Con qualche consiglio utile

Mal di testa, una cosa da donne Forse è colpa della vita stressante

Mal di testa, una cosa da donne Forse è colpa della vita stressante
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Non insorge solo il lunedì, né è una scusa per prendersi di quando in quando un giorno di pausa (o di presunta malattia) da impegni professionali e privati. Per una donna su cinque che lavora, l’emicrania è una realtà. La testa pesa e duole anche su altre sintomatologie – nausea, vomito, vertigini, intolleranza alla luce, malessere generale – e la quotidianità si ferma. A tracciare il profilo di questa patologia in rosa è uno studio, recente, condotto dall'Unità operativa di medicina del lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia insieme alle Università di Pavia e di Roma-Tor Vergata e alla Fondazione Istituto neurologico Mondino di Pavia, pubblicato su Gaimle-Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia.

tired at work

 

È colpa di questa vita moderna. Lo stress, le posture sbagliate, l'impegno psichico elevato, le troppe ore passate davanti al computer, il multitasking ufficio-casa, talvolta il turno di notte che porta a un'inversione del ritmo sonno-veglia: insomma, la modernità pressante e vorticosa è il fattore X dell’emicrania. Specie per le donne – il 18-20 percento contro 5-6 percento degli uomini, secondo gli ultimi dati a diffusione europea – che si trovano a fare i conti con la testa che scoppia. Una vera e propria emicrania ‘primaria’, non dipendente cioè da altre malattie o da farmaci che possono avere come effetto collaterale questa implicazione, ma da un’‘intolleranza’ a una situazione da cappio al collo (meglio, alla testa).

A soffrirne dolorosamente sono le donne, ma a lamentarsi sono pure il capo ufficio e la società, perché il mal di testa, serio, compromette la qualità della vita di chi lo vive e mette a repentaglio la produttività della macchina da guerra lavorativa: presenza fantasma dietro la scrivania, scartoffie che si accumulano di fianco al computer della segretaria e che non ritornano, se non dopo alcuni giorni, nelle mani del superiore; costi medici; poca disponibilità per famiglie e figli, per i compiti in cartella da verificare e urla da lanciare perché tutto fili al meglio. Insomma, una cascata a domino per un semplice mal di testa.

È colpa di una mancata comunicazione. Perché l’emicrania può durare da qualche minuto fino a molte ore o giorni, presentandosi soltanto sporadicamente (cefalea occasionale), più volte al mese (cefalea episodica) o in forma cronica (15 o più giorni al mese). Tempo di durata dolorosa e forma dall’emicrania, alla cefalea a grappolo o tensiva hanno però una base comune: tutte derivano presumibilmente da un difetto nella comunicazione tra cervello, nervi e vasi sanguigni del cranio che può riguardare alcune sostanze chimiche dell’organismo chiamate neurotrasmettitori.

 

emicrania

 

Quali i rimedi? Un rimedio, più di uno, c’è: e la scelta terapeutica dipende dalla frequenza e dalla gravità, dal grado di disabilità che il mal di testa provoca e dalle eventuali patologie concomitanti. In genere esistono diversi approcci al problema: si va da una cura farmacologica con preparati appositi per l’emicrania a farmaci specifici per altre patologiche ma con esiti benefici anche sul mal di testa, di norma suddivisi tra antidolorifici (antinfiammatori non steroidei meglio noti come FANS, triptani, ergotamina, farmaci antinausea, oppiacei) che vengono assunti durante l’attacco perché progettati per interrompere i sintomi che già hanno avuto inizio, o farmaci preventivi e quindi da prendere regolarmente, in molti casi una volta al giorno, per ridurre i potenziali effetti della problematica (betabloccanti, antidepressivi, anticonvulsivanti e così via).

Ci sono però anche terapie alternative, non chimiche, altrettanto valide come l’agopuntura; il biofeedback, una tecnica di rilassamento che usa attrezzature speciali per insegnare a riconoscere e a tenere sotto controllo diverse reazioni fisiche collegate allo stress, ad esempio la tensione muscolare; massaggi che oltre a contribuire a ridurre la frequenza degli attacchi possono migliorare la qualità del sonno che, a sua volta, è un fattore chiave per la prevenzione del mal di testa; la fisioterapia e alcune tecniche di manipolazione manuale (metodo Mckenzie, metodo Alexander, metodo Feldenkrais, metodo Mézières, metodo Souchard, manipolazioni miofasciali) che puntano a scoprire la fonte del dolore per arrivare ad annullarlo in particolar modo con la correzione delle posture sbagliate.

Attenzione all’alimentazione. Possono fare la differenza sull’emicrania e su questi fattori X (ove siano stati individuati) si può più facilmente agire per prevenire il più possibile l’insorgenza degli attacchi. Ad esempio riducendo il consumo di vino e alcolici che possono contenere sostanze che scatenano la cefalea, il fumo che diminuisce l'apporto di ossigeno all’organismo favorendo una vasodilatazione, ritenuto responsabile di alcune crisi di mal di testa, la dieta ed in particolare alcuni alimenti.

Tra questi i principali cibi da evitare sono quelli dalla digestione ‘pesante’ o particolarmente complessa come gli agrumi, le cipolle, i crauti, le olive in salamoia, la frutta secca in guscio, il pane e la pizza caldi (appena sfornati), le banane mature, il cioccolato, i fritti, il caffè (in modica quantità al contrario può anche essere benefico), il tè e le bevande contenenti caffeina e teina, pesce secco salato. Anche latte, yogurt e panna acida dovrebbero essere consumati con attenzione, così come gli  alimenti che contengono nitrarti usati per conservare tiramina presente nei formaggi stagionati, glutammato di sodio usato nei dadi per bordo e nelle zuppe pronte in busta o nella cucina cinese, tannini del vino rosso. Ma non fanno bene alla cefalea neppure il digiuno e le diete troppo drastiche che causano un'alterazione del livello degli zuccheri.

Sono amici della cefalea e svolgono una azione protettiva invece pane, pasta e riso (soprattutto integrali), frutta e verdura fresche, legumi freschi o secchi che si digeriscono senza problemi, pesce fresco, non affumicato e non salato, carne fresca (ancora meglio se bianca), succhi, spremute, centrifugati freschi.

Sono da privilegiare, comunque, le cotture a vapore o in forno a microonde, mentre meno indicate (e da usare limitatamente) sono la frittura, la cottura in forno elettrico, alla brace, all’acqua (bollitura), al calore umido (brasata) e nei grassi.

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