Un sondaggio globale

Ma lo sapete che lavorare in Egitto è più qualificante che in Italia?

Ma lo sapete che lavorare in Egitto è più qualificante che in Italia?
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Sta circolando da diversi giorni, su Facebook, una pubblicità di una multinazionale che, nel corso degli anni, si è posta l'obiettivo di valutare le condizioni di vita nei singoli Paesi e confrontarle sulla base delle esperienze dei lavoratori stranieri, meglio conosciuti come expat. Il termine expat spesso dà adito a polemiche sullo status di immigrato o meno. Il significato del termine inglese, equivalente al nostro “espatriato”, è collegato ad una persona con una buona formazione professionale o accademica e che decide di mettersi in gioco in un altro Paese non per necessità economiche, ma per migliorare la propria attività professionale o il ventaglio delle proprie esperienze di vita. Lasciando da parte, quindi, le persone che provengono da Paesi con profonde crisi economiche o con lunghi conflitti di carattere militare o civile, ne esce fuori un quadro estremamente sconfortante.

 

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Il sondaggio è stato effettuato sulla base delle percezioni dei singoli expat e ha coinvolto persone provenienti da tutto il mondo: al momento, i dati sono sufficienti per garantire una lista di 39 paesi e, sulla base delle esperienze dei singoli (italiani che vivono all'estero ed expat che vivono in Italia) è emerso un dato che fa riflettere: su 39 paesi disponibili, vivere in Italia è meglio solo rispetto al Brasile. Rimangono, davanti alla Penisola, Paesi dai quali l'Italia ha attinto in termini di manodopera (qualificata o meno) come Egitto, Filippine e Cina, oppure altri con evidenti problemi di natura sociale o politica come Arabia Saudita o Sud Africa. Dominano la classifica a pari coefficiente Singapore, la piccola città-stato del Sud Est asiatico che durante gli anni è diventata un hub multiculturale e ipertecnologico, e la Nuova Zelanda, seguite a ruota da Svezia, Bahrein, Germania e Canada. La ricerca è stata effettuata sulla base di 27 caratteristiche, a loro volta raggruppate in 3 categorie e 9 sottocategorie: le tre categorie sono legate ad economia, qualità della vita e protezione per il nucleo familiare.

 

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Se da queste tre categorie si elimina la qualità della vita, l'Italia scivola all'ultimo posto, e questo significa che anche il Brasile, dietro a noi nella classifica generale, offre una migliore posizione alla manodopera qualificata che decide di spostarsi a Rio o San Paolo. La qualità della vita, infatti, è l'unico argomento nel quale l'Italia può ancora essere considerata un Paese in grado di offrire un'esperienza positiva agli stranieri che decidono di investire tempo e risorse: piazzandosi alla posizione 19, lascia alle spalle perfino Stati Uniti, Regno Unito, Olanda e Svizzera. Tutte destinazioni che figurano fra le mete preferite degli italiani in cerca di affermazione professionale. Questa sezione della ricerca è dominata dalla Nuova Zelanda, che stacca di ben 0.05 punti di coefficiente la Spagna, piazzata al secondo posto. Sempre all'interno della qualità di vita, eliminando la qualità delle cure mediche e del sistema immobiliare, l'Italia balza all'undicesimo, davanti anche a Francia e Russia.

 

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Tornando ai criteri generali, una posizione davanti all'Italia vi è l'Egitto, un paese caratterizzato da numerose violenze, durante gli ultimi anni, e nel quale la qualità della vita, in generale, è percepita in maniera molto negativa, tanto che negli anni sono stati numerosi gli egiziani ad aver scelto l'Italia come loro nuova meta. Com'è possibile che siano davanti a noi? Il paese delle Piramidi risulta piazzarsi meglio rispetto al tricolore nella ricchezza percepita, nei risparmi, nella possibilità di aprire un proprio business (Italia ultima, Egitto 27°), addirittura nella fiducia nel sistema politico, nella possibilità di fare carriera, nel costo dell'istruzione per i figli e, incredibilmente, nella tolleranza percepita.

Il paragone con la Nuova Zelanda è quasi umiliante. Geograficamente agli antipodi rispetto all'Italia, la stessa situazione vale per quanto riguarda possibilità per l'imprenditoria (questo è un testacoda, primi contro ultimi), integrazione e finanza. L'unico campo nel quale l'Italia primeggia è la possibilità di essere a contatto con la cultura: in questo caso, mentre l'Italia è medaglia d'oro, la Nuova Zelanda staziona al 18° posto, e forse è il caso di ringraziare Leonardo Da Vinci per essere nato in Toscana e non a Wellington.

 

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Le testimonianze degli expat in Italia sono più o meno la conferma dei risultati del sondaggio, giunto alla sesta edizione. Un'inglese, attiva nel campo dell'istruzione, invita a “valutare bene la destinazione finale del proprio viaggio. Anche il posto più bello culturalmente può essere quello in cui ci si trova più soli. È importante costruire una rete di contatti”. Ancora dall'America: "Gli italiani sono persone fantastiche, ma bisogna prepararsi al fatto che molti di loro vivono una vita molto tradizionale e possono nascere numerosi equivoci”.

Un freelancer inglese è preoccupato sulla situazione finanziaria: “Se lavorate in proprio, trovate subito un ottimo commercialista perchè la situazione finanziaria è confusa e tende a cambiare spesso”. Diverse persone, specialmente dal mondo anglosassone, apprezzano il fatto che la sanità privata sia più economica rispetto a quella locale, e in generale la raccomandazione è quella di imparare subito l'italiano, poiché le lingue franche sono meno conosciute. Vogliamo consolarci? E allora facciamolo: non c'è un commento negativo sulla disponibilità degli italiani a interagire con gli stranieri, anzi, la nostra socialità è ben apprezzata da chi arriva da ambienti più formali.

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