Una riflessione oltre il dramma

Luca, Matteo, la tragedia di Azzano e i luoghi dove i limiti scompaiono

La morte dei due ragazzi: un salto in pista, una battuta, la lite e l’assurda fine. E resta la sensazione che ci siano posti dove si perde il senso del reale.

Luca, Matteo, la tragedia di Azzano e i luoghi dove i limiti scompaiono
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La morte di Luca Carissimi, 21 anni, e Matteo Ferrari, 18, ha avuto una eco nazionale. Normale, data la giovane età delle vittime. Prevedibile, data l’assurdità della loro morte. Perché, sebbene ci sia un’indagine in corso, è appurato che ad averli travolti sia stato Matteo Scapin, 32 anni, che con i due giovani aveva avuto poco prima, alla discoteca Setai, un litigio dovuto a una battuta infelice sulla sua fidanzata. Un salto in pista, una battuta, una lite, la morte.

 

 

Qualcuno ha scritto che Scapin era «ubriaco». L’unica certezza è che, all’alcol test, è risultato fuori limite, oltre lo 0.5 consentito. Che però, sinceramente, non significa che fosse ubriaco. Basta una birra piccola per sfiorare quel limite. Certo, non doveva essere alla guida della sua Mini. Ma definirlo «ubriaco» è una semplificazione che forse aiuta a spiegare un gesto (nel caso in cui fosse confermata la volontarietà dell’investimento) che, in realtà, non può trovare spiegazione. Come ha detto Marco Carissimi, padre di Luca, quel gesto mostra soltanto un «disprezzo per la vita» assolutamente incomprensibile. La più grande impresa che dovranno ora affrontare le famiglie di Luca e Matteo, così come tutte le persone che volevano bene a questi due ragazzi, non sarà tanto capire, ma accettare. Accettare la realtà, farsene carico e affrontarla con il suo fardello di ricordi e dolore.

Intanto, attorno a questa bolla di sofferenza, tutti gli altri tentano di trovare un motivo, una causa. Come se fosse utile. Come se andare a sentire le persone che conoscevano Scapin possa aiutare a togliere quegli inquietanti punti di domanda che circondano questa drammatica vicenda. Magari qualcuno raccontasse che Scapin era un matto, un folle, e tranquillizzasse così gli animi di tutti quei genitori che tante sere vedono i loro piccoli non più tanto piccoli uscire per andare a ballare con un saluto veloce che sa di “non aspettatemi, farò tardi”. Ma non va così. Scapin era (è) un ragazzo come tanti, normale. Un ragazzo che sapeva bene quale...

 

Articolo completo a pagina 3 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 15 agosto. In versione digitale, qui.

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