Mail filorussa con minacce a Luigi Di Maio, a processo un 46enne bergamasco
L'imputato nega di aver mandato il testo e sostiene che un hacker si sia spacciato per lui, rubandogli l'identità. L'ex grillino parte civile

La guerra in Ucraina era iniziata da circa un mese, quando all'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio arrivò una mail che lasciava poco spazio all'immaginazione, con velate minacce se avesse continuato ad aderire alla posizione del Governo contro l'azione militare della Russia.
Per quanto accaduto, come riportato oggi (lunedì 23 ottobre) dal Corriere Bergamo, è finito a processo G.L., 46enne residente a Bergamo e rappresentante di prodotti alimentari, che però nega e sostiene gli abbiano "rubato" l'indirizzo di posta elettronica, entrando nel suo account e inviandola alla mail del Senato.
Di Maio come parte civile
Come parte civile, con l'avvocato Daniela Petrone, si è costituito lo stesso ex grillino, dopo che sia Difesa che Accusa avevano avanzato dubbi, dato che per loro si tratterebbe semmai di un reato contro la Farnesina, che adesso è occupata da Antonio Tajani, da dove però nessuno si è costituito. A quanto pare, però, il gup ha ritenuto la persona come parte lesa, per cui alla fine è stato ammesso. Nella ricostruzione degli eventi, il crimine contestato è avvenuto il 21 marzo del 2022, quando appunto arrivò una missiva dai tratti inquietanti.
La lettera minatoria
«Riferite, da parte mia e di molti altri - si leggeva nel testo -, al ministro Di Maio di non esagerare con le dichiarazioni pubbliche ostili nei confronti di Putin e della Russia. Se vuole la guerra vada a combattere in Ucraina a suon di lanci di bibite! In caso contrario saremo costretti a fermarlo noi, in qualsiasi altro modo... Grazie dell’attenzione». Il reato si configurerebbe come minacce a un corpo politico dello Stato, allo scopo di impedirne o turbarne l'attività, col rischio di pena da uno a sette anni.
L'ipotesi hacker
L'imputato, però, sostiene di non averla mandata lui e col suo avvocato Enrico Cortesi ha scelto il rito abbreviato, senza testimoni e sulla base delle carte, con sconto di un terzo della pena. Dalle catture dello schermo del cellulare, non si vede la mail incriminata tra quelle inviate dal suo indirizzo e ha sporto denuncia contro ignoti per sostituzione di persona.
La teoria della Difesa è che qualcuno - un hacker - abbia inviato le minacce al ministro del tempo, facendo figurare l'account del suo assistito come quello da cui erano partite. L'uomo ha anche chiesto al provider di poter risalire al presunto vero autore, ma è passato troppo tempo e quindi non è più possibile. La prossima udienza è fissata al 21 dicembre prossimo.