Il giallo storico

Il mistero del teschio di San Lazzaro La piccola Covo contro Marsiglia

Il mistero del teschio di San Lazzaro La piccola Covo contro Marsiglia
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Una contesa (religiosa) che porta Covo al pari di una città ben più grande come Marsiglia. A entrata del paese, provenendo da Fara, ci si imbatte in una santella, in cui è raffigurata (in un'opera gigantesca di Jacopo Giordani) la consegna di un teschio tra due autorità ecclesiastiche. Precisamente sono raffigurati fra’ Bellino de’ Crotti e frate Gerolamo Lucini, dietro a loro è rappresentanto Bartolomeo Colleoni. A Covo tutti sanno a quale fatto specifico della storia del paese l'edicola votiva rimanda, ma per i forestieri il contenuto dell'opera resta per lo più sconosciuto. Quel cranio, infatti, apparterrebbe a San Lazzaro, l'uomo che, secondo le sacre scritture, sarebbe risorto grazie all'intervento di Gesù. La santella, eretta nel 1449, riedificata poi nel 1855, si trova dove avvenne la famosa concessione, nei pressi dell’antica porta occidentale delle mura, via d’accesso per Romano. Perché a dirla tutta il teschio di San Lazzaro sarebbe dovuto finire proprio lì, a Romano, dove risiedeva allora il condottiero Colleoni. Impegnato in una campagna militare nelle Marche a Senigallia, il nobile bergamasco era venuto in possesso della prestigiosa reliquia e aveva deciso di portarla nella sua dimora alla Rocca. Ma proprio quando stava percorrendo le vie di Covo, le campane hanno iniziato a suonare da sole. Quello fu per Colleoni un segno evidente che il teschio doveva restare in quel luogo. E così fu.

 

 

Ancora oggi il cranio è conservato nella chiesa parrocchiale, protetto dietro un'inferriata, in una grande teca di vetro sull'altare che porta il suo nome e quello di Maria Maddalena. La reliquia viene esposta ai fedeli solo nei giorni dell'adorazione del santo (15-17 dicembre). Tempo fa questa veniva nascosta da un telo, posto davanti all’altare, il quale era alzato solo quando i cittadini necessitavano di una grazia. Da qui il detto covese «desquarcià San Lazer». Probabilmente questa prassi, ormai superata, di «occultare il santo» nasce dalla paura che la vicina Romano potesse venire a rubare il prezioso teschio. Per questo motivo in passato era stato creato anche un ordine ad hoc per la difesa della reliquia. San Lazzaro doveva e deve restare a Covo, nessuno vuole proprio cederlo. Forse per questo la notizia della presenza di una reliquia così importante è passata in sordina. Lo stupore di tutto ciò nasce appunto da questa antitesi: un santo così importante in un Comune così piccolo. In realtà l'autenticità della reliquia è messa in dubbio da un'altra comunità religiosa: quella di Marsiglia, dove si trova un secondo teschio di San Lazzaro. Quello vero, almeno seguendo la versione provenzale. Secondo la tradizione cristiana infatti, Lazzaro e alcuni familiari, vennero costretti dai giudei a imbarcarsi su una nave, in balia del mare. Il destino volle che Lazzaro e i suoi raggiungessero le coste di Marsiglia, dove il santo compì un lavoro di evangelizzazione, divenendo alla fine il primo vescovo della città. Ecco perché è più logico credere che il vero teschio di Lazzaro si trovi a Marsiglia. Durante le persecuzioni anticristiane, il santo fu decapitato proprio nella città francese. I primi seguaci di Cristo raccolsero dunque il capo e lo conservarono in una cappella dedicata al santo. Ancora oggi il cranio resta visitabile nella Nuova Cattedrale di Marsiglia.

 

 

Due teschi per un unico santo. Una contesa che non avrà mai fine, perché è difficile poter autentificare l'origine dei due crani. Di certo si sa, spesso, in passato l'origine delle reliquie non sempre era attendibile, così come la loro autenticità ed era prassi comune che queste fossero oggetto di scambio tra i potenti. Basta solo ciò per legittimare il Lazzaro covese. Un furto o una concessione avrebbero potuto spostare una reliquia anche per migliaia di chilometri. Di certo anche se non si potrà mai sapere come stanno realmente i fatti, quel teschio è un segno di forte vanto per il piccolo Comune della Bassa che riesce a tenere testa alla seconda città di Francia, almeno dal punto di vista religioso.

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