Mi hanno ritirato la patente

Ore 8,45, sono in auto, ormai in dirittura d’arrivo al lavoro. Al semaforo squilla al cellulare, rispondo, scatta il verde, giro a destra. Dietro l’angolo, ahimé, c’è il vigile, che gentile e fermo mi invita ad accostare. Mi prostro in scuse, maledicendo in cuor mio il chiamante; faccio vedere che ho il cavetto sul sedile affianco e che per distrazione (in realtà per pigrizia) non avevo collegato al cellulare. Mi guarda con un po’ di compatimento, facendo intendere che quelle scuse le ha sentite altre mille volte. Mi chiede libretto, assicurazione, e patente. I primi due sono tutti a posto. Sulla terza vedo che inizia a centellinare l’ormai vecchio reperto rosa ancora grondante dei vecchi bolli dei tempi andati. «Quando l’ha rinnovata?», mi chiede a freddo.
Vado a scavare nella memoria offuscata dall’età e non trovo nessun punto d’appoggio. Provo a sostenere che forse si è staccato l’adesivo. «Allora proviamo a chiamare in centrale e verifichiamo», mi dice. Gli chiedo di poter guardare io la patente: l’occhio mi cade sul bollino incriminato. «Scadenza 6 aprile 2015», leggo. A questo punto la memoria mi si scongela e realizzo che viaggio con patente scaduta da oltre sei mesi e che il patatrac è fatto. Mentre il cortese agente della polizia locale si rifugia in macchina per verbalizzare (fuori siamo a meno5), io mi aggiro intorno alla mia auto, per altro in sosta vietatissima ma evidentemente “autorizzata”, con i tram che mi sfiorano, e inizio a farmi il film della giornata che mi attende. Niente auto, appuntamenti da agguantare con passaggi, mezzi, cercando di evitare l’esborso dei taxi, visto che già devo metter nel conto la salassata della multa. Alla fine la portiera si apre, l’agente esce e con sguardo abbastanza clemente mi comunica che essendo già salata la multa per patente scaduta (155 euro) mi abbuona quella da cellulare. Lo ringrazio. Lui quasi si scusa: «Certo che dalla motorizzazione potrebbero anche avvertire...», mi dice. E io un po’ amaramente gli ribatto che poche settimane fa avevo rimbrottato mia figlia che se ne andava in giro senza sapere di avere la patente scaduta...
Approfitto dell’argomento per chiedergli la mia patente indietro. Lui gentilmente mi fa capire che quella la rivedrò quando mi sono messo in regola. Mi dà invece un foglio grazie al quale posso arrivare alla mia destinazione, dove poi devo lasciare l’auto. Mi spiega che il mio straccetto rosa resterà al comando cinque giorni, dopo di che verrà risucchiato dai meandri della prefettura. E allora comincia la corsa del neofita del rinnovo. Alla Asl troppo complicato e troppi tempi di attesa. Meglio una Scuola Guida. La trovo, con signora gentilissima e comprensiva. Mi dice che non c’è problema. «Questa sera abbiamo il medico». Ma io la sera ho impegno di lavoro non rinviabile. «Allora domani nell’altra nostra filiale». Chiedo dov’è. Scopro che è dall’altra parte della città. Che dovrò raggiungere senza auto. E per me, che sono della specie degli uomini a quattro ruote, è un piccolo trauma. Partirò per tempo, informandomi bene su mezzi pubblici per me sconosciuti. E pensando al sabato quando mi presenterò al comando a prendermi il mio agognato straccetto rosa... (1/continua)