L'ok del senato all'Italicum

Silvio e Matteo, la grande alleanza (con tutto quel che ne consegue)

Silvio e Matteo, la grande alleanza (con tutto quel che ne consegue)
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Se c’è un aspetto che ha, da sempre, caratterizzato la storia politica dell’Italia repubblicana è senz’altro che il nemico parlamentare non fa mai nulla per aiutare l’opposto frangente in difficoltà. Mai. E ci mancherebbe, verrebbe da dire: è il principio non scritto cardine della vita politica, una sorta di mors tua vita mea che è alla base di ribaltoni e crolli di governi; difatti, è consuetudine galante che le opposizioni, non appena riscontrino una difficoltà soprattutto numerica della maggioranza di Governo, cerchino di approfittare della situazione per, come si suol dire, “mandare a casa” i reggenti di turno e portare un sempre più confuso popolo elettore alle urne.

Così è sempre stato, e così avrebbe dovuto sempre essere, almeno fino a mercoledì 21 gennaio 2015, una data in un certo modo storica: nella giornata di ieri, infatti, con il Senato riunito al gran completo a Palazzo Madama per votare l’Italicum (o più precisamente, l’emendamento del senatore Pd Stefano Esposito; che poi, nella sostanza, è lo stesso), il Premier Renzi è stato salvato, termine forse riduttivo rispetto alla strategia politica messa in campo dal leader del Pd in questi mesi, dai voti niente meno che di Forza Italia, ovvero il primo partito dell’opposizione, sia per numeri che, tradizionalmente, per contenuti politici.

I fatti di ieri. Come si accennava, nella giornata di ieri, 21 gennaio, il Senato si riuniva per votare circa un maxi emendamento presentato dal senatore del Pd Esposito: si trattava di una votazione particolarmente importante, in primo luogo da un punto di vista del merito della legge elettorale, considerati i significativi cambiamenti che, in caso di approvazione, avrebbero preso corpo, e in secondo luogo da un punto di vista politico, poiché qualora si fosse espressa una maggioranza di voti positiva rispetto all’emendamento Esposito, la maggior parte dei cambiamenti richiesti dal senatore dissidente del Pd Miguel Gotor nei giorni scorsi sarebbero automaticamente caduti in un nulla di fatto; e ciò significherebbe, di conseguenza, una chiara sconfitta da parte delle minoranza Pd nei confronti del Premier Renzi.

I numeri per il leader del Pd erano dunque particolarmente risicati, ma in suo aiuto sono giunti i senatori azzurri di Forza Italia, in ossequio, a quanto pare, di quel famoso Patto del Nazareno che diventa sempre più protagonista della politica italiana attuale. Il risultato mostrato dalla lavagna luminosa di Palazzo Madama è senza appello; 175 sì, 110 no, 2 astenuti, e l’emendamento Esposito passa, comportando, secondo il ragionamento bidirezionale di prima: il premio di maggioranza alla lista che superi il 40 percento, il ballottaggio, 100 capilista bloccati, soglia minima del 3 percento, doppia preferenza di genere e altre novità minori, e da un punto di vista politico la sconfitta delle minoranza Pd, poiché, come detto, l’approvazione del maxi emendamento Esposito ha comportato l’improcedibilità per quanto riguarda la votazione sugli emendamenti Gotor. Renzi e Italicum dunque salvi, con la fondamentale collaborazione di Berlusconi, il cui rapporto con il Premier ora assume pieghe decisamente più marcate rispetto ad un semplice accordo sulle riforme.

Matteo&Silvio: i possibili scenari. Che fra i leader di Pd e Forza Italia i rapporti avrebbero potuto stringersi ulteriormente si era già capito negli ultimi giorni, in sede di trattativa per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica; anzi, proprio l’apertura da parte del Premier alla ritrovata alleanza fra FI e Ncd rispetto a questo tema è stato chiarissimo significato del do ut des fra i due leader: appoggio in sede di approvazione dell’Italicum in cambio di voce in capitolo nella scelta del nuovo Capo dello Stato. E per il momento, la parola data è stata da entrambi mantenuta; d’altra parte, come sarebbe possibile fare diversamente? Questa è forse l’ultima possibilità per Berlusconi di rientrare, da protagonista, nell’agone politico, e Renzi, da par suo, vista la realtà sempre più frammentata del suo partito, ha bisogno di certezze numeriche per portare a compimento la legislatura in corso.

La questione, ora, riguarda però il futuro: come si evolverà la coppia Matteo-Silvio? Gli scenari immaginabili sono diversi: innanzitutto, occorre considerare come lo strappo fra Renzi e le minoranze del suo partito, dopo lo smacco dell’appoggio da Berlusconi, si può ormai considerare definitivo, ed è quindi assai probabile che l’appoggio numerico da parte dei parlamentari azzurri si possa protrarre anche nei mesi a venire; conseguentemente, Renzi dovrà senz’altro contraccambiare la cavalleria del leader di Forza Italia: è immaginabile quindi un ruolo di primo piano di Silvio in sede di stesura delle riforme.

Ancor più intrigante la possibilità che FI diventi a tutti gli effetti parte integrante della maggioranza, dando vita a quel fantomatico Partito della Nazione di cui in queste ora si fa un gran vociare; molto difficile, ma è un’ipotesi comunque da non scartare. Pressoché impossibile che quello di ieri rimanga uno episodio isolato, di quelli che da domani è tutto come prima: Renzi, come detto, numericamente parlando non se lo può permettere, a meno di clamorose (e difficilmente immaginabili) obiezioni di coscienza, in Parlamento, delle minoranze Pd nei prossimi mesi.

Ultima (e forse esagerata) ipotesi riguarda il primo passo verso un futuro bipolarismo all’americana: pian piano potrebbero sparire partitucoli, correnti e compagini di franchi tiratori professionali, fino a delineare uno scenario simile a quello di repubblicani e democratici negli Usa, così da garantire sempre e comunque la governabilità del Paese; d’altra parte, Berlusconi e Renzi sono due leader sufficientemente carismatici per portare una rivoluzione tale nella vita politica nostrana, pur nella consapevolezza che, per il momento, i leaderismi in Italia non hanno mai portato a nulla.

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