I numeri e una infografica

Mai così tanti morti dal Dopoguerra: il terribile 2020 nei dati dell’Istat, Comune per Comune

L'andamento della mortalità negli ultimi dodici mesi rispetto alla media degli anni tra il 2015 e il 2019, in ciascun Comune della Provincia di Bergamo. Il terribile prezzo che abbiamo pagato al Covid

Mai così tanti morti dal Dopoguerra: il terribile 2020 nei dati dell’Istat, Comune per Comune
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Il 18 marzo sarà la Giornata dedicata alle vittime del Covid. Una commemorazione istituita per non dimenticare l'incubo che abbiamo vissuto un anno fa, soprattutto qui a Bergamo. Non è un caso, infatti, la data scelta: il 18 marzo 2020 fu scattata la terribile foto dei mezzi militari in coda lungo via Borgo Palazzo mentre portavano via dalla città i tanti, troppi morti. Una triste ricorrenza che verrà onorata anche con la visita a Bergamo del neo premier Mario Draghi.

Mortalità: i dati per Comune in provincia di Bergamo

L’anno nero della pandemia, il 2020, è costato alla provincia di Bergamo, ufficialmente, 3347 morti. Ma i decessi sono i realtà molti di più se si contano anche le migliaia di morti mai rientrate nelle statistiche, perché causati o accelerati da contagi mai diagnosticati.

Nei giorni scorsi, l’Istat ha pubblicato i dati aggiornati sulla mortalità in ciascun Comune italiano, arrivando alla conclusione che la prima ondata di marzo-aprile e la seconda ondata di novembre hanno fatto del 2020 l’anno con più decessi in assoluto dal Dopoguerra a oggi. Nell’infografica che vedete riportata in questo articolo (realizzata dai colleghi di PrimaTreviglio - Giornale di Treviglio) si può osservare l’andamento della mortalità nel 2020 rispetto alla media degli anni tra il 2015 e il 2019 in ciascun Comune della Provincia di Bergamo (basta selezionare il proprio nella tendina a cascata). Nella maggior parte dei Comuni, i due picchi di marzo/aprile e di novembre sono nettissimi e impressionanti.

Mai così tanti morti dal Dopoguerra

Tra il mese di febbraio e il 31 dicembre 2020 sono stati registrati 75.891 decessi nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’Istituto superiore di Sanità. Contando tutti i decessi, anche quelli non legati al coronavirus, «nel 2020 il totale dei decessi è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal Secondo Dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso)», spiega il report dell’Istituto nazionale di Statistica. Inutile dire però che il peso della pandemia è stato micidiale. Soprattutto per la Lombardia: le province che hanno registrato un maggior incremento di decessi sono proprio Bergamo con +60,6 per cento, Cremona con +52,7 per cento, Lodi con +46,7 per cento e Brescia, con +40,7 per cento.

Il 76,3 per cento della mortalità in più è dovuta a over 80

Dal momento che i primi decessi per Covid-19 sono della fine di febbraio, volendo stimare l’impatto della pandemia sulla mortalità totale «è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020», continua l’Istat. «In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (+21 per cento)». Un incremento dovuto in particolare all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più, una “fetta” che pesa il 76,3 per cento dell’eccesso di mortalità complessivo.

Quattordici morti su cento positivi al Covid-19

Dall’inizio della pandemia e fino al 31 dicembre 2020, il "contributo" dei decessi Covid-19 alla mortalità totale è stato, a livello medio nazionale, del 10,2 per cento. Al Nord, si arriva al 14,5 per cento. I numeri fotografano esattamente quello che tutti noi abbiamo percepito nel corso dei mesi. Un anno diviso in tre fasi: la prima ondata, che ha falcidiato migliaia di persone da febbraio alla fine di maggio, è stata caratterizzata «da una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese». Il bilancio di questa prima fase dell’epidemia per la Lombardia ha significato un aumento del 111,8 per cento di mortalità.

Nella stagione estiva, da giugno a metà settembre, Istat ha rilevato una «fase di transizione», nella quale la diffusione «è stata inizialmente molto contenuta A partire dalla fine di settembre 2020, con la seconda ondata, i casi sono di nuovo aumentati rapidamente fino alla prima metà di novembre, per poi diminuire».

Uomini più colpiti

I dati mostrano anche che sono morti per Covid-19, in proporzione, più uomini che donne. «L’eccesso di mortalità osservato nel 2020, a livello medio nazionale, aumenta al crescere dell’età ed è più accentuato negli uomini rispetto alle donne. Considerando la classe di età con 80 anni e più, si passa da una flessione della mortalità del 3,5 per cento del periodo gennaio-febbraio a un aumento di circa il 40 per cento nelle due ondate epidemiche. Per le donne della stessa classe di età, la variazione dei decessi, rispetto alla media 2015-2019, va dal -7,4 per cento del bimestre gennaio-febbraio ad un incremento del 33 per cento circa nelle due ondate».

Non è finita…

Non è finita, come del resto mostrano ogni giorno i report della Protezione civile. «Gli effetti della seconda ondata epidemica sulla mortalità proseguono nel 2021. Per il mese di gennaio si stimano 70.538 decessi, duemila in più rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019 e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020 - prosegue l’Istat -. Questo eccesso per il 75 per cento riguarda le regioni del Nord: la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna da sole spiegano il 50 per cento dell’eccesso di gennaio 2021».

Meno morti per l’influenza “stagionale”

I dati di gennaio 2021 mostrano anche un’altra particolarità, a livello nazionale. Il valore assoluto dei decessi per Covid-19 (12.527) riportato dalla Sorveglianza, è infatti superiore all’eccesso statistico calcolato per il mese sull’anno precedente. «Questo fenomeno è probabilmente attribuibile alla riduzione, rispetto agli anni precedenti, della mortalità per cause diverse dal Covid-19, come ad esempio l’influenza, che grazie alle misure di distanziamento ha avuto una minore incidenza nell’ultima stagione», conclude l’Istat.

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