violenza di genere

L'Università di Bergamo aderisce alla campagna a sostegno delle donne vittime di violenza

L'Università di Bergamo aderisce alla campagna a sostegno delle donne vittime di violenza
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Sappiamo ormai bene che, per tutelare la salute pubblica, oggi più che mai è fondamentale restare a casa. Tuttavia le abitazioni possono trasformarsi da luoghi sicuri e di protezione a luoghi di violenze. Per questa ragione, l’Università di Bergamo ha aderito alla campagna “Libera puoi”, promossa dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio a sostegno delle donne vittime di violenza che invita ad utilizzare in caso di necessità il numero 1522, attivo 24 ore su 24.

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Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell'Università di Bergamo

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Barbara Pezzini, prorettrice con delega alle politiche di equità e diversità

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Ilia Negri, presidente del Comitato Unico di Garanzia

Inoltre, per evitare che le donne maltrattate possano correre il rischio di essere ascoltate dai loro aggressori è disponibile anche l’applicazione “1522”, operativa su iOS e Android, che consente alle vittime di violenza di chattare con le operatrici per chiedere aiuto e informazioni.  Da quanto è esplosa l’emergenza sanitaria e, in particolare, nelle ultime settimane, i numeri sono allarmanti: dall’8 al 15 marzo le chiamate giunte al 1522, il numero gratuito antiviolenza e stalking sono diminuite del 55,1 per cento, 496 in totale rispetto alle 1104 degli stessi giorni del 2019. Nelle prime due settimane di marzo le segnalazioni sono state 101, mentre lo scorso anno, nello stesso periodo, erano state 193, pari a una diminuzione del 47,7 per cento.

«Aderiamo alla campagna di promozione del numero 1522 con la sensibilità e l’impegno che da tempo coltiviamo nell’offrire nella programmazione didattica del nostro Ateneo una chiave di interpretazione in grado di dare conto adeguatamente delle dinamiche di genere, studiate e analizzate nella nostra Università da molteplici prospettive di ricerca», sottolinea il rettore dell’Università degli studi di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini.

L'aspetto di come l’isolamento dovuto al Covid -19 debba essere considerato in una prospettiva di genere non si limita soltanto alla violenza domestica e al femminicidio, spesso veicolati nell’immagine retorica della donna fragile e vittima, ma «richiede anche la necessità di valutare come le modalità di lavoro agile abbiamo un impatto profondamente differente su lavoratrici e lavoratori, pure in ambito accademico, come mostrato da alcuni studi – evidenzia  Barbara Pezzini, prorettrice con delega alle politiche di equità e diversità -. Senza dimenticare i profili dello svantaggio di genere nel mercato digitale, dell’impatto della digitalizzazione sulla salute delle donne e, in generale, delle diseguaglianze che la pandemia rischia di provocare o rafforzare, chiamando tutte e tutti noi a una riflessione adeguata».

«Su questi temi vanno anche ricordati l’impegno e l’attenzione costanti del Comitato Unico di Garanzia, nel contrastare qualsiasi forma di discriminazione e di violenza – prosegue la presidente del CUG Ilia Negri - con la consapevolezza che una significativa azione di prevenzione debba partire prioritariamente dai settori dell’educazione, della formazione e del lavoro».

Infine, l’Università di Bergamo, oltre a garantire il proseguimento della didattica tramite una piattaforma online, ha confermato e rafforzato il proprio impegno riguardo ai temi del contrasto alla violenza e alle discriminazioni. Proprio nell’Ateneo bergamasco, nell’anno accademico 2018-2019, è stato attivato il primo corso curricolare in Italia sulla violenza di genere, che offre una formazione universitaria specifica. Il corso “Violenza di genere: profili giuridici e psico-sociali” ha riscosso grande interesse tra gli studenti, entrando a far parte in modo stabile nell’offerta formativa dell’Ateneo. Iniziative che hanno reso l’Università di Bergamo un riferimento internazionale in questo ambito.

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