Dalla rivista "Education, Finance and Policy"

Mamma, venerdì sto a casa Così a scuola rendo di più

Mamma, venerdì sto a casa Così a scuola rendo di più
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C’è chi tirerà un sospiro di sollievo, gli alunni innanzitutto ma anche gli insegnati; c'è chi invece si metterà le mani nei capelli, come mamme e papà. In America infatti si prospetta la possibilità di rendere le settimane di scuola ancora più brevi, passando cioè dai tradizionali cinque giorni, che già rappresentano una settimana corta, a quattro. Vale a dire lasciando gli scolari liberi da zaini e libri dal venerdì alla domenica, con performance sul rendimento scolastico che sembrerebbero addirittura migliori, specie in talune materie. Sono queste le ipotesi e le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Georgia State University e della Montana State University, entrambe negli Stati Uniti, pubblicato sulla rivista Education, Finance and Policy, il quale confermerebbe la validità dell'approccio francese alla scuola primaria dove già si adotta un calendario scolastico settimanale super-breve.

 

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Bizzarrie della mente "scolastica". Buone nuove all’orizzonte scolastico dei più piccoli (ma solo americani al momento) quindi, quelli cioè che frequentano la scuola primaria e che, come i coetanei francesi, potrebbero sentire suonare la campanella solo per quattro giorni a settimana anziché cinque. La decisione di una scuola ridotta per numero di giorni e allungata per ore diurne, peraltro già adottata da alcuni distretti scolastici rurali in Colorado, New Mexico e Wyoming, sfruttando anche qualche vantaggio in termini di risparmio e costi di trasporto, potrebbe essere imminente per tutti i giovanissimi scolari americani. Almeno dopo (o grazie) ai risultati ottenuti da uno studio che ha raffrontato i punteggi dei test di matematica e di lettura fra alunni di quarta e quinta elementare, una parte dei quali coinvolti in una settimana scolastica di quattro giorni e altri nella tradizionale di cinque. I risultati? La settimana di studio super-corta avrebbe offerto risultati scolastici migliori soprattutto nelle discipline matematiche, a differenza delle capacità di lettura che invece non avrebbero subito variazioni nella relazione rendimento-tempo di studio.

La motivazione. La ricerca ha sovvertito ogni aspettativa dei ricercatori, i quali si attendevano risultati opposti, soprattutto per studenti così piccoli, per i quali i tempi di attenzione sono di norma più ridotti. Sarà merito di un minor assenteismo da parte di alunni e insegnati, che in questo modo possono approfittare del giorno feriale libero per condensare impegni personali, o sarà pure che insegnanti e alunni, presi dall’entusiasmo di stare meno giorni seduti dietro un banco di scuola, hanno lavorato più alacremente e diligentemente, ma il risultato finale e i voti nelle interrogazioni erano decisamente più soddisfacenti con la settimana super-corta. A farne le spese sarebbero dunque solo i genitori, i quali, se la legge dovesse entrare in vigore, dovranno gestire i propri bambini a casa da scuola anche in un giorno feriale, con tutte le difficoltà di tempo, impegni lavorativi e/o economici che ne possono conseguire.

 

bimbi a casa da scuola

 

In Italia. Sarà dura che la proposta scolastica breve venga accolta e accettata però anche nel nostro Paese. Anche perché, al momento, non sembra nutrire del parere favorevole dei pediatri, i quali stimano che i vantaggi o gli effetti collaterali di una settimana scolastica corta, ovvero con più ore di lezione al giorno ma per meno giorni, non siano ancora quantificabili a lungo termine. Secondo gli esperti infatti solo un'esperienza scolastica quotidiana e continuativa sarebbe in grado di generare un sentimento di affezione all'istituzione scolastica a cui va aggiunto il fatto che l’impegno quotidiano tra i banchi di scuola accresce e favorisce la maturazione psicologica dei ragazzi, formando al meglio l'adulto di domani. In Italia esistono degli esempi di settimana corta, peraltro adottata fino al 1937, e ancora portata avanti da alcune scuole, in particolare in Trentino Alto Adige. Tuttavia si è dell’opinione che nel contesto sociale e lavorativo attuale, le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti, avrebbero difficoltà ad occuparsi dei bambini che frequentano la scuola a tempo parziale o extra-ridotto. Considerazioni che fanno ipotizzare che tutto, nel nostro Paese, resterà immutato.

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