Il processo

Maltrattamenti all'asilo di Bergamo (ora chiuso): la sentenza settimana prossima

Alla titolare 55enne contestate frasi con parolacce e insulti, oltre che pacche sul sedere e schiaffetti sulle manine dei minori

Maltrattamenti all'asilo di Bergamo (ora chiuso): la sentenza settimana prossima
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I giudici si pronunceranno il prossimo mercoledì 30 aprile sulle vicende dell'asilo nel quartiere di Boccaleone a Bergamo. Struttura chiusa in seguito alla pandemia, ma nella quale secondo l'Accusa la titolare, 55 anni e a processo, avrebbe maltrattato i piccoli ospiti.

Chiesta severa condanna e risarcimenti

Per la donna, difesa dall'avvocato Fabio Pezzotta, come riportato dal Corriere Bergamo la pm Chiara Monzio Compagnoni ha chiesto quattro anni e sei mesi di carcere. Una pena particolarmente severa, per la quale non ha concesso in alcun modo sconti. La richiesta di condanna è stata calcolata sulla base delle presunte violenze verbali, con parolacce e insulti, e fisiche, ovvero pacche sul sedere e schiaffetti sulle manine, che i bambini avrebbero subito nella struttura di via Rosa.

A costituirsi parte civile sono stati i genitori di due minori, di cui uno con sindrome di Down che ha attualmente dodici anni. Le mamme e i papà hanno chiesto conto anche al Comune delle responsabilità negli episodi, in quanto secondo loro avrebbero dovuto meglio sorvegliare sulle dinamiche che avrebbero avuto luogo nel nido. In un caso, a Palazzo Frizzoni sono stati chiesti danni per centomila euro.

Le accuse alla titolare

Sulla base delle indagini della Squadra mobile della polizia, a subire le angherie della titolare sarebbero stati in tutto 14 bambini, in un arco di tempo che va dal 2012 al 2016, poi tra 2019 e 2020. Tutto era partito un anno prima della chiusura dell'asilo, che poi non aveva più riaperto, dalla denuncia della mamma di un bambino, iscritto per un mese e poi ritirato. La signora aveva notato che il figlio aveva disturbi del sonno e non voleva più stare nel lettino.

Furono installate cimici al nido da degli agenti in borghese, che resero un quadro, a parere degli inquirenti, molto più allarmante di quanto ci si aspettasse. La procuratrice ha letto in Aula alcune frasi pronunciate dalla donna a processo, raccolte nell'arco di una settimana, prima che la struttura interrompesse in modo definitivo l'attività.

Parole molto dure nei confronti dei minori, con termini pesanti e insulti, oltre che minacce di confinarne qualcuno nel lettino in bagno. Lettino dove, ancora secondo l'Accusa, era lasciato il piccolo con disabilità quando dava problemi, come punizione. Motivo per cui, secondo loro, avrebbe tutt'ora paura del buio.

Sotto a lente del magistrato anche le telefonate in cui avrebbe raccontato le sue avventure amorose, mentre i bambini erano lasciati a piangere, così come i toni autoritari e le mortificazioni che avrebbero subito le giovani educatrici assunte, tutte alla prima esperienza, a causa delle quali una avrebbe anche deciso di andarsene.

La difesa del legale

Nella sua arringa, invece, il legale Pezzotta ha chiesto di ridimensionare gli episodi, affermando che si sarebbe trattato di sbagli, ammessi dalla titolare e sua cliente, ma non qualificabili come reati. Per il lettino in bagno, ha parlato di esigenze di tutela per il minore con sindrome di Down e degli altri, specificando però che ci sarebbero stati al massimo due episodi in un anno e mezzo. Inoltre, sarebbero in tutto sei i casi contestati di maltrattamenti nei confronti dei minori sulla base delle intercettazioni.

Il buio in bagno non ci sarebbe stato, in quanto le tapparelle sarebbero state abbassate solo leggermente, e gli eventi descritti dalla Procura non supererebbero lo stato di semplici congetture e l'eccesso narrativo. Il tutto, facendosi forza anche delle testimonianze qualificate a supporto dell'imputata, che negherebbero i maltrattamenti.

Tant'è che, ha rimarcato Pezzotta, in quindici anni di lavoro mai una segnalazione era arrivata da parte di Ats, preposta a sorveglianza e controllo per conto della Regione. Motivo per cui anche l'avvocato del Comune, Alessandro Zonca, ha chiesto il proscioglimento dell'Amministrazione, a fronte delle richieste di risarcimento delle parti civili.

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