Eppure ne esistono già

Lo strano caso della bimba Blu che non può più chiamarsi così

Lo strano caso della bimba Blu che non può più chiamarsi così
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Povera Blu. Appena nata e già è finita in un vortice di confusione di genere per colpa di adulti un po’ schematici. I suoi genitori, Vittoria e Luca, hanno scelto per lei quel nome, francamente bello e suggestivo. Ma il giudice ha obiettato che non si può. Perché Blu è maschile mentre lei è femmina e il codice prescrive che «il nome imposto al bambino deve corrispondere al sesso». Quindi per ora la piccola Blu per l’anagrafe milanese è bambina in attesa di un nome. E che avrebbe detto il giudice se invece di Blu i genitori avessero scelto la sfumatura più delicata di Celeste? In fondo anche celeste è un colore maschile, come tutti i colori. Eppure te lo vedi un bambino chiamarsi così? E i genitori un po’ provocatoriamente potrebbe cambiare il nome in Andrea, che viene usato indifferentemente per maschi e femmine, ma che ha nella radice una mascolinità indiscusso: in greco infatti alla stessa radice della parola “uomo”.

 

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In una stagione in cui imperversano i nomi più strani, di cui i bambini si chiederanno la ragione quando diventeranno grandi, contestare un Blu femminile sembra davvero una decisione bizzarra. Anche perché il problema potrebbe sorgere al contrario a un maschio che da grande si trovi con quel nome un po’ romantico e sentimentale. Per una ragazza è solo un valore aggiunto. Chiamarsi Blu vuol dire essere fascinosa ad oltranza. «Amo molto Blu. Questo nome mi ha connotato e mi ha fatto notare sempre positivamente. Mi chiedevano se era un nome d'arte o reale. Ma il novanta per cento delle persone si è sempre mostrato entusiasta», ha raccontato sull’onda del caso milanese, Blu Lepore, oggi felice donna di 41 anni. Un nome contagioso se è vero che come lei ha assicurato, «ho tre amiche che hanno chiamato la figlia Blu. Una in particolare era la mia coinquilina quando avevamo 19 anni e mi aveva promesso che avrebbe chiamato la figlia col mio nome». Dettaglio interessante, da mamma la signora Blu ha voluto colorare anche il nome della figlia, con un colore ancor più prezioso: l’ha chiamata Argenta.

 

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Del resto in un’epoca in cui i confini tra maschile e femminile si fanno sempre più fluidi, mettere in conto nomi “trasversali” va considerato come un qualcosa di inevitabile. Piuttosto il caso di Blu pone una questione a cui spesso i genitori eludono: il nome non appartiene a loro ma a chi lo porterà. E quindi va pensato immaginando che possa far felice il piccolo destinatario quando sarà grande. Invece oggi accade che il nome è dettato dal gusto e dall’arbitrarietà del genitore adulto. Così oggi in Italia ci sono quattro bambini che si chiamano Apple (non sappiamo se maschi o femmine... la mela è genere femminile, ma iPhone è maschile). Ma c’è un’infilata di povere Rihanna che quando saranno grandi scopriranno di avere il nome di una star decaduta. E che dirà il povero Oceano figlio di John Elkann e Lavinia Borromeo? Genitori con i nomi così classici e così belli che si prendono queste libertà sui figli...

Capite bene che chiamare una figlia Blu è un peccato davvero veniale.

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