Lockdown, a Bergamo in un mese persi tremila posti di lavoro
La Provincia ha pubblicato uno studio sull'andamento dei primi tre mesi dell'anno. Colpiti i settori dell'edilizia, del commercio e della ristorazione.

A Bergamo, nel solo mese di marzo, il lockdown è costato qualcosa come tremila posti di lavoro. E questo dato si riferisce solo alle mancate nuove assunzioni, che sono un terzo in meno rispetto al mese di marzo dell’anno precedente. Si tratta di contratti temporanei, stagionali o in prova. A essere maggiormente colpiti sono i settori dei servizi, del commercio e dell’edilizia. La Provincia ha pubblicato un rapporto sul mercato del lavoro di questi primi tre mesi del 2020, grazie alle analisi della provincia in collaborazione con l’economista Paolo Longoni. Le chiusure imposte per decreto hanno colpito duro a partire dalla seconda metà del mese di marzo, dove si è registrata una contrazione pari a un terzo, rispetto all’andamento ordinario. Da considerare che in questi mesi i licenziamenti sono stati bloccati per legge. Per le aziende in difficoltà si sono messi a disposizione agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione e la cassa in deroga.
«Il dato di sintesi del mese di marzo 2020 - riportato nel report della Provincia - è di 8.225 avviamenti (-31,4%), 11.243 cessazioni (invariate nel confronto annuo) e un saldo negativo tra ingressi e uscite di 3.018 posizioni lavorative contro un saldo positivo di 762 unità nel marzo 2019. Nel primo trimestre 2020 gli avviamenti sono 35.751 (-8,5% sul corrispondente trimestre del 2019), le cessazioni 33.469 (+8,1% su base annua) e il saldo è positivo per 2.282 posizioni, ben al di sotto delle 8.120 del primo trimestre 2019». Se si considera che il lockdown si è protratto anche per tutto aprile, il dato non può che peggiorare. «La frenata delle assunzioni - si legge - riguarda tutte le forme contrattuali. Limitandosi ai soli contratti di lavoro dipendente, la riduzione tendenziale è massima per apprendistato (-37,5%) e tempo determinato (-34,8%) in confronto alla dinamica comunque negativa della somministrazione (-20,2%) e del tempo indeterminato (-21,1%). Lo spaccato dei tipi di rapporto evidenzia tra l’altro la marcata contrazione del lavoro intermittente a tempo determinato, molto utilizzato nel settore della ristorazione, e la crescita delle assunzioni nel lavoro domestico a tempo indeterminato che compensano il decremento di colf e badanti a tempo determinato».
Il settore più penalizzato è quello dell’edilizia che registra -42,2%, in valore assoluto commercio e servizi scontano una perdita di 2.274 avviamenti. Gli avviamenti si riducono di un terzo anche nell’industria manifatturiera, mentre crescono leggermente nell’agricoltura. Tutta la Lombardia sta pagando dazio. «I dati del mese di marzo relativi alla Lombardia e alle altre province – conclude il documento -, confermano la contrazione generalizzata dei flussi di avviamento - ancora più ampia in Lombardia (-33,9%), a Milano (-34,2%) e a Brescia (-36,6%) rispetto a Bergamo (-29,5%) - e un aumento più marcato delle cessazioni in Lombardia e nelle province a più forte presenza di lavoro stagionale o turistico, come a Sondrio dove pesa probabilmente la chiusura dei comprensori sciistici».