Proteste, reazioni, posizioni

M5S, che combinano

M5S, che combinano
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Caos a 5 stelle, da qualche giorno a questa parte; anzi, a voler essere precisi, sono già diversi mesi che Beppe Grillo fatica, e non poco, a tenere nei ranghi i suoi proseliti, parlamentari e non. Ranghi in cui molti, ormai, non si riconoscono più. L’ultima settimana ha assestato due pugni nello stomaco di notevole vigore al movimento pentastellato, e l’impressione è che questa volta non basterà un Maalox per rimettere le cose a posto: dal disastro elettorale in Emilia Romagna e Calabria fino alla spinosa questione dell’espulsione dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, l’M5S è giunto ad un punto di svolta, e la strada che Grillo e il fido Casaleggio decideranno di imboccare determinerà molto del futuro.

Il web ha deciso: Artini e Pinna fuori. L’ultimo terremoto riguarda due deputati grillini accusati di non aver restituito parte del loro stipendio allo Stato, come il regolamento del movimento impone; per la precisione, citando il Codice di comportamento degli Eletti presente sul blog di Grillo, si legge: «L’indennità parlamentare percepita dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili, il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato). I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo». Massimo Artini e Paola Pinna sarebbero, secondo le accuse del blog, venuti meno a questo impegno (obbligo, per meglio dire), con la conseguente messa al bando dal gruppo parlamentare decisa dagli iscritti online.

Le conseguenti proteste. Ma i due deputati non ci stanno: non solo, infatti, hanno pubblicato su internet gli estratti conto che certificano l’avvenuta restituzione di quanto dovuto, ma si sono resi anche portavoce di una protesta che sta assumendo dimensioni ben più ampie. Il popolo pentastellato è infatti in subbuglio: in tanti si sono schierati a fianco di Artini e Pinna e una delegazione di onorevoli ha incontrato ieri sera, 27 novembre, Grillo in persona presso la sua villa al mare a Marina di Bibbona, in Toscana.

Il confronto è stato però tutt’altro che proficuo: Beppe, a quanto riferito, è stato inflessibile al riguardo e, di fronte alla richiesta di rispettare il regolamento, che prevede prima della votazione online un confronto fra tutti i gruppi parlamentari grillini, la risposta è stata tanto decisa quanto disarmante: «Non siamo passati dall’assemblea perché non avremmo avuto la maggioranza per far passare la mozione». Una dichiarazione da far strabuzzare gli occhi: lo stesso regolamento che Grillo adduce come giustificazione dell’espulsione di Artini e Pinna è anche il primo mezzo eluso dallo stesso Beppe pur di arrivare all’allontanamento dei due.

Solidali con Artini e Pinna si sono manifestati tanti esponenti del M5S, a cominciare dal sindaco di Parma Pizzarotti, all’epoca dell’elezione del 2013 uno dei principali motivi di orgoglio di tutto il movimento grillino, che, senza mezzi termini, ha spronato Grillo a «recuperare la lucidità»; da qualche ora è apparso anche un hashtag sui social network, utilizzato dagli stessi onorevoli pentastellati, che recita #BeppeQuestaVoltaNonCiSto.

Ad aggravare la situazione, pare che 5 deputati del gruppo siano già pronti a fare le valigie e abbandonare il movimento, in segno di protesta: i 109 membri iniziali presenti alla Camera, con le espulsioni di Artini e Pinna, in un anno e mezzo sono già scesi a 102, e l’emorragia sembra destinata ad aggravarsi. L’impressione è che il M5S non sia più in grado di coordinare l’aspetto digital-popolare del blog, la struttura ideata da Casaleggio per intendersi, e l’aspetto più prettamente politico, facente capo a Grillo: due treni che viaggiano, a quanto pare, su binari totalmente diversi.

Le mosse di Grillo. Come accennato, il leader non sembra minimamente intenzionato a rivedere le proprie posizioni, perlomeno da un punto di vista decisionale; mentre invece, spinto forse dal timore di perdere il controllo della situazione, oppure semplicemente per recuperare il feeling con la base dei movimento, pare che abbia intenzione di, in un certo senso, ammorbidire la propria leadership: da questa mattina, sul blog, è infatti apparsa la notizia che 5 parlamentari (Di Maio, Di Battista, Fico, Ruocco e Sibilia) saranno incaricati di svolgere funzioni di riferimento più ampio per tutto il popolo grillino, «in particolare sul territorio e in Parlamento», pur rimanendo nelle mani di Grillo il «ruolo di garante del M5S». Una risposta alla caotica situazione in cui il movimento versa, che però non sembra sufficientemente adeguata ad arginare le sempre più evidenti crepe interne.

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