, nel suo immaginario, da sconfitti e costretti a una marginalità senza uscite, invece diventano baldanzosi e conquistano sempre più spazi. Fino a entrare nella camera della moglie, come si vede nella sequenza finale del video. Non c’è ombra di intolleranza nell’atteggiamento del cittadino Zalone, che sembra paralizzato con addosso la maschera del «moralmente corretto». Una maschera imposta che lascia lo spazio solo a un palese impaccio, a un senso di impotenza svuotato di ogni cattiveria. È un’immagine molto reale, che nulla ha a che vedere con il rancore di stampo salviniano. Zalone semplicemente rappresenta un personaggio che i crociati, di qualunque parte siano, non contemplano. Questo personaggio è l’italiano medio che non riesce a districarsi nella complessa trasformazione di una società travolta dall’innovazione. Non è affatto un italiano razzista. È un italiano spaesato e confuso, che sta navigando nei marosi di una crisi che se non è economica continua a essere certamente una crisi umana e sociale (non si fanno più figli…). È un italiano un po’ impaurito da tutto, anche da questi nuovi arrivati che popolano le nostre città. Non è affatto ostile, non è retrogrado, non è razzista: sa che la tolleranza è un obbligo morale, ma nel momento in cui deve metterla in atto non sa bene da che parte cominciare, perché l’insicurezza lo paralizza.

Visto alla rovescia il video di Zalone racconta anche qualcosa che riguarda il nostro futuro: perché la spavalderia e la furbizia con cui l’immigrato si districa in tutte le situazioni è alla fine un segno di vitalità che scuote le nostre stanche città. Speriamo che scuota anche i cervelli dei crociati del «moralmente corretto»…

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